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In scena a teatro le storie del tumore al seno

Giulia Toniutti, mentre fa autopalpazione del seno
Giulia Toniutti, mentre fa autopalpazione del seno 
Debutta a Milano, il 10 e l’11 febbraio, lo spettacolo della compagnia Arditodesìo che porta sul palco un percorso condiviso da migliaia di donne. Tanto comune, eppure sempre diverso
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Se.No. Due sillabe che sembrano voler lasciare possibilità aperte. Non diremo qui perché sia stato scelto proprio questo titolo per uno spettacolo teatrale sul tumore al seno. O, meglio: non "sul" tumore al seno, ma sulle storie di tante persone, la cui vita a un certo punto, e in modo diversi, ha incontrato questa malattia. Lo spettacolo è al suo debutto nazionale: la prima si terrà a Milano, al Pacta Salone, all'interno del Festival Scienza in Scena, giovedì 10 febbraio (con replica il venerdì 11). Nella newsletter di questa settimana vi parliamo dello spettacolo - senza svelare nulla - attraverso due voci: quella di Andrea Brunello della Compagnia Arditodesìo, sceneggiatore e regista, e quella di Giulia Toniutti, attrice e divulgatrice scientifica, che è stata anche tra le firme di Salute Seno. 

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Due strade diverse vi hanno portato allo stesso punto. Come nasce lo spettacolo? 

Brunello: "È sempre complicato spiegare come nasca uno spettacolo. Perché è la risultante di stimoli diversi. C'è un catalizzatore iniziale, certo: in questo caso è rappresentato dal fatto che diverse mie care amiche hanno avuto il tumore al seno. La loro esperienza mi ha toccato profondamente, nel bene e nel male. Quando una malattia complicata come il tumore entra nella nostra vita, ci troviamo a confrontarci con noi stessi e con le nostre paure. Lo spettacolo nasce dal desiderio di esplorare questo mondo interiore. Mi sono chiesto all'inizio del percorso se potesse avere senso che un uomo raccontasse questa storia, ma mi sono anche risposto 'perché no?'. Avrei potuto portare una visione diversa, complementare. E mentre lavoravo alla sceneggiatura e alla regia mi sono interrogato molte volte: come mi sarei comportato se fossi stato uno dei personaggi?".

Toniutti: "Ho sempre avuto un grande interesse per quello che le donne possono fare per altre donne. Dopo il master in Comunicazione della Scienza alla Sissa di Trieste sono arrivata a Salute Seno, dove spesso ho intervistato pazienti. Me le ricordo tutte: ricordo i loro nomi e ricordo che la sera pensavo a come avrei potuto raccontare le loro storie. Lì si è accesa una miccia. Il teatro è da sempre la mia passione e ho cominciato a pensare che tutto quello che stavo imparando e vivendo lo avrei dovuto portare su un palco. Quando ho conosciuto Andrea Brunello - proprio dove faremo il debutto, tra l'altro - ho scoperto che entrambi stavamo andando nella stessa direzione".

Cosa troverà il pubblico?

Brunello: "Quello che portiamo sulla scena non è solo la storia di una donna, ma di un intero sistema che le ruota intorno: famiglia, affetti, medici, datori di lavoro, amanti... Presentiamo tante persone diverse, donne e uomini, con i loro punti di vista. E sono tutti reali: sono tutti tratti da colloqui e da storie di vita narrate sui blog. Ho cercato di scrivere qualcosa che fosse il più vero possibile. Certamente quando si scrive qualcosa la si cristallizza, si prendono posizioni: qualcuno si riconoscerà e qualcun altro no. Questo è inevitabile, ma può essere un punto di forza, perché lo spettacolo può diventare uno strumento per aprire un dialogo. L'ho visto succedere tutte le volte che abbiamo fatto le prove aperte, con un pubblico di pazienti e medici".

Toniutti: "Mi presento sul palco per quello che in parte sono: una narratrice esperta di comunicazione della scienza che racconta un caso di tumore al seno in una giovane donna. Lì comincia il viaggio in cui vogliamo portare il pubblico: abbiamo rappresentato tutti i momenti del percorso del tumore al seno, dalla scoperta del nodulo in poi. Ma è soprattutto un viaggio attraverso le relazioni, su come cambiano ed evolvono. Affrontiamo anche le dinamiche della coppia, un tema a cui sia io che Andrea teniamo molto. Ci tengo però a dire che non è uno spettacolo drammatico, ma proviamo a raccontare anche con leggerezza. È un equilibrio e sento la grandissima responsabilità di rappresentare bene le cose per come stanno, senza sfociare nel banale o nello stucchevole. E di rappresentare le donne che hanno avuto un tumore con rispetto, senza recare alcuna offesa". 

Come siete arrivati alla sceneggiatura finale e che spazio ha la medicina?

Brunello: "All'inizio scrivo sempre troppo e di solito il testo viene dimezzato. Questo è normale: tagliare è un lavoro salutare e fa parte del percorso. Se.No non parla di medicina, ma ha elementi di scienza e di medicina nella drammaturgia, per questo il contributo fondamentale lo ha dato l'oncologa Antonella Ferro, responsabile della Breast Unit dell'ospedale Santa Chiara-APSS di Trento. Mi ero documentato molto, avevo studiato per essere il più accurato possibile e riportare informazioni attendibili anche dal punto di vista medico-scientifico. Pensavo di sapere. Invece ero rimasto indietro, perché la medicina corre veloce. Chi vedrà lo spettacolo si troverà di fronte anche lo stato dell'arte del percorso oncologico per il tumore al seno".

Toniutti: "Il testo attuale è il frutto di tanti confronti. La prima lettura scenica pubblica l'abbiamo fatta all'inizio della scorsa estate, in un contesto molto particolare. Avevamo preso parte al Trekking Rosa organizzato in Trentino da Chiara De Pol, dove donne operate per il tumore al seno, loro amici e medici fanno insieme una camminata, parlano di prevenzione, di cure e condividono del tempo. Alla fine del percorso ho letto il testo. È stato un momento molto intenso, perché diverse donne si sono commosse e sono venute ad abbracciarmi. È stato il primo importante riscontro e mi ha dato forza: forse stavamo riuscendo a fare quello che volevamo".

Lo spettacolo ha anche una valenza didattica? Cosa ci porteremo a casa?

Brunello: "Non credo che il teatro debba insegnare alcunché, ma stimolare la curiosità e facilitare il dialogo sì. Se questo stimolo ha una valenza didattica, allora anche questo spettacolo ce l'ha: se si apre un dialogo, automaticamente si impara qualcosa. Quello che ho imparato io per primo in questo percorso, al di là di tanta medicina, è l'urgenza di maturare una consapevolezza nuova: sul senso dell'esistenza e sul tempo che sprechiamo. Se c'è un tema di fondo è proprio il non buttare via il tempo. E il non gettare la spugna mai, perché la vita ci può sempre regalare bellissime sorprese. Forse, scrivendo in un periodo buio e cupo come il lockdown, era necessario che arrivassi a queste conclusioni". 

Toniutti: "Mettere in piedi questo spettacolo è stato molto stimolante: un momento di crescita professionale sia come attrice sia come comunicatrice. Sul palco cerco di far convivere entrambe queste anime, come anche l'anima della paziente e del medico. Il mio obiettivo è di emozionare, ma anche di far arrivare i concetti nella maniera più chiara e corretta possibile: come funziona la chemioterapia, perché è importante, per esempio. O cos'è una metastasi. La mia speranza è che lo spettacolo arrivi anche a un pubblico di giovani donne, e che passi il messaggio sull'importanza della diagnosi precoce. La nostra idea è sempre stata quella di portare Se.No fuori dai teatri: nelle scuole, negli ospedali. Uno spettacolo può essere anche uno strumento di prevenzione".