Riparare da pioggia, vento, freddo: è la funzione dei nostri capi. La moda, la novità, la fantasia, non possono essere gli unici drive: la performance è l’elemento fondamentale». Lo spirito di Herno è racchiuso in questa frase di Claudio Marenzi, ceo e presidente dell’azienda fondata dal padre nel 1948 a Lesa, sul Lago Maggiore. E diventata un’eccellenza mondiale nel campo dell’outerwear. In principio fu un impermeabile di cotone, trattato con olio di ricino degli aerei dismessi dalla guerra; poi sono arrivati i capi da donna, le giacche, i cappotti, i piumini. Eleganti ma, soprattutto, performanti.

La stessa filosofia di “lusso utile” si ritrova anche nella maglieria, focus della prossima collezione Herno Resort.
«Le nostre maglie hanno lo stesso Dna dei capispalla. Abbiamo giocato sugli intarsi geometrici e sulla commistione di diversi materiali per creare soluzioni calde, confortevoli, pratiche. Alcune sono foderate in nylon per garantire maggiore tenuta e quest’anno, per la prima volta, proponiamo maglie reversibili. Di recente abbiamo dedicato alla maglieria un reparto nel quartier generale di Lesa e un importante sforzo in termini di ricerca e sviluppo».
Il filo conduttore è il viaggio, con maglie e capispalla ideati per essere ripiegati e messi in valigia. Un altro tema caro a Herno.
«Molti dei nostri capi nascono per essere versatili e accompagnare ovunque chi li indossa, a cominciare dal nostro primo piumino “impacchettabile”. Per questo devono essere adattabili e facilmente trasportabili, soprattutto in un clima sempre più mutevole come quello in cui viviamo».
Herno ha un’anima più fashion e una più tecnica, con la linea di abbigliamento active Laminar. Quali sono le prospettive di sviluppo su questi due fronti?
«Per quanto riguarda le collezioni donna di Herno, il nostro impegno è continuare a proporre capi tecnici con un’alta connotazione femminile. Siamo stati i primi a fare giacche e piumini waterproof, traspiranti, performanti, ma sempre con grande attenzione all’estetica. Questo vale anche per Laminar, dove la funzionalità è ancora più importante».
A che punto siete con la transizione alla piena sostenibilità?
«La stiamo implementando dal punto di vista del risparmio energetico e dell’utilizzo di materiali eco-friendly. Facciamo molta ricerca e molti investimenti, ma ci sono ancora dei limiti nella produzione. L’obiettivo a medio-lungo termine è che la linea di demarcazione sparisca e la collezione diventi tutta sostenibile».