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Il mercato del menopause rebranding oggi vale 600 miliardi di dollari l’anno fra integratori, makeup e sex toys. Foto di Andrea Torres Balaguer
Il mercato del menopause rebranding oggi vale 600 miliardi di dollari l’anno fra integratori, makeup e sex toys. Foto di Andrea Torres Balaguer 
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Menopausa: da tabù a business vincente che piace alle star

Ammettiamolo: resta difficile parlare di menopausa e del suo impatto sul corpo femminile. Ma ora si aprono nuovi spazi di dialogo, confronto e un giro d’affari stimato di 600 miliardi di dollari l’anno, fra integratori, linee di abbigliamento, make-up, percorsi benessere, sex toys e molto altro. Cavalcato anche da molte dive come Naomi Watts, Jennifer Lopez o Gwyneth Paltrow

2 minuti di lettura

Durante i processi alle streghe di Salem, nel Massachusetts del 1692, sedici delle donne accusate furono giustiziate o morirono durante la carcerazione e, da quello che sappiamo, almeno tredici erano in menopausa. E ancora. Un articolo del British Medical Journal del 1912 sostiene che “una donna su dodici di quelle internate in manicomi, o in altri ospedali di quel tipo in tutto il Paese, all’epoca era in menopausa”. Lo scrive, nel capitolo intitolato Le donne anziane che non volevano morire, la giornalista scientifica Angela Saini, autrice del saggio Inferiori (HarperCollins).

Foto di Andrea Torres Balaguer, artista spagnola che riflette sull’identità femminile.
Foto di Andrea Torres Balaguer, artista spagnola che riflette sull’identità femminile. 

Oggi non ci sono più streghe, né manicomi. E le cinquantenni e dintorni sono, sempre o quasi, donne orgogliose dei loro anni. Pronte a una nuova stagione della vita: “croccante”, così l’ha definita la giornalista Michela Di Carlo quando ha fondato in Inghilterra la sua CrunchyTales.com, rivista on line che prova a demolire l’ageismo, le sue paure, i suoi tabù. Quello sulla menopausa, per esempio, quando viene vissuta come qualcosa da sopportare in solitudine: «Da nascondere al proprio compagno, addirittura! Perché è associata alla perdita della fertilità e della femminilità. Succede ancora nella moderna Inghilterra e negli Stati Uniti», ci racconta Di Carlo da Manchester dove abita. «Per fortuna c’è un movimento che l’ha trasformata in opportunità». 

Il giro d’affari stimato è di circa 600 miliardi di dollari l’anno, fra integratori, linee di abbigliamento, make-up, percorsi benessere, sex toys, programmi tv, riviste specializzate, podcast,  menopause cafè e circoli solidali; a cui si affiancano campagne di sensibilizzazione e politiche sociali per tutte le over 40 alle prese con i primi sintomi. Di Carlo continua: «Il nostro Paese dovrebbe cominciare ad accompagnare le donne in questo percorso, scardinare i pregiudizi che le vorrebbero meno attraenti perché in menopausa. Naomi Watts (che ha appena lanciato una linea cosmetica per le sue coetanee), Gwyneth Paltrow (che tra l’altro ha coniato il termine menopause rebranding proprio per rivederne l’approccio), Cameron Diaz, Jennifer Lopez lo sono forse meno?». 
La ginecologa Rosanna Palmiotto, fra le panelist di "Perenni, il bello dell’età", la serie di talk che la stessa Di Carlo ha ideato e importato in Italia dall’Inghilterra, ricorda: «Quando arrivava una vampata, mia nonna si sventolava con un bellissimo ventaglio. In silenzio, e vergognandosi un po’. Ero una giovane studentessa, ridevo di tutto quel pudore, eppure capivo che era una questione culturale, quasi religiosa. Era l’educazione degli anni 30. Qualche strascico di quella mentalità retrograda resta ancora: non per le mestruazioni o la gravidanza, ma di certo per la menopausa. Le ragazze, con le loro domande dritte e intelligenti, vengono in ambulatorio serenamente, mentre di menopausa non si parla. Le pazienti arrivano a chiedere aiuto solo per le vampate, ancora considerate il sintomo principe. E chi non le ha, non si rivolge alla ginecologa perché non collega altri malesseri meno noti alle variazioni ormonali. La menopausa, infatti, comporta una progressiva diminuzione degli ormoni sessuali prodotti dalle ovaie: estrogeni e progesterone, principalmente, ma anche Dhea e testosterone».

Anche la pelle subisce conseguenze da questo scompenso, per esempio, perdendo luminosità e tono. Prima il viso, il collo, poi seno e mani: i punti più esposti alle aggressioni esterne. «Durante la menopausa», spiega la ginecologa Cristina Maggioni, «rallenta la produzione di collagene ed elastina, le sostanze che mantengono il tessuto cutaneo compatto, idratato ed elastico. A quel punto, possiamo aiutarci scegliendo cibi ricchi di antiossidanti, e dormendo di più perché il sonno è un grande sincronizzatore. Si cambia continuamente, nella vita. Gli estrogeni danno lo sprint, l’entusiasmo, la disponibilità verso gli altri; poi, il progesterone ci spinge a essere più attirate dalla progettualità che dalla sessualità. Con la menopausa, invece, i ritmi si alterano, inclusi quelli dei neuromediatori, e l’umore ne risente. Arrivano la scontentezza, l’ansia, talvolta la depressione. Ma c’è un pensiero utile, cui appoggiarsi: cambiare può essere una chance. E rispetto agli uomini, le donne sono facilitate da questo evento fisico per ripensarsi». 

Scrive Saini, nel saggio citato sopra, che nel XIX secolo si è tentata ogni sorta di cura, con effetti disastrosi. Una di queste consisteva nei salassi, con l’obiettivo di sbarazzarsi di quello che si pensava essere sangue mestruale non usato. A volte venivano somministrate droghe come l’oppio e la morfina. Nei casi peggiori, le donne si sottoponevano a un intervento chirurgico di rimozione delle ovaie. Ma questo, per fortuna, è il XXI secolo.