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Maria Grazia Chiuri: da “We should all be feminists” a Chiara Ferragni, tutti gli abiti-manifesto della stilista italiana

Maria Grazia Chiuri: da “We should all be feminists” a Chiara Ferragni, tutti gli abiti-manifesto della stilista italiana

La direttrice creativa Dior ha vestito Chiara Ferragni a Sanremo con abiti da sera contenenti messaggi di empowerment, che invitano le donne a "liberarsi dal ricatto emotivo quotidiano". Non è la prima volta che Maria Grazia Chiuri usa la moda come manifesto per diffondere il suo pensiero femminista, portandolo in passerella sin dal suo esordio alla guida della maison francese

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“Pensati libera”: durante la prima serata del Festival di Sanremo Chiara Ferragni ha esordito di spalle, lasciando che il messaggio sulla sua stola bianca fosse bene in vista. Come da pronostico l’imprenditrice digitale ha utilizzato la moda per comunicare, facendosi veicolo di un messaggio che Maria Grazia Chiuri, che per lei ha concepito l’abito, porta avanti da tempo. La direttrice creativa di Dior ha infatti scelto di promuovere slogan femministi tramite le sue creazioni sin dall’esordio alla guida della casa di moda, avvenuto nel settembre del 2016. L’abito come una scritta su un muro, come uno striscione, come un manifesto che viene letto da migliaia e migliaia di persone, anche quelle che solitamente sarebbero molto lontane dalle galassie dell’attivismo politico.

“Pensati libera” è una frase che compare sui muri delle città dopo le manifestazioni contro la violenza sulle donne. È uno slogan che, come scrive Maria Grazia Chiuri sui suoi social, si trova a Genova, dove è stato impresso con il pennarello rosso dal collettivo artistico Claire Fontaine, che ha collaborato alla creazione dell’abito di Chiara Ferragni (non a caso, è stato definito da Artribune “un’opera d’arte contemporanea”). Si tratta di “Un invito alle donne a staccarsi dal ricatto emotivo quotidiano”, scrive la stilista. “La violenza contro le donne è proporzionale al loro grado di libertà e non alla loro sottomissione… la libertà in questa frase evoca un mondo nel quale è possibile per donne e uomini amarsi senza paura”, conclude Maria Grazia Chiuri ringraziando Chiara Ferragni per aver scelto il palco dell’Ariston per veicolare un importante messaggio di empowerment.

E questo era solo l’inizio: la direttrice creativa di Dior non si è lasciata sfuggire l’occasione di mandare in scena, sempre tramite Chiara Ferragni, un altro abito-slogan. Ma questa volta le frasi che ha voluto far leggere al pubblico sanremese erano di un altro tenore: insult dress, abito-insulto, è il nome del capo. Sul lungo abito da sera bianco sono stati ricamati alcuni dei commenti che Chiara riceve sul suo profilo social, nei quali viene insultata, invitata a ‘fare la madre’, criticata perché mostra il suo corpo.

“L’abito-insulto è un forte messaggio che ci ricorda fino a che punto il contesto dei social alimenti i discorsi d’odio più tossici, specialmente contro le donne” spiega la stilista. “Da quando è diventata madre Chiara riceve continuamente commenti negativi sul suo essere una donna emancipata che lavora con il suo corpo e la sua presenza… Indossandoli, invita tutte le donne a rigettare i meccanismi del ricatto emotivo e rifiutare la vittimizzazione. Le donne di successo emancipate ricevono continuamente commenti relativi alla decenza e ai compiti domestici che trascurerebbero, e questi insulti costituiscono una forma di violenza verbale che precede e condona quella fisica”.

Maria Grazia Chiuri ha scelto di dare a Dior una svolta in chiave femminista sin dalla prima collezione concepita in quanto direttrice creativa della casa di moda. Prima donna a ricoprire quel ruolo, ha scelto di abbracciare l’heritage della maison, ma di guidarla verso un futuro di sorellanza, di emancipazione, di empowerment. Con la collezione primavera estate 2017 salirono in passerella le t-shirt divenute iconiche con la scritta “We should all be feminists” (dovremmo tutti essere femministi), una frase che rimanda al pensiero e all'opera della scrittrice, attivista e femminista nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie. Quella semplice t-shirt recante uno slogan tanto potente, abbinata alle gonne a ruota Dior, divenne subito cult.

Da “We should all be feminists” a “Dio(r)evolution” passando per “Sisterhood is powerful” (la sorellanza è potente): gli abiti-manifesto vengono utilizzati da Maria Grazia Chiuri “Per farmi capire. Io provo a condividere il più possibile anche con un linguaggio semplice e diretto, assumendomene il rischio… Il mio impegno sta nell’offrire diverse definizioni di femminilità, così da scardinare la visione patriarcale che vede il femminile come univoco, e il femminismo come un termine da evitare”.