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Demi Moore, i 60 anni di un'icona anni Novanta

Demi Moore, i 60 anni di un'icona anni Novanta

Rappresentante ante litteram delle perennials, Demi Moore è stata un'icona di un'epoca che oggi viene celebrata e presa a modello stilistico: gli anni Novanta. Ma tra grandi amori, tagli di capelli iconici e ruoli indimenticabili al cinema, diverse ombre hanno oscurato la vita dell'attrice. Che oggi sembra aver ritrovato equilibrio e serenità

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Se dovessimo stilare una classifica delle più importanti icone degli anni Novanta, Demi Moore entrerebbe senza dubbio nella top 10. Protagonista di alcuni dei film più emblematici di quegli anni, l'attrice sfoggiava un'acconciatura bowl cut tra le più rappresentative dello stile dell’epoca, ed è stata anche imprenditrice dando vita ad una catena di ristorazione che più Nineties di così non si può (Planet Hollywood): insomma Demi Moore ha rappresentato la quintessenza di una decade che oggi torna ad essere amata, ammirata, studiata e rievocata.

Ma l’attrice, che oggi varca la soglia dei 60 anni, ha saputo evolvere e non si è mai limitata a vivere dei fasti dell’epoca che fu: ha continuato con il cinema, si è cimentata nel doppiaggio e nella scrittura, ha rinsaldato il legami con la moda (è amica e musa di Kim Jones, presenzia alle sfilate di Saint Laurent, Gabriela Hearst, Chloé, fa da testimonial a brand di nicchia) e in tempi recenti si è reinventata modella. Fendi l’ha voluta sulla passerella haute couture primavera estate 2021, mentre Rihanna l’ha ingaggiata per lo spettacolare show Savage x Fenty. Harper’s Bazaar le ha persino dedicato una copertina con nudo integrale. Ma nel suo percorso non sono mancati diversi momenti bui, che ha saputo affrontare e superare.

Una carriera stellare

Nata a Roswell, New Mexico, l'11 novembre del 1962, i suoi genitori divorziarono quando lei aveva pochi mesi, e fino a 13 anni non seppe mai chi fosse il suo padre biologico. Appena diciottenne, Demi Gene Guynes (questo il nome completo all’epoca, prima di prendere il cognome del primo marito, il musicista Freddy Moore) intraprese la carriera cinematografica, inanellando subito un ingaggio dopo l’altro. Ma il vero successo arrivò con Ghost, pellicola del 1990 divenuta un classico del cinema romantico, che la vede bucare lo schermo con il celebre bowl cut e la scena iconica del tornio abbracciata al fantasma di Patrick Swayze.

Da lì in avanti, seguirono decine di altre pellicole: nella sua filmografia ci sono una media di due, tre film all’anno tra la fine degli anni Ottanta e tutti i Novanta. All’epoca Demi Moore era una delle donne più desiderate, fotografate, ammirate: durante la seconda gravidanza, nel 1991, posò per uno degli scatti più famosi della storia dei magazine, quello in cui fu ritratta completamente nuda, con una mano a coprire il seno e una sul pancione, da Annie Leibovitz. L’immagine fu pubblicata su Vanity Fair, e fece letteralmente scuola. Con Proposta Indecente, nel 1993, giunse all’apice della fama, alimentata dai successivi Rivelazioni e La Lettera Scarlatta. Oggi porta i capelli lunghissimi che rivendica con orgoglio, nel 1997 si rasò completamente la testa per interpretare il Soldato Jane che è stato oggetto della battuta che ha scatenato l’inferno agli Oscar 2022 (Will Smith ha schiaffeggiato il presentatore Chris Rock per l’infelice accostamento tra Jada Pinkett, malata di alopecia, alla soldatessa di Demi Moore).

I momenti bui

Nonostante gli enormi successi e un’apparenza patinata, la vita dell'attrice non è stata affatto semplice: nella sua autobiografia Inside Out (pubblicata nel 2020) Demi Moore racconta di molti momenti oscuri. Scrive degli abusi sessuali subiti da ragazzina, dell’alcolismo del padre, del tentato suicidio della madre sventato proprio da lei quando era ancora bambina. Racconta di un aborto spontaneo a 42 anni, al sesto mese di gravidanza, di disordini alimentari, dipendenza da farmaci, disperati ricorsi alla chirurgia estetica. E poi, naturalmente, parla dell’alcolismo, il suo grande demone, una dipendenza che non ha solo reso difficile la sua vita, ma soprattutto quella delle figlie, Rumer Glenn (33 anni), Scout (31) e Tallulah (28), che in alcune occasioni hanno raccontato il trauma di avere una madre dipendente dalla bottiglia. Demi Moore ha vissuto momenti molto, molto bui, ma oggi sembra aver ritrovato la serenità.

Egregia rappresentante delle perennials, ovvero di quella generazione di donne che stanno cambiando la discussione attorno all’invecchiamento, e che ai cliché associati all’età anagrafica contrappongono un’attitudine mentale incentrata sul benessere, il self-care, la consapevolezza, la sicurezza, Demi Moore oggi sembra essere di nuovo felice accanto al fidanzato Daniel Humm, chef svizzero che lavora a New York con il quale ha ufficializzato la relazione via social. Il nuovo amore arriva dopo quasi dieci anni da single: il divorzio dal terzo marito, Ashton Kutcher, è avvenuto nel 2013, e a giudicare da quello che l’attrice ha scritto nella sua autobiografia, le ferite provocate da questa relazione sono state molto profonde. Tra le accuse lanciate dall’attrice all’ex marito (oggi sposato con Mila Kunis), c’è quella di averla fatta ricadere nell’alcolismo.

Invece rapporti con l’altro celebre ex marito, Bruce Willis, con il quale è stata sposata dal 1987 al 2000 e dal quale ha avuto le tre figlie, sono invece idilliaci: i due mostrano spesso via social la loro amicizia (hanno persino trascorso il lockdown nella stessa casa), e Demi ha partecipato alle nozze di lui con la modella Emma Heming. Purtroppo, la serenità della famiglia allargata Moore-Willis è stata oscurata dalla diagnosi di afasia - una patologia che compromette la capacità di linguaggio - ricevuta dall’attore, che lo ha obbligato a ritirarsi dalle scene. “È un momento molto duro per la nostra famiglia”, ha commentato via social. “Siamo grati del vostro supporto e della vostra compassione. Affronteremo tutto questo come una grande famiglia unita”.