Ognuna di noi ha vissuto delle storie passate che hanno lasciato delle scie di sofferenza. E se è altamente sconsigliato parlarne al primo appuntamento, man mano che ci si conosce è normale tirare fuori il bagaglio emotivo che ci portiamo dietro dai precedenti rapporti. Nel bene e nel male. Il problema nasce quando scarichiamo sul nuovo partner questi traumi sentimentali, rivivendo così le ferite del passato e rischiando che regolino il nostro comportamento del presente. Si chiama “trauma dumping” e rischia di avere un impatto negativo nel far fiorire un nuovo amore.
“La relazione che avevo avuto con Fabio mi aveva lasciato un senso di sofferenza che non riuscivo a superare. Mi aveva tradita più volte e alla fine mi aveva lasciata da un giorno all’altro senza troppe spiegazioni”, racconta Clara, 39 anni, estetista di Roma. “Dopo qualche mese ho incontrato Gianluca, il suo opposto. Un uomo affidabile, sincero e accogliente, che mi ha corteggiata senza fretta, rispettando i miei tempi. La sua grande empatia mi ha portato pian piano ad aprirmi con lui. E senza rendermene conto alla fine ho iniziato a raccontargli per filo e per segno non solo tutto quello che era successo con il mio ex, ma anche a cercare spiegazioni da lui, come se parlassi con il mio terapeuta e non il mio nuovo compagno. Non ho avuto limiti, né freni e ho portato in questa nuova storia tutti i miei drammi, perché invece di elaborarli da sola ho scaricato su Gianluca questo peso. Che, anche se è un uomo d’oro, dopo otto mesi mi ha detto che questa relazione non stava funzionando, perché io ero troppo invischiata nel mio passato sentimentale e non ero pronta a godermi il bello del presente. Come dargli torto? Gli ho chiesto scusa e ho capito perfettamente che così ci stavamo facendo solo male: era meglio che mi rimettessi in sesto prima di vivere un nuovo rapporto di coppia. Ancora oggi sono dispiaciuta di aver sfogato su di lui il dolore che mi portavo dentro, mandando all’aria un rapporto che invece andava apprezzato e coltivato, perché Gianluca è veramente una persona fantastica”.
Per capire meglio le dinamiche del “trauma dumping” in una storia d’amore e come imparare a esserne consapevoli, per evitare di caderci, ne abbiamo parlato con Nicoletta Suppa, psicoterapeuta e sessuologa.

Cos’è il trauma dumping in una relazione?
“Letteralmente vuol dire scaricare sull'altro il proprio trauma, quindi narrare al partner le ferite dalla propria storia passata senza trovarne mai una risoluzione. Si racconta di quanto si è sofferto nella storia precedente e di quanto il vecchio partner abbia fatto errori imperdonabili. Si parla come in un lamento continuo, alla ricerca di compassione e comprensione. Ciò che caratterizza questa modalità è uno stile comunicativo che riporta sempre su di sé l'attenzione, un po’ come quando sentendosi vittima di una situazione si chiede costantemente l'attenzione dell'altro. Eppure in questo modo non si riesce a trovare un vero sollievo. Questo è il motivo per cui il comportamento del trauma dumping si reitera all'infinito e rischia di incrinare in maniera irrecuperabile la nuova relazione”.
Perché è comune che le persone scarichino nei nuovi rapporti i traumi del passato?
“Questo succede perché dopo l'esperienza di una relazione finita male, nella quale si è sofferto, si carica il successivo rapporto di molte aspettative. Il nuovo partner diventa nel profondo colui che andrà a compensare una mancanza o a curare una ferita. Si tratta di un atteggiamento molto più comune di quello che si pensa, poiché le relazioni sentimentali sono il luogo in cui cerchiamo di soddisfare i nostri bisogni emotivi. Questo accade sempre, tuttavia quando si è reduci da una storia passata traumatica il carico di queste aspettative è più gravoso. L'elemento che pesa maggiormente è il timore di soffrire di nuovo”.

Cosa nasconde questo comportamento?
“Accade principalmente per paura di stare nuovamente male. Il trauma dumping è una strategia difensiva che si adotta inconsapevolmente per mettere in guarda l'altro e preservarsi da nuovi dolori. Non si accetta il rischio di entrare in una nuova relazione, perché si è traumatizzati dalla vecchia e, per molti versi, si è ancora incastrati in quelle dinamiche, proprio perché non sono state superate, per il poco tempo trascorso oppure perché non c'è stata una presa di distanze emotiva che permette di lavorare su sé stessi, anche dopo molti anni dalla fine del precedente rapporto”.
Quali sono i confini da non valicare?
“Questa modalità di comunicazione può risultare molto rischiosa per l'equilibrio della nuova relazione poiché si può facilmente superare un limite: quello della non considerazione dell'altro. Solitamente il partner che porta il suo trauma nel nuovo rapporto tende a parlare sempre di sé stesso e a raccontare ciò che ha vissuto in precedenza non chiedendosi fino a che punto l'altro è disposto ad ascoltare. La narrazione del trauma viene imposta, per cui l'altro partner non si sente visto oppure si sente utilizzato come contenitore per questo sfogo senza fine. In questo senso, il partner che riversa la propria sofferenza non sa ascoltare e non riesce a fare spazio alle emozioni dell'altro”.
Qual è il giusto modo di raccontare al nuovo partner le proprie relazioni passate?
“Facendo attenzione a non valicare il limite di cui si sta parlando. È importante lasciare spazio all'altro e permettergli di decidere se ascoltare o meno. Una buona abitudine sarebbe quella di chiedere al partner come lo fa sentire il proprio racconto. Sicuramente è importante che i due membri della coppia conoscano la storia passata reciproca, ma non è funzionale spostare l'attenzione tutta da una parte. È necessario mantenere un equilibrio nel dialogo e avere un atteggiamento aperto e curioso sull'altro, senza mettersi al centro. Non è funzionale investire il nuovo partner di qualcosa che non si è risolto in noi stessi”.

Che cosa fare se siamo noi a subire questo comportamento?
“Facciamogli capire che sono importanti anche le nostre emozioni, ad esempio dicendo come ci fa sentire il suo continuo racconto del passato. A volte chi ha subito un trauma non si rende conto che esiste anche l'altro, perché è totalmente concentrato sulla propria sofferenza. Per questo motivo è utile aprire un dialogo dove anche noi possiamo esprimere ciò che proviamo, mettendoci ad una giusta distanza e chiarendo anche in noi stessi che non possiamo salvare chi non si salva da solo. Se ci rendiamo conto che il nostro partner ha bisogno di aiuto facciamoglielo notare e potremmo consigliargli di rivolgersi ad un terapeuta, con il nostro supporto affettivo”.
Come utilizzare le ferite del passato per vivere meglio un nuovo rapporto, evitando così che diventi una brutta copia delle precedenti?
“Lavorando su sé stessi, ma non considerando l'altro il nostro salvatore. La nuova relazione può essere una grande risorsa per poggiare i piedi su una base sicura, questa volta, e da lì trovare la forza di trasformare qualcosa che in noi stessi è rimasto bloccato. Tuttavia è necessario cercare gli strumenti dentro di noi per elaborare il trauma, pensando anche ad un percorso psicoterapeutico”.