Non era ancora primavera, eppure quella stagione era come se fosse già iniziata. Ingrid aveva trentatré anni e era atterrata a Ciampino in un tardo pomeriggio. Proprio all'ora in cui la città smette di essere cruda e aggressiva per divenire dolente e dolcissima. A aspettarla c'era Roberto Rossellini a bordo di una Cisitalia rossa, una di quelle vetture sportive a due porte, decapottabile, a cui lui non aveva mai saputo rinunciare. Era il 1949 e erano passati solo pochi mesi da quando erano entrati in contatto per la prima volta grazie a uno slancio di lei. Grazie a poche righe scritte, con intuito e precisione, per mostrare un'ammirazione solo apparentemente disinvolta. Erano stati mesi lunghissimi. Poche le parole dette, poche le occasioni per vedersi. Tanto il desiderio.
Mentre la luce scendeva di un semitono, percorsero la via Appia molto rapidamente. La Basilica di San Giovanni. Via Merulana. La stazione Termini, così come la conosciamo oggi con la grande pensilina, non era stata ancora inaugurata. I due arrivarono in centro. Su via Veneto, prima ancora che Federico Fellini mettesse in scena La dolce vita, i paparazzi erano mescolati alla gente che si era stretta contro l'entrata dell'Hotel Excelsior per vedere i due arrivare: il regista, che aveva realizzato film come Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero, e la star del cinema che aveva già baciato Humphrey Bogart nella nebbia di Casablanca d'improvviso si era decisa a abbandonare Hollywood perché aveva sentito il bisogno di qualcosa che andasse oltre quella che sembrava essere già divenuta una specie di implacabile fabbrica di successi.

All'alba di alcuni giorni dopo, in seguito a nottate agitate e giorni caotici in cui troppa era la pressione su Ingrid, i due passarono da un'uscita di servizio e partirono. In quel momento erano entrambi sposati. Ma di lì, in poi, come spesso accade quando ci si inoltra verso una meta che non conosciamo, nulla fu più come prima. Da Roma scesero verso sud. Arrivarono fino a Napoli e poi da lì andarono a Capri. Tornarono indietro quasi sopraffatti dalla presenza dei fotoreporter. Allora presero la strada statale 18. Portici. Ercolano, Torre del Greco e Pompei. E' una di quelle di strade che costeggia il mare senza troppi orpelli: solo due corsie: una in un verso e l'altra in un altro. La strada provava a stare più vicina al mare di tutte le altre. Arrivarono a Vietri sul Mare. Andarono a Amalfi. Roberto si fermava a parlare con i pescatori, cercava qualcuno da arruolare per recitare nel film in cui non voleva attori professionisti. Anche lì vennero inseguiti dai fotografi. Si fermarono alla torre normanna di Maiori. In un'immagine poi pubblicata da Life i due si tenevano per mano quasi a svelare in maniera più esplicita ciò che stava accadendo, quasi a svelare che il regista e l'attrice erano già qualcosa d'altro. Roberto portava Ingrid nei luoghi che conosceva bene e in cui era stato già anche con Anna Magnani. Nell'ebbrezza di quell'incontro, come capita a molti, non si rese forse neppure conto di quanto fosse inopportuno.
Oscar Niemeyer in auto tra Rio de Janeiro e Brasilia il suo lungo viaggio verso la città che non esisteva

A gennaio Rossellini era stato negli Usa per trovare i finanziamenti per il film in cui avrebbe recitato Ingrid. Gli avevano dato un premio per Paisà. Era stato anche a un party doveva aveva parlato con Frank Capra nonostante non conoscesse per nulla l'inglese. Era anche per quel viaggio che era riuscito a realizzare quel film. Con questo altro viaggio si stava realizzando anche un altro desiderio. I due si fermarono a Salerno. Fecero altri incontri con i pescatori e con la gente che viveva di ciò che arrivava dal mare. Venne scelto un pescatore che avrebbe dovuto interpretare il marito di Ingrid. Seppure nei mesi precedenti, l'attrice, preoccupata di verificare ciò che l'aspettava, aveva chiesto con insistenza, e senza successo, a Roberto di farle vedere la sceneggiatura del film, forse inconsapevole dell'inutilità di quella richiesta, già cominciava a mutare e a avvicinarsi alla malia di un altro modo di affrontare il processo creativo che avrebbe portato alla pellicola.

Ripresero il viaggio attraverso la Piana del Sele, ma si fermarono presto tra le rovine di Paestum. Avevano con loro un testo a fargli da guida. Il foro, la piazza romana, i templi dorici. L'abisso di ciò che vedevano e l'abisso di ciò che provavano. Tornarono di nuovo sulla statale. Passarono Agropoli. Di lì la strada si fece più stretta e cominciò a piegare continuamente su se stessa. Nessuno dei due sapeva ancora quanto abissale stava diventando, ora dopo ora, curva dopo curva, la distanza da ciò che avevano avuto fino a allora, da ciò che erano stati fino a poco tempo prima.
Così la strada salì verso i paesi delle montagna. Passarono in un altro tempo, in un altro mondo. I luoghi più dimenticati di un'Italia remota come non mai. Poi scesero di nuovo verso Ogliastro Cilento, Rutino e Vallo della Lucania. Poi Sapri. Neppure loro sapevano con precisione da quanti giorni erano partiti. Passarono per il golfo di Policastro e poi ancora affrontarono le curve che si piegavano a picco sul mare. Passarono Aquafredda di Maratea, Cersuta e Castrocucco. Poi ancora a Tortona, Praia a Mare, Diamante e Paola.
Arrivati alla punta estrema della Calabria, salirono a bordo del traghetto con la vettura. Attraversarono quel breve tratto di mare in cui molti si persero. Non si sa se anche Ingrid venne tenuta al rito degli arancini. Arrivarono a Messina. Solo allora presero l'aliscafo per l'isola di Stromboli. Lì, arrivati su quel mondo che era ancora più remoto di quanto ci si aspettasse, affittarono una casa rossa con un portoncino verde che era stata costruita dopo il 1920. Rimasero anche il giorno successivo, e quello dopo. Rimasero ancora una settimana e la settimana dopo. E anche quelle successiva. Nonostante tutto ciò che quel gesto suscitò, la riprovazione e lo scandalo anche di Hollywood, rimasero tutto il tempo che gli ci volle per girare il film e per compiere il gesto che li avrebbe portati a separarsi da tutto ciò a cui erano legati prima e a vivere insieme per molto tempo ancora.
*Federico Pace è autore del libro Controvento, storie e viaggi che cambiano la vita edito da Einaudi