Attrici di teatro, rivoluzionarie della moda, imprenditrici della bellezza, giornaliste e sorelle in corsa per l’Oscar. Cinque coppie di celebri antagoniste si riuniscono in Le Rivali, il saggio che sa di romanzo, di ultima uscita Mondadori, firmato Paola Calvetti. “Vorace lettrice di biografie”, l’autrice milanese, 66 anni, di romanzi all’attivo ne ha dieci, tra cui Elisabetta II. Ritratto di regina, pubblicato dalla stessa casa editrice nel 2019, tanto impegnativo quanto avvincente da scrivere. Una scrittrice che ama apprendere e raccontare le vite degli altri ma sempre da una prospettiva insolita. Da questo stesso spirito prende forma la sua opera più recente, che esplora il Novecento ed alcuni suoi grandi personaggi al femminile - da Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse a Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli, da Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden a Hedda Hopper e Louella Parsons fino a Joan Fontaine e Olivia de Havilland - attraverso la loro rivalità, certificata, realmente esistita, al massimo mai ammessa. Tra biblioteche parigine e archivi newyorkesi, cronache ed articoli di giornale d’epoca, Calvetti ha scavato per tratteggiare la dimensione professionale ed intima delle sue protagoniste. Ciascun capitolo è dedicato ad una coppia e si apre con una citazione, un pensiero - che in alcuni casi è più lecito definire insulto- dell’una verso l’altra. Poi una data, un luogo di narrazione ed un insospettabile legame con la storia precedente.
L'incontro con l'autrice
Paola Calvetti ci toglie alcune curiosità sulle rivali più affascinanti del secolo scorso.
Come nascono l’idea di questo libro e l’individuazione delle “dieci donne di talento che hanno cambiato la Storia”? Perché queste coppie di rivali rispetto ad altre?
“La rivalità tra donne è nei fatti. Ho cominciato ad esplorare il tema e l’ho voluto ambientare nel Novecento. Nell’individuare le coppie, ho scartato le sportive, antagoniste per definizione: la rivalità è nei punteggi che segnano la vittoria. Ho eliminato la rivalità amorosa, secondo me più complessa. Avevo voglia di parlare di rivalità professionale, perché tutti noi l’abbiamo vissuta, fin dai tempi della scuola. Così ho iniziato a selezionare le protagoniste, in cinque ambiti dove le rivalità erano effettive. L’unico duo che si differenzia è Joan Fontaine e Olivia de Havilland, che erano sorelle. La loro gelosia ed inimicizia, mai apertamente dichiarata, era nel dna, c’era già nella culla. Ma ciò che mi interessava di più era raccontare in positivo la rivalità, cosa possibile quando è sommata al talento. Ho scelto delle donne che hanno inventato un mondo: prima di Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden non esisteva la sfera del beauty. La bellezza era relegata alle farmacie, i prodotti erano pochi. Sono state le prime a diversificare le linee per il viso e a commercializzare creme che usiamo ancora oggi. Hanno inventato il packaging e il sogno del vestire il barattolo, come un abito; hanno introdotto i corner nei grandi magazzini (facendosi guerra tra una avenue e l’altra). La parola genio deriva da generare e loro lo hanno fatto, hanno veramente inventato. Sono tutte donne che nel loro campo sono state pioniere. Questo aspetto femminile di creatività mi ha estremamente affascinato".
Nel capitolo dedicato a Schiaparelli e Chanel si legge: “Elsa e Gabrielle, sette anni di differenza e due vite parallele”. Cosa avevano in comune le due grandi stiliste e cosa, invece, le rendeva antagoniste? Puoi raccontarci qualche aneddoto?
“Le rivalità che racconto sono documentate, reali. Ma sulle stiliste mi sono presa una licenza. Perché Chanel che era una multinazionale, un marchio di fama internazionale rispetto a Schiaparelli ed alla sua boutique in Place Vendôme a Parigi, provava invidia nei confronti di Elsa? E la mia tesi è la seguente, come scrivo nel libro. Schiaparelli era un’artista, nata in un ambiente ricco, con un substrato di formazione culturale. Chanel non lo era, a Hollywood ha fallito, è fuggita da quel mondo: sapeva adattare i suoi capi di volta in volta a ballerini ed attori ma non creava costumi. Sosteneva il settore della cultura e questo le ha consentito di farne parte. Schiaparelli è rimasta in auge vent’anni, non è sopravvissuta all’ondata del New Look di Dior, ha dichiarato fallimento nei primi anni Cinquanta, è durata molto meno di Chanel, che nello stesso periodo sfornava ancora grandi invenzioni come il tailleur. Però Schiaparelli era un genio: gli artisti, da Salvador Dalí a Jean Cocteau, la riconoscevano una di loro. La rivalità era iniziata vent’anni prima ‘quando Mademoiselle rischiava di incrociare ogni mattina la donna pronta a minacciare il suo predominio’. L’aneddoto principe? Nel 1939 Chanel ha dato fuoco alla nemica italiana ad un ricevimento in costume, cui partecipavano entrambe. Sotto gli occhi di tutti, ha invitato Elsa a ballare ma era un trappola: l'ha spinta verso un candelabro mandando in fiamme il suo costume ”.
Vite parallele quindi come due rette, che non si incontrano mai? O in fondo Coco ed Elsa non erano poi così lontane?
“Da un punto di vista intellettuale, formale e anche stilistico, Coco e Schiap non si incontreranno mai. Il parallelismo è nella sofferenza e nella vita amorosa: sentimentalmente, sono state entrambe infelici. Un destino che le ha volute sfortunate, Elsa aveva sposato un ciarlatano, padre di sua figlia, che l’aveva lasciata al momento di metterla al mondo. Gabrielle non è mai stata madre e l’uomo che amava era morto in un incidente d’auto. Gli ultimi anni di Schiap sono stati meno tragici di quelli di Chanel, che era miliardaria ma completamente sola. Ha sempre voluto travestire la sua infanzia, l’abbandono del padre, l’orfanotrofio. Negava a se stessa questa ferita: nessuno è riuscito a scrivere una sua biografia finché era viva”.
Nonostante i percorsi costellati di sofferenze, in Le Rivali si apprende nel frattempo come le due couturières fossero capaci di produrre miti indelebili: dalla fragranza N°5, che Chanel fa conoscere alle sue clienti distribuendo campioncini tra un abito ed un accessorio, al maglione trompe-l’œil con fiocco sul davanti (il Bow-Knot) disegnato da Elsa ormai ad una distanza minacciosa dall’atelier di rue Cambon di Coco. La battaglia tra rivali si gioca nel primo arrondissement di Parigi.
Perché Schiaparelli parla di Chanel come di una “noiosa piccolo-borghese specializzata in cimiteri”?
“Perché realizzava abiti neri mentre Schiaparelli simboleggiava il trionfo del colore, non dimentichiamoci che è l’inventrice del rosa shocking. Chanel aveva una palette limitata di colori agli occhi di Schiaparelli. Anche nell’arredamento, Chanel riproduceva la sua filosofia sobria, con déco Coromandel in nero, oro, blu, beige. Schiaparelli era più pop, i suoi vestiti erano musei d’arte contemporanea. Chanel guardava, anche, alla praticità dell’abito, aspetto cui Schiap ha dato attenzione poche volte, come ad esempio durante la guerra, quando ha pensato ad una collezione con abiti muniti di tasche per inserire gli oggetti in caso di bombardamenti ed improvvise ricerche di rifugi”.
Chi sono la Coco e la Elsa di oggi?
“È una domanda che mi sono posta anche io ma senza trovare una vera risposta al femminile, forse perché sono state dei giganti. Si potrebbero certamente trovare dei paragoni ma limitandosi ad un punto di vista estetico”.
Perché mancano rivali contemporanee? È ancora presto per capire se potenziali coppie di oggi faranno la storia o non siamo più capaci di rivoluzioni?
“La grande rivoluzione degli ultimi trent’anni è stata Internet, paragonabile a grandi scoperte del passato. Mi viene da fare un confronto con Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, che non erano solo attrici a confronto, ma due modi di fare teatro. Bernhardt ha creato il divismo, era una Lady Gaga dell’epoca ma capì di essere ancora l’Ottocento. La Duse, invece, era il futuro, perché ha creato il ‘teatro verità’, ponendo le basi per il cinema. Sono diventate impresarie di se stesse, una rivoluzione per l’epoca, oggi è quasi normale crearsi dei ruoli autonomamente. Ai giorni nostri abbiamo tante possibilità in più, evolvere è facile ma rivoluzionare come hanno fatto queste dieci donne sembra impossibile. Il gossip, il giornalismo di spettacoli ed intrattenimento per le donne e fatto da donne lo hanno inventato Hedda Hopper e Louella Parsons. Forse c’è meno da scoprire”.
“Non mi viene da trovare due grandi rivali contemporanee" riflette Paola Calvetti, "ma credo che smetteremo le nostre battaglie femministe quando non farà più notizia che una donna ricopre per la prima volta un incarico. Quando non ci sarà più da dire “è la prima” avremo raggiunto finalmente la parità. Le coppie di nemiche di Le Rivali la parità se la sono conquistata. Era anche il secolo, il Novecento, con i suoi dopoguerra e le esplosioni di creatività. Possiamo sperare di rivivere qualcosa di simile dopo la pandemia”.
Qual è la tua coppia di rivali preferita e perché?
“La coppia che mi ha più divertito sono le giornaliste, Hedda Hopper e Louella Parsons, perché mi hanno permesso di addentrarmi nel mestiere, così com’era all’inizio del secolo scorso. Le due che ho preferito sono Eleonora Duse e Sarah Bernardt, era naturale sceglierle. Mi sono occupata di teatro, di balletto, ho lavorato tanti anni alla Scala, è il mio humus. Sono le professioni che mi hanno fatto sentire a casa, immergendomi negli ambienti che più amo”.