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Senior fashion blogger: quando l'influencer è over 60

Migliaia di follower in costante crescita, contratti di sponsorizzazione coi marchi di moda e qualche uscita in passerella: sono le Instagram fashion blogger over 60 amate dai Millenials. Abbiamo chiesto i perché di questo fenomeno a due di loro: Lyn Slater e Sarah Jane Adams

3 minuti di lettura
Quando si parla di fashion blogger si pensa inevitabilmente a Chiara Ferragni, Bryanboy, Susie Bubble o Mariano Di Vaio. Giovani e belli. Ma ce ne sono altri, meno giovani, vestiti di una bellezza più matura. Sono le star di Instagram over 60: donne, soprattutto, ma anche uomini con migliaia di follower sui social network che influenzano con i loro post i gusti e, di conseguenza, anche gli acquisti di chi li segue. Da Colleen Heidemann, 69 anni (@colleen_heidemann), con i suoi 34,1mila follower a Linda Rodin, anche lei 69 anni (@lindaandwinks), che conta 219mila seguaci su Instagram. Che sembrano addirittura pochi se paragonati ai 3,35 milioni di @baddiewinkle, al secolo Helen Ruth Van Winkle, frizzante ottantanovenne col cuore adolescente.
Account, questi, con percentuali di crescita a due o tre cifre: Lyn Slater per esempio, professoressa sessantaquattrenne, con il suo @iconaccidental ha registrato una crescita in termini di follower del 392,49% negli ultimi dodici mesi, complice anche l’accordo come testimonial di Mango che l'ha portata a 468mila seguaci su Instagram.
Ma quali sono le ragioni di questo successo su un social network in cui il 68% degli utenti ha meno di 35 anni (dati Statista 2018)?

Il contesto

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una presenza sempre più massiccia di modelle e testimonial per brand di moda e bellezza che hanno superato la soglia dei 60 anni. Gli esempi si sprecano: da Isabella Rossellini (65 anni), richiamata dopo 25 anni per essere il volto di Lancôme, a Jane Seymour (67 anni), che ha posato per Playboy, fino a Maye Musk (69 anni), protagonista di uno spot per CoverGirl. Questo solo per citare i tre casi più eclatanti dell’ultimo mese. Senza contare che è in arrivo anche una bambola di Barbie ispirata a Iris Apfel, interior designer di 96 anni apprezzata in tutto il mondo per il suo stile e i suoi occhialoni diventati velocemente il suo marchio di fabbrica.

L’interesse dell’industria della moda e della bellezza ad avvalersi dell’immagine di donne e uomini anziani rientra in una tendenza più ampia, ovvero quella che riguarda l’inclusione. Concetto al centro anche delle ultime settimane della moda di Milano e Parigi, da Alexander McQueen a Giorgio Armani, che ruota intorno al proporre modelli estetici in grado di rappresentare le molteplicità della popolazione in termini di genere, etnia, forma del corpo, età e quant’altro.I marchi di moda e bellezza, che della lettura di tendenze future si nutrono, hanno capito per primi il potenziale di questa spinta inclusiva che affonda le sue radici tra gli utenti più giovani e più numerosi di Instagram, Facebook, Snapchat e simili. Una rivoluzione gentile, per dirla alla Jeremy Corbyn, che, a 50 anni dal ’68, viene fatta con cortei di Instagram Stories e sassaiole di click sui siti di e-commerce. L’arma più potente in mano a Millenials e, soprattutto, post-Millenials privati di riferimenti da una politica distante anni luce e relegati sempre più a categorie di mercato da una società che non capisce o non accetta che in queste, o in altre categorie, non ci vogliono proprio stare.

"What's my age again?"

Il riscontro ottenuto dalle fashion blogger over 60 che hanno deciso di mettersi in gioco sui social network sembrerebbe risiedere proprio nel rifiuto di questa categoria, quella generazionale, lasciando così cadere anche l’ultima barriera identitaria, quella che forse più di ogni altra aveva retto l’urto della fluidità. Donne mature che incarnano lo spirito infantile dei Blink 182 quando sul finire degli anni '90 cantavano: “My friends say I should act my age. What’s my age again, what’s my age again?”. Si rifiutano di accomodarsi sulla sedia a dondolo con l’etichetta: “Signore over 60” e lo fanno con una consapevolezza e una naturalezza che le eleva a modello per la generazione egemone di Instagram.
Ce lo confermano anche due di loro. La prima è proprio Lyn Slater di @iconaccidental:La maggior parte dei miei follower su Instagram ha tra i 18 e i 30 anni. Non mi piacciono le categorie e per il mio progetto ho sempre avuto un approccio inclusivo nei confronti di chiunque ami esprimere e anche sovvertire la propria identità attraverso ciò che indossa. Credo che il mio successo sui social media sia dovuto al fatto che mi focalizzo principalmente sul creare un buon contenuto. Le mie foto non sono ritoccate né perfette e penso che questo aiuti le persone a identificarsi con me. Non ho una programmazione precisa e non ho mai avuto un target preciso. Ho soltanto un buon naso per intuire i cambiamenti culturali prima che questi avvengano. I miei follower si aspettano che io sia sincera con loro e con me stessa: lascio che siano liberi di vedere nei miei post quello che vogliono vedere”. E l’autenticità sembra essere la chiave anche del successo di Sarah Jane Adams di @saramaijewels, scoperta per caso da Ari Seth Cohen di @advancedstyle (blog e pagina Instagram dedicati proprio ai look delle over 60) dopo una foto pubblicata sul suo account nel 2013 nella quale indossava un bomber vintage di Adidas: “Gli insights della mia pagina Instagram rivelano che il 75% dei miei follower è rappresentato da donne tra i 25 e i 34 anni sparse in tutto il mondo. Credo che ciò che interessa loro sia la mia attitudine alla vita e le interazioni quotidiane più che i miei abiti visto che mi sono sempre vestita per me stessa e non per seguire una moda. Avendo viaggiato tanto mischio molte culture e sotto-gruppi nel mio stile. Sono onesta, autentica, cruda, forte e vulnerabile allo stesso tempo. Vivo il momento, il mio feed di Instagram non è orchestrato o artificioso. Il mio messaggio è di essere veri con se stessi, di vivere al massimo e di lavorare per trovare la pace interiore perché la soddisfazione e l’auto accettazione possono essere trovate solo dentro di noi. Spesso le social media blogger scrivono di moda da una prospettiva influenzata dalla loro età e questo secondo me favorisce la divisione della società in categorie anziché includere tutti.
Nei miei post invece l’età è irrilevante. Poi solo il tempo potrà dire se il fashion system si sta davvero aprendo all’inclusione o se si tratta semplicemente di una strategia di marketing. Solo quando conversazioni come questa non saranno più necessarie avremo la risposta, ma sospetto che servirà ancora molto tempo”.