Professor Margelletti, si stanno moltiplicando le iniziative diplomatiche per cercare una soluzione di pace in Ucraina. Italia e Francia in primis si stanno muovendo. Come giudica questa novità?
«È sicuramente un fatto positivo che molte democrazie, a cominciare dalla nostra, si adoperino per tentare una soluzione del conflitto a cominciare da un cessato il fuoco. Nondimeno bisogna essere realisti: sino a quando non avremo una risposta da parte russa sulle basi da porre per cominciare un dialogo nulla potrà compiersi. Il silenzio, va da sè, si deve al fatto che Putin non vuole rivelare i propri piani all’Occidente. Zelensky, invece, ha già messo in campo alcune valutazioni, parlando di una fase di partenza che riguarda zone come la Crimea e il Donbass sulle quali si può accettare di discutere. Invece la Russia tace per non rivelarci piani che magari vanno ben al di là dell’Ucraina».
Viene da risponderle: ma se Putin è già stato respinto con perdita, dovendo «accontentarsi» di Mariupol e ora di battersi nel Donbass…
Quindi più che in Donbass la guerra si sta decidendo nelle cancellerie occidentali…
«Proprio così. Ed è un dato oggettivo, non una questione di punti di vista».
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