Che fine ha fatto il servizio di piatti? Quello composto da incalcolabili pezzi stivato nella credenza della nonna, da usare per il pranzo della domenica in famiglia, esibito come status symbol, è sparito. Così come del resto si sono rarefatte le riunioni a tavola tra parenti, le famiglie numerose e le credenze capienti.
Oggi il servizio di piatti è scomposto, ha forme nuove, meno pezzi e si può anche noleggiare. L’estetica della tavola cambia, si conforma a quella delle immagini dei social (dove su Instagram l’hashtag “tablesetting” conta quattro milioni e mezzo di post) e con essa le sue regole: non è più il galateo a dettare quali pezzi apparecchiare e in quale esatta posizione, non è più l’incrollabile certezza del servizio completo sempre uguale a se stesso, ma si fa strada una tendenza ormai consolidata che sposa la voglia di avere una tavola unica, originale e sempre diversa.
Ginevra Bocini Bitossi, CEO e direttrice creativa di Bitossi, ci spiega: “L’evoluzione estetica della mise en place di Bitossi è dettata dalla fusione di stili, un mix di grafiche e forme diverse che vanno a infrangere lo schema più classico e tradizionale del posto tavola”. L’azienda di Montelupo Fiorentino (in provincia di Firenze), ha fatto proprio il concetto di Tavola Scomposta: “Filosofia centrale intorno alla quale si sviluppa Bitossi Home, una totale libertà di sperimentazione nella mise en place, giocando di fantasia e creatività, un potenziale unico che consente di mixare e di ottenere così una tavola che rifletta i propri gusti e colori a seconda dei momenti diversi delle stagioni che richiedono presentazioni diverse”. L’allestimento della tavola diventa quindi un esercizio creativo dove non si è meri esecutori ma chiamati a interpretare il proprio stile. Se il servizio di piatti classico aveva la caratteristica intrinseca di essere “per sempre” passando anche di generazione in generazione, alla voglia contemporanea di avere invece una tavola ogni volta diversa risponde la possibilità di noleggio: dal sito bitossihome.it, per esempio, a partire da 50 euro si può avere un posto tavola composto da piatto piano, fondo e frutta (combinati dal team creativo dell’azienda) da usare per 3 o 6 giorni.
La famiglia di Antonio Colì produce ceramica per la tavola da generazioni a Cutrofiano (Lecce). “Il classico servizio da 12 persone non esiste più, adesso la media è di 6 commensali; inoltre, il concetto predominante è quello del piatto unico e multifunzione che si usa per diverse preparazioni. La tavola scombinata risponde alle esigenze contemporanee ma diventa anche un fatto di stile e originalità. Arredare la tavola fa parte dell’esperienza del ricevere, oggi si è più attenti alla particolarità dell’oggetto in sé, rispetto all’idea del servizio di piatti completo e immutabile”.
Si innovano anche le forme: “Stiamo raccogliendo influenze nuove, come nel caso della ciotola che usiamo per i poke, o per le insalate, le zuppe o i dessert al cucchiaio. Oggi il piatto non deve sono contenere una pietanza ma deve essere originale ed esprimere la creatività di chi lo sceglie e lo mette sulla tavola”. Originale e anche riconoscibile: come il piatto che campeggia nella locandina del film The Menu di Mark Mylod, una dark comedy ambientata nel mondo dell’alta cucina. Piatto che appartiene alla collezione Oriente Italiano di Ginori 1735, come il resto delle splendide stoviglie utilizzate per le riprese. Insomma, oggi più che mai, il piatto vuole la sua parte!
L'Intervista
Annalisa Tani, Brand and Product Director di Ginori 1735. Qual è la tendenza nell’acquisto del servizio di piatti?
“C’è meno formalità, voglia di mix and match, avere meno pezzi ma portare in tavola una mise en place originale, personalizzata e nuova. Nel nostro caso, una delle collezioni più richieste è Oriente Italiano, declinata in vari colori: raramente vendiamo il servizio monocolore, si preferisce abbinare colori diversi. Ciò permette di avere una tavola sempre nuova e sorprendente”.
La nuova regola è infrangere le regole?
“Noi suggeriamo la libertà. Non è cambiata solo l’estetica, ma sta cambiando la funzione del pezzo. Se prima le forme suggerivano usi precisi, ora vediamo zuppiere o zuccheriere che diventano multifunzione e contengono cose diverse o sono usate come centrotavola. La nostra scatola talco, per esempio, si usa per contenere le patatine, oppure può diventare una salsiera o un portapane”.
E al ristorante?
“L’alta ristorazione sta abbandonando il piatto bianco per abbracciare il decorato, la scelta del colore o della forma del piatto viene fatta insieme allo studio della ricetta, per rendere l’esperienza completa e originale. Spesso, lo vediamo dai tanti chef con cui collaboriamo, al cambio del menu corrisponde anche un cambio del servizio di piatti”.
Quindi, cosa ne facciamo del servizio di piatti della nonna?
“Facciamolo uscire dall’armadio, contaminiamolo con pezzi contemporanei e diversi”.