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Masterchef12, due eliminazioni nella serata dedicata a cucina vegetariana e piatti di famiglia

Masterchef12, due eliminazioni nella serata dedicata a cucina vegetariana e piatti di famiglia
E nella temutissima prova di pasticceria (ospite Gianluca Fusto), gli aspiranti chef si sono dovuti cimentare nella realizzazione di una crostata
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Una puntata incentrata sulle tradizioni familiari, sulle abitudini casalinghe questa della serata numero otto del talent di SkyUno. Per l’amarcord della cucina il giudice Bruno Barbieri ricorda che  sono le radici culturali che ci fanno scegliere il cibo. E il collega giudice Giorgio Locatelli sottolinea che c’è tanto di emotivo nella scelta dei piatti: “Alcuni sapori ci rimandano a gesti antichi che rievochiamo con nostalgia con frasi come: come cucinava bene la mia mamma, le ricette della nonna”. Così Bubu parla dei suoi gusti a cavallo tra Campania e Sardegna, Lavinia del pollo con le patate che cucinava con la mamma e Hue delle erbe dell’orto della nonna, della salsa di pesce e del lemongrass “che mettiamo dappertutto”.

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Si passa quindi dalla teoria alla pratica con la Mystery Box, stavolta in versione Golden, che svela cinque piatti di origine umile delle tradizioni regionali: la “Mesciua spezzina”, piatto povero della tradizione di La Spezia, in Liguria, a base di legumi, ceci e fagioli; la “Vignarola”, un tripudio di verde, di piselli, avette e carciofi, tipico della campagna romana; il “Tortel di patate” del Trentino, come dice il nome tortini, di patate bianche di montagna ; poi ecco la “Incapriata”, piatto tradizionale pugliese con purea di fave e cicoria ripassata; infine, “‘O sicchio d’a munnezza”, cioè il secchio dei rifiuti, degli avanzi, un piatto invernale che veniva preparato con la frutta secca avanzata dalle feste natalizie, con in più pomodorini e olive. Tutti piatti vegetariani evidenzia Barbieri, cadendo però nella gaffe di descrivere i tortel come “a base di patate e strutto” (e su Twitter l’errore non passa inosservato). Ma, errore a parte, si sottolinea che i nostri nonni erano sostanzialmente vegetariani.


Così i concorrenti hanno dovuto raccontare le loro radici familiari preparando un piatto vegetariano della tradizione, ovviamente rivisto in chiave contemporanea. Gli chef hanno assaggiato solo i piatti di chi pensano abbia lavorato meglio, consentendo a chi si è distinto di accedere direttamente in balconata. I migliori sono stati Hue che tra le lacrime a cui ci ha abituato ha presentato “Il Miracolo” (“perché è un miracolo che io una piccola ragazza della periferia di un piccolo Paese sia riuscita a portare qui un umile piatto che mi faceva mio papà quando in casa non avevamo molto): cubetti di riso con gomasio, riso venere saltato, tofu marinato al rabarbaro e salsa di fagiolini, Poi ecco Sara con “Marocco Holidays”, tre diversi nidi di pasta kataifi, uno per ciascun giudice, con fagiolata piccante per Barbieri, crema di fave, patate e menta per Locatelli e hummus alla curcuma per Antonino Cannavacciuolo. Tra i migliori anche Edoardo con “Babushka”, che in russo vuol dire nonna e si tratta infatti della rivisitazione di insalata russa, che gli preparava la nonna: patata fritta su maionese al limone con salsa di carote, acqua di piselli e cipolla sottaceto.  Infine, Mattia con la sua “Cipolla al quadrato”: cipolla cotta in aceto e spezie, ripiena di crema di cipolla e cipollotto croccante con salsa di vin brulé. Anche il piatto di Nicola, i tortelli di zucca, vengono assaggiati perché molto belli, ma non altrettanto buoni: la pasta troppo spessa lo tiene lontano dalla balconata.

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Si passa dunque all’Invention Test, che consiste nella temutissima prova di pasticceria: protagonista è stato il dolce per eccellenza della tradizione casalinga, la crostata, e a spiegarne tutti i è arrivato il Maître pâtissier Gianluca Fusto, uno dei più talentuosi pasticceri d’Italia, che si è distinto anche a livello internazionale per le sue numerose collaborazioni. Fusto ha presentato quattro creazioni, legate alle diverse stagioni: castagne e tartufo bianco per l’inverno; mandorla fragola, pomodorino e cipolla per la primavera; pesca e albicocca con salsa di frutto della passione allo zafferano per l’estate; l’arancia e ricotta per l’autunno. Fondamentsale la cottura della pasta frolla: 18 minuti a 165 gradi e guai a servire la frolla cruda.


Da qui i cuochi in gara hanno dovuto trarre ispirazione per creare le loro preparazioni, che dovevano consistere in crostate capaci di unire la tradizione e un loro tocco personale: unici requisiti richiesti, la presenza di frolla, crema e frutta. Come da tradizione, quella di pasticceria si è rivelata una prova insidiosa e carica di pressione per tutti, risultando fatale per uno degli aspiranti cuochi: gli assaggi dello Chef Gianluca Fusto e dei tre giudici, infatti, hanno fatto togliere il grembiule di MasterChef Italia a Nicola, 20enne studente di scienze gastronomiche di Ravenna e ora a Parma. Per lui, che già in diverse prove anche esterne era stato tradito dal dolce, la crostata ha portato male. Migliori della prova, invece, sono risultati Ollivier e Lavinia, a cui è toccato il compito di formare e guidare la propria brigata nella nuova e ardua sfida in esterna, che ha avuto luogo alle pendici della maestosa vetta del Monte Cervino, in Valle D’Aosta.

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Siccome si trovano in montagna, per Ollivier e Lavinia la formazione della brigata avviene attraverso la filosofia della “cordata”, tipica degli alpinisti, che scalano legati insieme dalla stessa corda: devono scegliere le persone in base alla fiducia. con Ollivier, nella Brigata blu, c’erano Francescone, Bubu, Edoardo, Laura e Hue; Lavinia invece aveva con sé Leonardo, Roberto, Mattia e Sara. Il menu per entrambe le squadre prendeva spunto dalla tradizione valdostana: per i blu “Seupa à la vapelenentse”, una tipica zuppa locale, e il Cordon bleu alla valdostana con insalata di mele Renette Canada, daikon e maionese; per i rossi sformatino di pasta brisè con porri e lardo di Arnald IGP con salsa ai frutti rossi e capriolo alle erbe di montagna, con polenta concia. A scegliere i piatti migliori una speciale giuria composta da 25 guide alpine e sciatori. Alla fine la squadra rossa vince addirittura per 21 preferenze a 4 . E mentre la brigata rossa di Lavinia festeggiav, quella blu ha dovuto indossare il grembiule nero del Pressure Test, incentrato sulla cottura della pasta.

 

Una volta illustrate sei tecniche di cottura del piatto per eccellenza della nostra tradizione culinaria – il “Forno combinato a vapore”, il “Microonde”, la “Risottata”, la tecnica cosiddetta “Passiva”, quella “Bruciata” e quella “Bollita” – e assegnate, con una “staffetta”, ognuna di queste a un concorrente, in 45 minuti ciascuno di loro ha dovuto proporre il proprio piatto di fatta cotto alla perfezione: la pasta risottata di Ollivier è risultata la peggiore, con grande consapevolezza da parte dell’aspirante chef di origini franco/croate e ora a Parma, che ha quindi dovuto abbandonare per sempre la gara. Una serata nefasta per la perdita del programma di due tra i concorrenti più amati.