Con la desertificazione che avanza e le temperature tipiche dell’Africa settentrionale che conquistano il Sud Europa, tuffarsi nell’acqua non è più solo un desiderio, ma diventa una necessità. Per questo, ogni volta che incontro uno stagno vengo rapito dalla freschezza che emana e dal brulicare della vita in esso contenuta. Lo stagno è un incredibile serbatoio vitale nel quale la meraviglia si rinnova in ogni momento, in una biodiversità colma di sorprese. Nello stagno troviamo, infatti, una miriade di piante acquatiche, ma soprattutto lui, il fior di loto asiatico (Nelumbo nucifera), il re degli stagni.
Il Nelumbo ha grandi foglie tondeggianti, leggermente depresse al centro dove si inserisce il picciolo, eretto e robusto. Le foglie sono verde-glauche, coperte da un rivestimento ceroso idrorepellente: provate, per gioco, a mettere dell’acqua sulle foglie e lo vedrete scivolare via senza lasciare alcuna traccia. Le grandi foglie, poste all’altezza dell’acqua, formano un vero e proprio tappeto verde, al di sopra del quale nascono i fiori, sorretti da lunghi fusti dritti. I fiori, che variano a seconda delle varietà, dal bianco al rosa, dal giallo e al rosso, sbocciano in estate da boccioli ovali, di grandi dimensioni: in principio sono globosi, poi si aprono del tutto, presentando numerosi stami attorno al pistillo, che è appiattito superiormente e caratterizzato da una serie di fori circolari.
I fiori emanano un tipico profumo d’anice, ma forse non tutti sanno che molte parti di questa pianta acquatica sono edibili. I fiori, i semi, le foglie giovani e i rizomi, infatti, sono tutti commestibili, ovviamente previa cottura. Ad esempio, in Asia i petali si mangiano, mentre le foglie sono solitamente utilizzate come piatto di portata. Normalmente, però, quando si parla di loto in cucina, si intende il rizoma. I rizomi di loto sembrano salsicce bianche legate insieme. Una volta raccolto, lavato e sbucciato, il tubero di loto può essere affettato, bollito o saltato in padella. Ha un sapore delicato, con una consistenza croccante e si può cucinare con altre verdure, nelle zuppe, oppure candito, come dessert. Niente male, per il re degli stagni che affonda i piedi nel fango ed eleva i fiori in alto, verso il cielo. Tutto quello che sta lì nel mezzo, dal fango al cielo, è anche maledettamente squisito. Provare per credere.