Etichette, nuove regole: potremo sapere da dove viene la passata, ma non la bistecca del ristorante
di Luisa Mosello
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva spesa del Made in Italy. Prevede l'obbligo di indicare sulla scatola la provenienza dell’ingrediente principale dei prodotti più consumati
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Il decreto salva spesa del Made in Italy (ma non tutto) è una realtà. Martedì 8 febbraio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale determinando l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dell’ingrediente principale di un prodotto, dal latte ai derivati del pomodoro, dai formaggi ai salumi, dalla pasta al riso.
Firmato dai ministri delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e della Salute Roberto Speranza, il provvedimento rappresenta una grande vittoria per quanti credono nel valore della tavola sicura e di qualità. In prima linea la Coldiretti che si è battuta perché si arrivasse a questo risultato per consentire scelte di acquisto consapevoli in un momento in cui è importante sostenere l’economia, il lavoro e il territorio nazionale.
In pratica significa poter distinguere la pasta ottenuta dal nostro grano duro da quella con grano canadese trattato in preraccolta con il glifosato secondo modalità che da noi sono vietate. Oppure smascherare la mozzarella fatta con il latte lituano da quella originale tricolore, i salumi da carne di suino proveniente da Belgio e Olanda spacciati per quelli allevati in Italia o il concentrato di pomodoro cinese da quello maturato con il sole del Bel Paese. Ma ancora resta tanto da fare. Perché questo decreto garantisce sì la trasparenza sulla reale origine di prodotti base della dieta degli italiani (circa ¾ della spesa) ma non per tutti gli altri: ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti. Lo sottolinea il presidente dell'organizzazione Ettore Prandini interpellato dal Gusto: "Basti pensare che sono ben 1,1 milioni le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa dei cittadini dell’Unione Europea Eat original! Unmask your foodpromossa dalla Coldiretti, da Campagna Amica e da altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea, per l’estensione dell’obbligo di etichettatura con l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti”.
"A margine dell’ultimo Consiglio Agricolo informale Ue - spiega Paolo di Stefano, responsabile Coldiretti a Bruxelles - la ministra austriaca Köstinger ha annunciato che l’Austria implementerà quest’anno un sistema di etichettatura obbligatoria dell’origine per uova, carne e latte utilizzati nei prodotti trasformati e nella ristorazione, sull’esempio di altri Paesi europei che hanno implementato soluzioni nazionali. In Francia per esempio la ristorazione commerciale e collettiva francese, inclusi ristoranti e mense, dovrà indicare nei menu il Paese di origine delle carni di maiale, pollame, agnello o montone servite ai propri clienti. La norma decisa dal Governo francese stabilisce le modalità di applicazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni di pollame, suine e ovine nella ristorazione commerciale e collettiva. Nel dettaglio dovranno essere indicati nei menu il Paese di allevamento e il Paese di macellazione, sia che si tratti di carne fresca, refrigerata o congelata, per garantire maggiori informazioni sugli alimenti consumati anche fuori casa".