
Nel 1969 nelle sale cinematografiche italiane venne proiettato “Il segreto di Santa Vittoria”. Il film, magistralmente diretto dal regista Stanley Kramer, riscosse un ragguardevole successo anche per l’indiscutibile bravura degli interpreti, tra i quali figuravano autentiche stelle di prima grandezza. Per dire: Anthony Quinn, Anna Magnani, Virna Lisi, Giancarlo Giannini e Renato Rascel. L’opera rievocava un episodio verificatosi nel corso della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione tedesca. Allora, i soldati del Reich cercarono inutilmente, con ogni mezzo, di scoprire il luogo segreto dove la gente di Santa Vittoria d’Alba avesse nascosto un inestimabile tesoro: il vino prodotto nelle vigne del Roero, Nebbiolo in gran parte. Avevo visto il film e la prima volta che mi si presentò l’occasione ne parlai a lungo con Tommaso Rabino, un vignaiolo che mi ha insegnato molte cose sull’Arneis, la Favorita e il Nebbiolo. Ero arrivato a Santa Vittoria all’inizio del mese di settembre del 1982 in gita turistica con il parroco del mio paese e non potevo neppure lontanamente immaginare quali sarebbero diventati in seguito i miei rapporti con questo straordinario territorio, oggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO.
Fratelli Rabino: l’Arneis delle Coste Anforiane
Le origini dell’azienda agricola “Fratelli Rabino” risalgono al 1907 e la proprietà è giunta alla quinta generazione della medesima famiglia con Andrea, 59 anni, enologo. Con lui, collaborano attivamente Annalisa, la sua gentile consorte, e le figlie Francesca, Chiara e Agnese. Tommaso, suo padre, che di Santa Vittoria è stato anche sindaco, al momento giusto seppe indirizzarlo adeguatamente verso l’amore per le vigne. Ed è normale, di conseguenza, che la tradizione del casato trovasse una naturale continuità. “In effetti – spiega Andrea Rabino – tutto è avvenuto senza bisogno di alcuna forzatura. Ciascuna di esse ha scelto autonomamente di costruire il proprio futuro nel nome del vino”. “La loro presenza – continua – si sta rivelando particolarmente importante per il proficuo confronto di idee che ci permette di seguire passo passo l’evolversi della situazione. Inoltre, hanno compiuto studi differenti una dall’altra e questo fattore si ripercuote positivamente nello scambio delle opinioni.
L’impronta, in fondo, è quella che da sempre contraddistingue la produzione della casa, fondata sui principi del sincero rispetto della sostenibilità. Tuttavia, l’esito della felice intuizione non può mettere in secondo piano la grande qualità dei vini della storica cantina, tutti contraddistinti da un inconfondibile carattere. Penso alla grazia della fragranza del Roero Arneis DOCG di base e ai soavi sentori di mandorla del Langhe Favorita. Gli assaggi dei rossi confermano chiaramente quanto siano elevate le potenzialità del territorio.