Il Salento laurea i suoi primi enologi e quattro sono donne
di Leda Cesari
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Sono Doc, proprio come certi vini. Sono i primi enologi sfornati dal nuovo corso di laurea in Viticoltura ed enologia dell’Università del Salento, nato nel 2017 in collaborazione con l’Università di Bari “Aldo Moro”: Cosimo Demarco, Veronica Dinitto, Giulia Gestri, Sara Melis e Maria Giovanna Pinto sono infatti stati proclamati dottori dopo la discussione della tesi, avvenuta in presenza e con un ristretto numero di familiari.
Quattro ragazze e un ragazzo, segnale inequivocabile della femminilizzazione crescente (anche) delle professioni legate al mondo del vino. Tutti pugliesi, anzi grande-salentini (Cosimo Demarco viene da Gagliano del Capo, Veronica Dinitto da Mesagne, Sara Melis da Minervino di Lecce, Maria Giovanna Pinto da Locorotondo), tranne Giulia Gestri, grossetana, diventata salentina per amore. E tutti giovani e determinati, nonostante le difficoltà del periodo: “Comincerò a mandare in giro un po’ di curriculum”, racconta Veronica Dinitto. “Non nascondo che mi piacerebbe pure fare qualche esperienza all’estero, anche se l’obiettivo finale sarà quello di poter mettere a frutto la mia professionalità qui. Perché siamo quasi tutte donne? Non lo so, ma di certo le donne hanno grandi potenzialità da sfruttare, senza nulla togliere agli uomini”. E poi il famoso “pezzo di carta” ha sempre il suo fascino: “Fa sempre un bell’effetto”, conferma Giulia Gestri, grossetana che vive a Lecce da otto anni insieme al marito che lavora nel campo dell’informatica. “Il vino è sempre stata la mia passione, perché ho lavorato molti anni nel campo della ristorazione. Mi auguro però di rimanere nel Salento e di fare più esperienza possibile nelle cantine di questo territorio fantastico. Le donne più numerose? In effetti siamo tutte molto motivate e agguerrite”.
Qualcuno gioca in casa come Maria Giovanna Pinto, studi agrari, padre produttore di uva da tavola, zio enologo: “Adesso il periodo è difficile, ma mi piacerebbe fare esperienza in Australia”. Il nonno di Sara Melis, invece, aveva una bottega: “Sono nata in mezzo all’odore del mosto, e il nonno e mi raccontava le sue vecchie esperienze. Per questo sono diventata sommelier Ais e ho lavorato a lungo presso Cantine Menhir, a Minervino di Lecce, ma poi ho deciso appunto di iscrivermi all’Università per approfondire la materia”. A volte la scelta è obbligata: “La mia famiglia aveva un’azienda agricola vocata alla produzione di olio”, racconta Cosimo Demarco, “ma poi la Xylella ha distrutto tutto. Speriamo di poter ripartire al più presto”.
Ovvia soddisfazione in ateneo: “In un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, con il settore agricolo pugliese pesantemente colpito appunto dalla Xylella fastidiosa e dall’emergenza epidemiologica in corso, consideriamo queste lauree una concreta risposta all’incertezza che pesa sul futuro del territorio e delle giovani generazioni”, commenta Andrea Luvisi, presidente del consiglio didattico del corso. “Il corso di laurea in Viticoltura ed enologia è nato infatti proprio sulla base delle crescenti richieste dal territorio, tanto che per due anni si è dovuto derogare al numero programmato di immatricolati. Il percorso didattico è attrattivo non solo per i neodiplomati, ma anche per giovani laureati in altre discipline, liberi professionisti e appassionati”.
Il corso forma infatti figure professionali con compiti tecnici di gestione delle attività di produzione primaria, progettazione in campo viticolo ed enologico, applicazione di moderne tecnologie indirizzate alla qualità e al controllo della produzione vinicola, direzione e amministrazione di aziende vitivinicole, realizzazione di analisi microbiologiche, eno-chimiche e organolettiche dei vini, consulenza libero-professionale come enologo o agronomo junior. “L’impegno dell’Università del Salento è oggi quello di creare, in collaborazione con le aziende locali e le loro strutture associative, le condizioni territoriali perché la professionalità di questi giovani laureati venga messa in valore e possa così contribuire alla crescita competitiva dell’intera filiera vitivinicola”, sottolinea il rettore Fabio Pollice.
“Noi continueremo a sostenere questa crescita competitiva anche attraverso la ricerca, come dimostra il recente impegno nell’elaborazione di un progetto d’investimento che nei prossimi mesi potrebbe portarci, in collaborazione con il CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - alla realizzazione di un importante centro di ricerche sulla vitivinicoltura e l’olivicoltura. Un centro in grado di dare risposte concrete al mondo produttivo, ma anche di proporsi come riferimento di livello nazionale e internazionale per gli studi in agricoltura”. Gioisce anche Massimiliano Apollonio, tra i promotori del corso ai tempi della sua presidenza di Assonologi di Puglia, Basilicata e Calabria: “Questo corso non è un punto di arrivo ma di partenza, e rende giustizia ad una zona d’Italia, la Puglia, che con i suoi cento vitigni autoctoni è una miniera a cielo aperto. Qui al Sud si coltivava la vite già tremila anni fa, qui ci sono i genitori dei vitigni italiani e internazionali più famosi al mondo: servono maggiori studi al riguardo”.