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Previsioni dell'ozono sull'Antartide al 16 settembre 2021. Le aree colorate in giallo, arancione e rosso rappresentano valori elevati di ozono, mentre le aree verdi e blu mostrano valori bassi. La linea nera continua è il contorno 220 DU, comunemente usato per definire l'area del buco dell'ozono.
Previsioni dell'ozono sull'Antartide al 16 settembre 2021. Le aree colorate in giallo, arancione e rosso rappresentano valori elevati di ozono, mentre le aree verdi e blu mostrano valori bassi. La linea nera continua è il contorno 220 DU, comunemente usato per definire l'area del buco dell'ozono. 

Il buco dell'ozono è "più grande del solito". Oggi è più ampio dell'intera Antartide

In occasione della Giornata internazionale di conservazione dello strato di ozono gli scienziati di Copernicus raccontano i dettagli delle osservazioni satellitari

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Il buco dell'ozono sopra il Polo Sud è attualmente "più grande del solito". Quest'anno è più ampio perfino dell'intera Antartide e secondo gli scienziati, in questo periodo della stagione, è definibile come "insolitamente grande". Una condizione che dovrebbe preoccuparci? Non è detto. 

Le dinamiche del buco dell'ozono variano infatti a seconda delle stagioni e solitamente, tra settembre e ottobre, il buco è nella sua massima espansione, per poi diminuire nei mesi successivi e sfiorare la "chiusura" verso dicembre. Osservato grazie ai satelliti del Copernicus Atmosphere Monitoring Service  (CAMS), che monitorano costantemente le sue dimensioni, il buco secondo gli esperti quest'anno sarebbe sino al 75% più grande rispetto ai dati rilevati dal 1979 in questa fase stagionale. 

I motivi sono da ricercare in complesse dinamiche chimiche nella stratosfera (ma anche influenzate dalla vita sulla Terra) e semplicemente l'osservazione satellitare prende atto delle sue attuali condizioni con i dati diffusi a ridosso del 16 settembre, giornata in cui si celebra la "Conservazione dello strato di ozono", gas che avvolge il pianeta e ci protegge dalle radiazioni Uvb del sole, una giornata istituita dalle Nazioni Unite per commemorare la firma del Protocollo di Montreal avvenuta nel 1987, nato per vietare sostanze chimiche dannose come quegli alocarburi determinanti come impatto negativo per lo strato di ozono.


 
Come sappiamo, le radiazioni nocive del sole possono avere effetti estremamente negativi sia per la salute umana - dai tumori della pelle fino ai problemi alla cataratta - sia sulla vita di diverse creature della Terra, persino quelle marine. L'ozono che si trova nella stratosfera, tra 11 e 40 chilometri sopra la superficie terrestre, agisce di fatto come uno schermo solare per il Pianeta, proteggendoci dai raggi ultravioletti. Ogni anno alla fine dell'inverno nell'emisfero australe quando il sole provoca reazioni che riducono l'ozono si forma un buco, quello che appunto per Copernicus in questo 2021 si è sviluppato più del solito, ma solitamente verso dicembre i livelli di ozono tornano alla normalità e tende a richiudersi.  
 
"Quest'anno il buco dell'ozono si è sviluppato come previsto all'inizio della stagione. Sembra abbastanza simile a quello dello scorso anno, che a settembre non è stato davvero eccezionale, ma poi si è trasformato in uno dei buchi dell'ozono più duraturi nel nostro record di dati più avanti nella stagione" ha spiegato Vincent-Henri Peuch, direttore del servizio di monitoraggio dell'atmosfera di Copernicus. “Ora le nostre previsioni mostrano che il buco di quest'anno si è evoluto in maniera più grande del solito. Il vortice è abbastanza stabile e le temperature stratosferiche sono addirittura inferiori rispetto allo scorso anno. Stiamo osservando un buco dell'ozono abbastanza grande e potenzialmente anche profondo".
Come precisa Peuch, "continueremo a monitorare il suo sviluppo nelle prossime settimane. Un buco dell'ozono grande o piccolo in un anno non significa necessariamente che il processo di recupero complessivo non stia procedendo come previsto, ma può segnalare che occorre prestare particolare attenzione e che la ricerca può essere indirizzata a studiare le ragioni alla base dell'evento".


In generale, dopo la messa al bando in passato di prodotti collegati agli alocarburi, come i CFC (clorofluorocarburi) usati un tempo nei sistemi di refrigerazione o come propellenti nelle bombolette spray, lo strato di ozono nel tempo ha segnato segnali di ripresa, ma la sua "restaurazione" è tutt'ora un processo lento, per cui ci vorranno almeno ancora una quarantina d'anni per una completa eliminazione delle sostanze lesive dello strato.