Ogni secondo in Italia perdiamo due metri quadrati di suolo. Il nostro territorio si cementifica a una velocità elevatissima: nell’ultimo anno, ogni giorno, sono stati coperti con superfici artificiali oltre 15 ettari, l’equivalente di 20 campi da calcio. Un fenomeno che interessa l’Italia in lungo e largo, come dimostrano i dati e le foto raccolti nell’ultimo report sul consumo di suolo redatto dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa).
I cambiamenti si concentrano nelle pianure del Nord, nelle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli, Bari e Bologna, dalla riviera romagnola al Salento, al Sud e nelle Isole. Nessuno escluso: i terreni agricoli sono quelli maggiormente penalizzati con 2.800 ettari persi sotto il cemento.
Ma non vengono risparmiati nemmeno quelli in aree già urbanizzate (meno 2.400 ettari) e, in maniera minore, anche alcuni particolarmente vulnerabili lungo i fiumi e i laghi (77 ettari) o la costa (38 ettari).
La perdita avanza anche nelle zone più a rischio: il suolo artificiale ricopre ormai quasi il 10% delle aree a pericolosità idraulica media e quasi il 7% di quelle classificate a pericolosità elevata.
Il consumo del suolo netto scende da 56,7 chilometri quadrati a circa 52 se si considerano invece quei terreni che sono stati decementificati e ripristinati, come nel caso dello smantellamento dei cantieri.
Inoltre 8,2 chilometri quadrati sono passati dallo stato reversibile di consumo a uno stato permanente. Siamo ancora molto lontani dagli obiettivi comunitari di azzeramento del consumo di suolo netto.
Questo fenomeno ha un effetto negativo anche sulle temperature. Le aree urbane risultano essere molto più calde di quelle naturali o seminaturali: in media 2°C in più, con picchi che toccano i 6 in alcune città metropolitane.
Temperature che possono essere mitigate da aree verdi: nelle città dove sono presenti infatti, quelle aree risultano più fresche dai 2 ai 4°C, con significativi benefici per la saluta umana e risparmi per i consumi energetici.