Si intravvede una luce nel torbido degli allevamenti di salmone, una delle industrie alimentari che hanno un impatto maggiore sugli ecosistemi terrestri e marini. Il salmone è ormai un prodotto comune sulle tavole di molti Paesi e la domanda in continuo aumento ha portato ad allevamenti intensivi assai inquinanti. Ora però, grazie a un sistema messo a punto nell'Università di Trento, la purificazione dell'acqua dove vengono allevati i salmoni potrà essere fatta in maniera sostenibile.
Il sistema è stato ideato da Annachiara Berardinelli, ricercatrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente e del Dipartimento di Ingegneria industriale dell'ateneo trentino, e Francesco Parrino, ricercatore del dipartimento di ingegneria industriale, sempre a Trento. In collaborazione con Hub Innovazione Trentino, i due studiosi hanno creato il progetto EIT Food “Sustainable Aquaculture”, tecnica sostenibile per la purificazione dell’acqua basata sulla luce. Il sistema dei due italiani è stato scelto da un'azienda internazionale che ha sede a Dunkeld, in Scozia, per rendere meno impattante e più sicura dal punto di vista alimentare la sua produzione.
La Scozia è uno dei maggiori produttori mondiali di salmone e di recente sta cercando di convertire la sua industria ittica perché gli studi dimostrano che allevare il pesce con i sistemi tradizionali non è soltanto inquinante, ma economicamente svantaggioso. I salmoni costretti in vasche si ammalano, sono vittime di parassiti come i pidocchi di mare e i costi per nutrirli con altri pesci (le cui popolazioni sono a loro volta in diminuzione) sono altissimi. Ecco perché, anche grazie alla pressione dei consumatori che sono più attenti al prodotto che acquistano, le industrie stanno cercando soluzioni ecosostenibili.
Tra queste, appunto, la tecnologia dell’Università di Trento: il sistema si basa sulla proprietà della luce di distruggere le sostanze inquinanti che si formano nell’acqua di allevamento, con la luce e l'ozono (ozonizzazione fotocatalitica), dai costi e dall’impatto ambientale molto bassi. Francesco Parrino ha studiato i vantaggi della fotocatalisi per una acquacoltura sostenibile in una ricerca pubblicata nei mesi scorsi sulla rivista “Applied Catalysis B: Environmental”.
"Alla base del nostro sistema – spiega Parrino - c’è la proprietà della luce di attivare un semiconduttore, che a sua volta innesca una serie di reazioni radicali che portano non solo alla completa degradazione di sostanze inquinanti, ma anche all’inattivazione di agenti patogeni quali virus e batteri. Dallo studio – sottolinea - emerge che il sistema di ozonizzazione fotocatalitica per la purificazione dell’acqua è un ottimo alleato per sviluppare un’acquacoltura sostenibile in impianti a terra, con sistemi a ricircolo continuo. In tal modo si salvaguardano gli ecosistemi idrici naturali fluviali e marini, attualmente minacciati da allevamenti intensivi ad alto impatto ambientale e che fanno largo uso di antibiotici"
La nuova tecnologia non si propone soltanto di ridurre l'inquinamento, ma di verificare come tale tecnica assicuri maggiore benessere ai salmoni. Il gruppo di Annachiara Berardinelli si è infatti occupato di verificare, attraverso l'applicazione di sensori rapidi, come la fotocatalisi abbia ricadute su qualità nutrizionale e organolettica del prodotto. Infine, il progetto tiene conto anche del comportamento di consumatori e consumatrici, poiché la ricaduta dell'applicazione di tale tecnica per la scelta del prodotto sarà monitorati dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dal gruppo di Francesca Forno.
«Ora il primo momento applicativo sarà in Scozia - dice Parrino - La FishFrom Ltd ha accolto con entusiasmo la nostra proposta perché è una azienda che da tempo utilizza tecnologie innovative per rendere minimo l’impatto ambientale e massimo il benessere animale. Il consumo delle risorse ittiche marine è tale che l’Europa sta puntando sul potenziamento dell’acquacoltura. Ci si attende che nei prossimi 15 anni la richiesta di prodotti ittici di allevamento cresca enormemente e quindi è necessario migliorare il nostro sistema produttivo nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. La tecnologia sviluppata dall’Università di Trento aiuta la produzione di pesce sostenibile perché riduce i costi e aumenta la sicurezza del cibo. Il nostro studio ha inoltre dimostrato che la tecnologia sviluppata non va ad alterare e anzi migliora i parametri di qualità dell’acqua».
Il vero costo del cibo
"I risultati della ricerca saranno estremamente importanti anche per le realtà del nostro territorio - aggiunge Berardinelli - la sensoristica elaborata durante il progetto avrà sicuramente ricadute positive per l’acquacoltura". Proprio l'allargamento ad altri allevamenti viene studiato nel gruppo dall'università di Bologna, dove il professor Alessio Bonaldo applicherà la tecnologia di ozonizzazione fotocatalitica in allevamenti di orate e branzini.