Accadrà qui la prossima volta? È la domanda che sembra essersi posta la Cina, dopo aver assistito alle calamità naturali che hanno colpito vari Paesi in America, in Europa e in altri continenti. Proprio mentre l’opinione pubblica e le autorità politiche si chiedevano se la causa di tali disastri fosse il cambiamento climatico, nei giorni scorsi piogge torrenziali e inondazioni hanno travolto una delle province più popolose e più importanti per l’agricoltura: l’Henan. Sono almeno 63 le vittime e oltre 11 milioni le persone che hanno subìto danni o disagi, specialmente nel capoluogo Zhengzhou.
Come racconta un’inchiesta pubblicata dal Guardian, passata la fase della paura e dello sgomento molti cinesi hanno messo in dubbio la capacità del governo di prevedere, prevenire e affrontare in modo efficace eventi estremi di questo genere. E c’è chi è allarmato per lo stato di alcune infrastrutture, che dopo il diluvio hanno mostrato segni di cedimento. Il punto è che – nonostante i meteorologi locali avessero emesso un’allerta di massimo livello per il maltempo – non è stato sviluppato un meccanismo coordinato di risposta alle emergenze.
La Cina inondata, 200 mila evacuati
La stampa ufficiale, a sua volta, ha iniziato a occuparsi della crisi climatica. L’agenzia Xinhua e la Commissione centrale per l’Ispezione disciplinare, ad esempio, hanno diffuso un articolo in cui si sosteneva che le temperature elevate registrate in Canada e gli incendi lungo la costa occidentale degli Usa siano un sintomo evidente dei mutamenti in atto. Il vicecapo del Centro nazionale per il Clima, Jia Xiaolong, ha invece detto alla China News Agency che quanto successo nell’Henan si spiega con il riscaldamento globale: la frequenza e l’intensità di tali fenomeni sono strettamente correlate al problema, sia in Cina (particolarmente vulnerabile sotto questo aspetto) sia altrove.
Del resto, anche grazie al coinvolgimento del Paese in iniziative internazionali come l’Accordo di Parigi, la consapevolezza dell’emergenza climatica è cresciuta nell’ultimo decennio. Secondo un sondaggio del China Center for Climate Change Communication citato dal quotidiano britannico, nel 2012 il 55% dei cittadini cinesi attribuiva alle attività umane la colpa principale della situazione in cui si trova il pianeta. Nel 2017, il 94,4% pensava che la crisi fosse già cominciata, il 75,2% riteneva di averne sperimentato gli effetti e quasi l’80% era preoccupato. Una percentuale che, dopo le recenti alluvioni, è destinata certamente ad aumentare.