Se pensiamo che questa estate di ondate di calore estreme, conseguenti incendi e siccità prolungata, ma anche alluvioni o temporali prolungati e devastanti sia un "picco" raggiunto, prepariamoci: in realtà è soltanto un assaggio. Un'anteprima di ciò che verrà. Gli eventi di calore estremo da record, per intenderci quelli che quest'estate hanno portato diverse città del mondo, dal Canada fino alla Tunisia passando per l'Iraq o l'Artico, a toccare vette impensabili diventeranno "più frequenti e più intensi" man mano che il mondo continuerà a surriscaldarsi a causa della crisi climatica che l'uomo ha contribuito ad accelerare.
In uno scenario ad alte emissioni - ci dice uno studio appena pubblicato su Nature Climate Change e intitolato "Increasing probability of record-shattering climate extremes" - le ondate di calore estremo che superano i record precedenti di circa 5°C saranno da 2 a 7 volte più probabili tra oggi e il 2050 e almeno 21 volte più probabili tra il 2051 e il 2080.
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Osservando i danni e le vittime che si contano soltanto in questa drammatica estate, è lampante la sfida apocalittica che il mondo ha di fronte. La buona notizia, se c'è una buona notizia, è che possiamo ridurre le emissioni e impegnarci ancora per contribuire a contenere le temperature globali entro gli 1,5-2°C (siamo a +1,2°) rispetto ai livelli preindustriali. Se ci riuscissimo, potremmo aiutare a ridurre gli eventi di calore estremo.
"Nel prossimo decennio o due, dovremmo sicuramente aspettarci di vedere eventi più frequenti e di maggiore intensità, il che significa che i record di calore verranno superati con margini più ampi", ha spiegato l'autore dello studio Erich Fischer, scienziato del clima presso l'ETH di Zurigo.
I modelli su cui si basa la ricerca considerano le ondate di calore e l'intensità degli eventi sulla base dei margini con cui hanno battuto i record precedenti e lo studio usa modelli climatici in uno scenario ad alte emissioni. Lo studio è stato pubblicato alla vigilia dell'atteso nuovo report Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che, in vista del Cop26, raccontandoci gli scenari condivisi dagli scienziati di tutto il mondo, detterà le linee guida per l'accelerazione necessaria sulle azioni in termini di clima.
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Nel frattempo la ricerca appena diffusa rimarca come ondate di calore quali quella che ha colpito il Canada e il Nord-ovest degli Usa, ma anche quelle del Pacifico e dell'Australia negli scorsi due anni, sono destinate a diventare "molto più probabili in futuro", mettendo a rischio la vita di milioni di persone e di migliaia di ecosistemi. In particolare a rischio sono regioni oggi altamente popolate, come quelle del Nord America, la Cina o l'Europa, ricorda lo studio mostrando come in alcune località degli States potranno verificarsi eventi con temperature anche di quasi 20°C superiori alla media. "In queste zone si registreranno i salti più grandi negli eventi da record. E' davvero preoccupante" sostiene Fischer.
Lo scopo dell'analisi è avvertire il mondo alla necessità di "prepararsi" a tali eventi estremi che potrebbero causare migliaia di morti premature per via delle ondate di calore. Oltre all'intensità, i ricercatori sottolineano come il caldo potrebbe essere più frequente. "Gli estremi da record sono attualmente rari, ma la loro probabilità prevista aumenta rapidamente nei prossimi tre decenni" sostengono gli esperti che ricordano l'importanza di tagliare le emissioni il prima possibile.
Fra i casi citati nello studio, l'ondata di calore in Russia che nel 2010 ha contribuito alla morte di oltre 50 mila persone e quella europea del 2003 che ha portato a 70 mila morti premature. Vikki Thompson dell'Università di Bristol nel Regno Unito avverte: "con l'imminente Cop26 dobbiamo sperare che i responsabili delle politiche globali utilizzino prove come questa per dimostrare la necessità di ridurre subito le emissioni globali".
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