"Stiamo studiando, abbassate la voce. E non suonate il clacson, spegnete i motori, evitate le accelerazioni inutili”. La scuola chiede rispetto. Prima che la pandemia spegnesse le marce ambientaliste, e mitigasse la presenza di particelle sospese nell’aria, la questione “inquinamento a scuola” (atmosferico, ma anche acustico ed elettromagnetico) agitava gli studenti e soprattutto le loro famiglie. Legambiente aveva recentemente segnalato, negli ultimi report “Ecosistema scuola”, i molti istituti della Campania posizionati in territori critici sul piano dell’inquinamento da suono.
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A Bologna cinquecento alunni di tre medie - Dozza, Zappa, Farini - e del Liceo scientifico Sabin avevano indagato, student scientists, le Pm10 presenti nelle strade che circondavano i loro istituti. Era febbraio-marzo 2019 e i risultati emersi hanno aggiunto preoccupazione, le conseguenti assemblee dei genitori si sono vieppiù affollate. Ancora, a Taranto, conosciuto Rione Tamburi di fronte agli altoforni dell’Ilva, nel giugno 2019 le madri degli alunni della De Carolis e della Deledda, istituti cresciuti a ridosso delle pericolose “collinette ecologiche” dell’area, avevano impedito ai ragazzi di raggiungere le loro classi quando l’Arpa accertò un eccesso di diossina su banchi e mensole dell’istituto (un comprensivo, dall’infanzia alle superiori). “Non vogliamo spostare i nostri figli”, gridavano allora le mamme, “chiediamo per loro screening completo, anche se abbiamo paura di leggere i risultati, e una nuova struttura in un luogo sicuro”.
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Lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità che i bambini sono più sensibili alle conseguenze negative dell’inquinamento, fattore in grado di influenzare negativamente il loro sviluppo fisico e mentale, le capacità motorie e cognitive. Un lavoro dell’organizzazione “Con i bambini”, fatto insieme a Openpolis, ha individuato 1.101 edifici scolastici su 40.151 presenti in Italia (dati 2017) vicini a fonti di inquinamento atmosferico, il 2,7% del totale.
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Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia sono le regioni con la più alta percentuale, in questo senso. Sette regioni superano la media nazionale, tutte posizionate al Centro-Nord, ad eccezione della Puglia. Il Molise ha zero scuole a rischio inquinamento. Nelle province di La Spezia, Modena e Milano oltre il 10% dei plessi è vicino a fonti inquinanti. Il Lazio paga il suo primato (4,9% degli edifici a rischio) grazie alla presenza incombente della metropoli Roma. E a proposito di Puglia, la provincia di Foggia segna un 8,4%, Taranto il 5,3%.

La campagna Aria Pesa, siamo ancora a Bologna, avviando rilevazioni sul 70% degli edifici scolastici della città aveva certificato come nel 10% dei casi il livello di diossido d’azoto superava i limiti di legge, un altro 30% era al limite. Diecimila alunni bolognesi, di cui quattromila fra 3 e 10 anni, risultavano esposti a questo tipo di inquinante. Francesco Luca Basile, portavoce della campagna, ora dice: “Stiamo avvelenando gli stessi ragazzi scesi in piazza con Greta e contro i cambiamenti climatici”.

A Milano i Cittadini per l’aria si sono spesso mobilitati come genitori di studenti da difendere. Nell’hinterland di Salerno i fumi della Fonderia Pisano sono diventati ragione di protesta degli studenti del campus universitario di Fisciano.
Andrea Torti, già rappresentante degli studenti della Link (universitari) e animatore degli ambientalisti di Fridays for future, spiega: “La questione scuola è stata al centro dell’attenzione del movimento, però ci siano fermati alle pratiche ecologiche possibili all’interno degli istituti, l’approvvigionamento dell’acqua, il rifiuto della plastica. L’inquinamento scolastico è un argomento da sviluppare prossimamente”.
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Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli studenti: “La scuola deve essere il luogo per eccellenza in cui dare tutele, deve diventare un ambiente sano e confortevole. Le amministrazioni si devono impegnare per far crescere le aree verdi davanti agli edifici per l’istruzione e fermare l’edificazione lungo le grandi direttrici stradali. E’ anche una questione pedagogica, un luogo inquinato non favorisce l’apprendimento”.

Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente scuola e formazione, ricorda il report dell’associazione – “Ecosistema scuola” - che da vent’anni segnala istituti costruiti in aree di esondazione, vicino a campi elettromagnetici, e spiega: “Anche in Italia si sta affermando un movimento di genitori mobilitati sull'istituzione di strade scolastiche in risposta a fenomeni di inquinamento”. Le cose, per ora, non sembrano migliorare. E’ illuminante, da questo punto di vista, il confronto di Legambiente. Dal 2012 al 2017 sono aumentate le scuole allocate (da uno a cinque chilometri) davanti a un’area industriale, una discarica, un sito militare con sistema radar, un aeroporto. Sono più che raddoppiati, infine, gli istituti scolastici che sorgono a meno di 60 metri da un distributore di benzina.