
Le flotte stanno rispondendo all’aumento della domanda di tonno in scatola, ma l'epidemia impedisce di inviare persone sulle barche per controllare se si sta procedendo in maniera sostenibile. E così su alcuni pescherecci sono stati installate videocamere, sensori e sistemi che utilizzano algoritmi per rilevare le specie pescate. Mark Zimring, di The Nature Conservancy, un'organizzazione ambientale senza scopo di lucro, parlando con l’agenzia Bloomberg, ha paragonato il sistema a quello usato da Facebook nel riconoscimento dei volti.
"Stiamo iniziando a vedere una vera diffusione del monitoraggio elettronico e il Covid è stato un fattore determinate", ha detto Zimring in una video intervista dalla California. "Il monitoraggio elettronico non può ammalarsi, non può far ammalare il tuo equipaggio e non può essere danneggiato o minacciato." L'obiettivo è assicurarsi che le barche non riportino in modo errato il contenuto e il volume delle loro catture e garantire che le specie a rischio come le tartarughe e gli squali vengano rilasciate quando vengono catturate accidentalmente.

Consentire il controllo significa per gli armatori dimostrare che le loro navi soddisfano i requisiti di legge e quelli richiesti dal mercato, dove la clientela che vuol sapere come e dove è stato prodotto il cibo che mette in tavola sta aumentando. Ma la raccolta dati aiuta anche le flotte a diventare più efficienti. Gran parte del monitoraggio a distanza richiede però la collaborazione dell'equipaggio. Ad esempio, ai pescatori può esser richiesto di portare gli squali nel campo visivo della telecamera prima di rilasciarli.
L'ecodisastro alle Mauritius, le immagini
Il 25 luglio scorso la nave cargo Mv Wakashio si è incagliata al largo di Pointe d'Esny, a sud-est dell'isola di Mauritius. Dopo dieci giorni 1000 tonnellate di carburante hanno iniziato a riversarsi in mare. La chiazza nera - visibile anche dallo spazio, come documentato dal satellite europeo Sentinel-2 - ha raggiunto in estate un'estensione record di ventisette chilometri quadrati. Il disastro ha colpito un ambiente naturale, quello della barriera corallina, già messo a dura prova dalla crisi climatica e dall'acidificazione degli oceani. Anche l'economia del piccolo stato insulare, che ha nel turismo un'importante fonte di sostegno, ne esce gravemente danneggiata. Oggi, a cento giorni esatti dall'incagliamento, l'emergenza è ben lontana dall'essere superata.
I sistemi di monitoraggio costano tra i 14 mila e i 24 mila dollari all'anno per nave, con circa il 40-60% del denaro speso che serve per i servizi di analisi dei dati e delle riprese raccolte. Costi quindi molto, troppo, alti perché diventino una soluzione adottata su larga scala soprattutto nei Paesi in via di sviluppo come l'Indonesia, che insieme rappresentano una quota importante del pescato globale. Attualmente, meno di duemila navi sulle 100 mila di grandi dimensioni sono dotate di questi sistemi.
"Stiamo iniziando con la pesca su larga scala perché possono sopportare meglio i costi finanziari e di transazione", ha spiegtao Zimring. Convinto che la crescita della domanda dei consumatori per una pesca sostenibile più flotte adotteranno soluzioni simili facendo diminuire i costi. Mentre per i pescherecci piccoli, si pensa a testare app da istallare sullo smartphone.

Secondo i dati della Fao, circa un terzo della pesca mondiale è caratterizzato da sovrasfruttamento. Una minaccia per gli ecosistemi marini che sono già alle prese con il riscaldamento globale e l'inquinamento. Il Global Fishing Watch stima che ogni anno vengono prelevati dall'oceano più di 23 miliardi di dollari di pesce (attraverso la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
Oltre il 95% delle attività illegali si svolge su flotte autorizzate, secondo Zimring. "Abbiamo bisogno di informazioni su ciò che sta accadendo per avere la certezza che i prodotti ittici che escono da queste barche siano stati raccolti legalmente, in modo sostenibile e senza sfruttamento della manodopera. E ora il monitoraggio elettronico sta iniziando a spostarsi dalla sfera dell’impossibile a quella dell’inevitabile”.