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L'Artico si sta sciogliendo e non stiamo facendo nulla per salvarlo

Una muta di cani da slittadurante una spedizione in Groenlandia (Credits: Steffen Olsen / Centre for ocean and ice at the danish meteoroligical institute / Afp)
Una muta di cani da slittadurante una spedizione in Groenlandia (Credits: Steffen Olsen / Centre for ocean and ice at the danish meteoroligical institute / Afp) (afp)
La fusione del ghiaccio marino è una delle conseguenze più drammatiche e importanti del cambiamento climatico al Polo Nord. Ecco perché dovremmo preoccuparci
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La fusione del ghiaccio marino, a differenza di quello della Groenlandia e dell’Antartide, non contribuisce direttamente all’innalzamento del livello dei mari – immaginate un cubo di ghiaccio che fonde in un bicchiere: il livello dell’acqua nel bicchiere rimane lo stesso. Tuttavia, il ghiaccio marino rappresenta una delle conseguenze più drammatiche e importanti del cambiamento climatico nell’Artico. Questo ghiaccio si forma, infatti, tramite il congelamento della superficie dell’oceano ed è importante perché riflette gran parte della radiazione solare che raggiunge la sua superficie artica, di fatto raffreddando il pianeta. Quando il ghiaccio marino fonde, espone l’oceano sottostante (molto più scuro) che, di conseguenza, favorisce un aumento della radiazione solare assorbita ai poli e un ulteriore riscaldamento del pianeta.

La notizia che il ghiaccio marino nel mare di Laptev non si sia ancora formato alla fine di Ottobre è un ulteriore segnale che i cambiamenti ai quali stiamo assistendo nell’Artico sono drastici e a lungo termine. Infatti, non solo il ghiaccio marino in quella zona non si è ancora formato a tutt’oggi, ma quest’anno ha cominciato a fondere molto prima e più velocemente del solito, contribuendo al ritardato congelamento.

Paradossalmente alcune delle grandi nazioni, tra le quali Cina e Russia, puntano all’Artico per la presenza di giacimenti di minerali rari, per il controllo degli Oceani al largo delle coste delle proprie nazioni, per la presenza di giacimenti petroliferi sui fondali oceanici e per l’apertura dei passaggi a Nord-est e Nord-ovest che permetterebbero di ridurre costi e tempi di trasporto marittimi. Ancora una volta, purtroppo, il messaggio che ci viene dall’Artico è quello di un sistema che continua a sgretolarsi sotto la pressione continua, apparentemente impercettibile ma estremamente potente, dell’impronta umana attraverso l’emissione di gas serra.

E ancora una volta, invece di cercare di porre rimedio al problema, coloro che governano le grandi nazioni cercano semplicemente di soddisfare un interesse (di pochi) a breve termine, mettendo in ginocchio l’Artico e il pianeta sul quale viviamo,  e con loro le nostre vite.