

L'iniziativa online e dal vivo
Per questo nasce “La notte dei giganti”, un’occasione per mostrare il cielo, fare divulgazione e raccontare curiosità, scoperte scientifiche e missioni che hanno svelato i segreti di questi colossi: “In realtà dovremmo chiamarla ‘le notti dei giganti’, perché la manifestazione Uai dura tre giorni, da venerdì 24 a domenica 26 luglio - sottolinea Riva, che è anche direttore della rivista Cosmo di Bfc - si comincerà con un evento online, la prima sera, sui canali social dell’Unione astrofili, di Cosmo e, novità assoluta, anche in tv sul canale 511 di Sky. Parleremo di Giove e Saturno con interviste agli esperti e ci collegheremo in diretta con diversi osservatori astronomici italiani che ci mostreranno le immagini dei due pianeti al telescopio”. Durante la serata, che inizierà alle 21 e si concluderà a mezzanotte, sarà presentato anche il progetto Infinity, il telescopio spaziale italiano dedicato agli astrofili.In collegamento, per spiegare la scienza dei due giganti gassosi, ci saranno Federico Tosi, dell’Inaf/Iasp di Roma, che ha fatto parte del team della missione Cassini e adesso è nel team di Juno, e Federica Migliardo, fisico sperimentale dell'Università di Messina esperta di come gli estremofili riescono a sopravvivere in ambienti per noi proibitivi. Come, per esempio, gli oceani che si nascondono sotto la superficie di alcune lune di Giove e Saturno, Encelado ed Europa, le altre. Il 24 luglio e nelle due sere successive, gli osservatori astronomici organizzano, sempre per “la notte dei giganti” incontri divulgativi di osservazione, in presenza. Da giugno osservatori e planetari, hanno potuto finalmente riaprire al pubblico dopo il lockdown di marzo, con gli opportuni protocolli e dispositivi di sicurezza anti Covid.

Cosa c’è da vedere
Già da diverse settimane li vediamo viaggiare in tandem, da sudest verso ovest, anche se si trovano in realtà molto lontani tra loro. Alla minima distanza dalla Terra Giove si è trovato a circa 619 milioni di chilometri da noi, Saturno ben un miliardo e 346 milioni di chilometri. Ma sono talmente grandi che sorpassano in luminosità molte stelle. Riconoscere la luce di un pianeta è facile, perché non ‘sfarfalla’ come quella delle stelle. Il motivo che è gli astri sono molto più distanti e la loro luce è puntiforme. Quindi la turbolenza dell’atmosfera la fa vibrare. I pianeti invece, più vicini, anche se sembrano stelle, sono una sorgente leggermente più grande, non un singolo puntino. La loro luce quindi resta fissa.Per lo show vero, però, bisogna accostare l’occhio a un telescopio. Anche modelli amatoriali permettono di ammirare dettagli affascinanti: “Osservando Giove con i nostri telescopi si distinguono bene le bande atmosferiche la celebre macchia rossa, l’anticiclone. Ma poiché ruota su sé stesso in dieci ore, può capitare che sia nascosta - osserva Riva - e poi i satelliti medicei, le quattro lune scoperte da Galileo nel 1610, Io, Europa, Ganimede e Callisto. Di Saturno anche con piccoli telescopi si vedono molto bene gli anelli e se la turbolenza atmosferica lo consente anche la divisione di Cassini al loro interno. Con piccoli telescopi si riesce a osservare anche la sua luna più grande, Titano, con strumenti più grandi e professionali se ne possono scorgere anche otto o nove”.

A proposito di Giovanni Domenico Cassini, l’astronomo italiano in francia che, nel 600, dedicò parte dei suoi studi proprio a Saturno, l’osservatorio del suo paese natale, Perinaldo in provincia di Imperia, suo paese natale e a lui dedicato, con l’associazione stellaria, organizzano negli stessi giorni l’osservazione divulgativa proprio del pianeta con gli anelli: occhi su Saturno, che coinvolge diversi osservatori sparsi per l’Italia.
Il 22 maggio Marte più luminoso che mai. Accade ogni due anni
Ovunque vi troviate, domenica sera e per tutta la notte, alzate lo sguardo e cercate verso sud un luminosissimo punto nel cielo, dal colore tendente al rosso. La sua luce non è tremolante, perché non è una stella. Si tratta di Marte e bisognerà aspettare due anni per rivederlo di nuovo così bene. Il 22 maggio infatti il pianeta rosso si troverà in opposizione rispetto al Sole, osservandolo da Terra. Significa che la sua 'faccia' sarà illuminata per intero, così come accade per la Luna piena. Marte sarà, inoltre, particolarmente vicino, visto che si troverà alla minima distanza dalla Terra pochi giorni dopo, il 30 maggio. Dunque l'ultima settimana di maggio è il periodo migliore per osservarlo, a occhio nudo o grazie a un telescopio, magari di un osservatorio astronomico. Questa circostanza si verifica circa ogni due anni a causa della differenza nei periodi orbitali dei due pianeti. Il 30 maggio si troverà a circa 75,3 milioni di chilometri da noi, la minima distanza nell'ultimo decennio: per trovarlo bisogna guardare verso sudest dopo il tramonto, lo troverete sulla sommità della costellazione dello Scorpione, assieme a Saturno, Antares e alla Luna piena. Il 22 e il 30 maggio il virtualtelescope trasmetterà in streaming la diretta dell'osservazione