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Riaprono planetari e osservatori astronomici: "Luoghi di cultura come cinema, ma non riconosciuti"

Senza una normativa dedicata, riaprono in sicurezza con proprie linee guida. Ogni anno, più di mezzo milione di persone stacca un biglietto o si associa per assistere allo spettacolo del cielo. Capisaldi della divulgazione scientifica gestiti per la maggior parte da volontari, tuttavia non sono ancora inquadrati come cinema, teatri e musei

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Il cielo è lì che aspetta, e dal 15 giugno, assieme a teatri e cinema, un via libera sostanziale per riaprire ce l’hanno anche osservatori astronomici e planetari. Sostanziale perché nei decreti di Governo, ministeri ed enti locali non si fa menzione di queste realtà, che non sono inquadrate né come i cinema e i teatri né come i musei. Così le norme per ripartire in sicurezza se le sono scritte da soli. Eppure ogni anno centinaia di migliaia di persone staccano un biglietto per assistere allo spettacolo del cielo, proiettato sulla una volta di un auditorium o direttamente sbirciando dentro l’oculare di un telescopio. Per non parlare delle conferenze, degli incontri, lezioni di astronomia per tutti, grazie ai ciceroni del firmamento, molti dei quali sono volontari che, per passione, spalancano ogni settimana le porte del cosmo al pubblico.

Osservare il cielo in sicurezza

L’Unione degli astrofili italiani (Uai) e Planit l’Associazione dei planetari hanno stilato, insieme, le linee guida per riaprire in sicurezza. Ricalcano quelle per la riapertura delle altre attività, in assenza di una normativa specifica: "Ci siamo ispirati ai protocolli emanati per la riapertura delle chiese, per esempio - spiega Luca Orrù, presidente della Uai - e delle Regioni per la riapertura di musei, archivi e biblioteche. Cominciando dal numero massimo di capienza nei luoghi chiusi, che nel caso degli osservatori si riduce fino a un terzo rispetto a quella originale. Oltre alle mascherine obbligatorie e al distanziamento di almeno un metro, anche all’aperto quando si fa osservazione".
 
Saranno poi necessarie misure particolari, soprattutto per osservare con il telescopio, una delle attività che più affascinano il pubblico, perché si possono vedere con i propri occhi, in diretta, gli oggetti celesti: "Per noi è un punto di forza - sottolinea Orrù - ma sono da preferire webcam e camere che proiettano le immagini. Oppure con l’utilizzo di pellicole rigide, dei cilindretti di plastica trasparenti che si appoggiano all’oculare per evitare il contatto con l’occhio. Usa e getta o riutilizzabili, dopo la sanificazione. Li stanno adottando anche a livello europeo". Per le attività all’aperto si formeranno gruppi di 15-20 persone, per evitare assembramenti, mentre per conferenze e attività al chiuso (comprese le cupole con telescopio) bisognerà fare i calcoli in base ai metri quadri a disposizione.

Planetari: come al cinema

Il 15 giugno hanno riaperto le sale cinematografiche e i teatri. Chi è stato in un planetario sa che l’ambiente è simile, solo che lo schermo, o il palco, si trova in alto: "Lo standard è quello del distanziamento stabilito per qualunque tipo di sala - afferma Gianluca Ranzini, presidente di Planit - e dell’igienizzazione al termine di ogni attività. Alcuni grandi planetari hanno riaperto, come Torino, Padova, Ravenna. E anche realtà più piccole come quello dell’associazione Tuscolana, vicino a Roma o quello di Amelia". Il calendario comincia infatti a infittirsi: il 13 giugno è stata la volta dell'Osservatorio e Planetario di Anzi (PZ), il 19 toccherà alla Torre del Sole di Brembate di Sopra (BG) e il 22 il Centro don Chiavacci di Crespano del Grappa (TV).
 
Nel limbo, in cerca di una definizione, Orrù e Ranzini a maggio hanno firmato una lettera inviata al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, nella quale hanno presentato le linee guida adottate chiedendo "che la nostra peculiare fattispecie sia espressamente prevista e ricompresa nei provvedimenti volti alla riapertura degli altri luoghi della cultura, quali musei ed aree archeologiche, teatri, cinema, biblioteche etc. ai quali crediamo di appartenere a pieno titolo. Chiediamo altresì, appena ve ne sarà l’opportunità a valle delle attuali contingenze, approfondire in un incontro dedicato il tema del riconoscimento effettivo degli osservatori astronomici e dei planetari nel contesto più ampio dei beni e delle strutture culturali".
 
"Abbiamo fatto fatica a capire da che parte stavamo - riflette Orrù - musei, cinema, teatri? Non siamo musicisti, artisti o attori. Quindi abbiamo proceduto in autonomia per le linee guida. Noi come astrofili siamo volontari, che dedicano il tempo libero ad azioni di promozione sociale e interesse pubblico, tenendo aperte le strutture (osservatori, associazioni ndr) con grande sacrificio".

Mezzo milione di turisti del cielo

Franceschini, finora, non ha risposto: “Come associazione dei planetari avevamo scritto anche a Conte - dice Ranzini - per sottolineare che anche queste realtà sono state messe a dura prova, e di prendere in considerazione di aiutarle come è stato fatto per altre. Ma nessuno ci ha risposto”. Secondo le due associazioni, il settore è composto da oltre 340 enti, un centinaio di planetari e altrettanti osservatori sparsi per lo stivale. Calcolano che ogni anno il seguito di persone che partecipano alle attività sia tra i 500 mila e i 700 mila. A far loro da ‘ciceroni del cielo’ un piccolo esercito di 15 mila citizen scientists, per gran parte volontari.
 

Volontari che sono l’anima della gestione dei piccoli osservatori, i planetari invece significano molti posti di lavoro. Anche questo settore, nonostante la riapertura, è destinato a soffrire le incertezze del post-Covid: "I più piccoli e quelli itineranti, di fatto, oggi non credo possano riaprire, il distanziamento è tale che non è economicamente sostenibile - sottolinea Ranzini - bisogna accettare un pubblico molto ridotto, se riesci lo stesso con una gestione familiare e fai spettacoli brevi con meno persone, forse ce la fai. Ma serve ricambio aria, igienizzazione delle superfici eccetera. È una situazione difficile perché il pubblico deve essere ridotto almeno di due terzi". E le realtà sono molto diverse tra loro. Il Planetario di Milano per esempio, uno dei più antichi, ha difficoltà tecniche, chiosa il presidente di Planit: "Ha 375 posti e potrebbe ospitarne 100, il problema lì è il sistema di aerazione. Anche se per ora la risposta è positiva, le piccole capienze attuali sembra siano riempite. Bisognerà vedere però cosa succederà a ottobre una volta riaperte le scuole". Le gite scolastiche rappresentano infatti la fetta di pubblico più larga di chi accede ai planetari.

Nonostante tutto, però, si riparte. Durante il lockdown si è fatto molto in streaming con lezioni e incontri divulgativi. Adesso è ora di uscire. L’estate è la stagione ideale soprattutto per gli osservatori. E gli eventi non mancano. Si comincia il giorno del solstizio d’estate: “Il 21 giugno ci sarà una eclissi di sole visibile dalle 6.30 di mattina dal Sud Italia, dopo l’alba - spiega Orrù - capita a poca distanza dal solstizio, così faremo un “Sun day”, con diretta dell'eclissi. Per salutare l'inizio dell'estate astronomica.

Il 30 giugno molti osservatori organizzano eventi in tutta Italia per l’Asteroid day, la partecipazione di solito è massiccia. A luglio avremo la 'Notte dei giganti': Giove e Saturno in opposizione e saranno osservabili per gran parte del cielo estivo. A seguire la notte dedicata al pianeta con gli anelli, “Occhi su Saturno”. Poi ci saranno le notti delle stelle cadenti, con le Perseidi, una buona occasione per osservare il cielo estivo, a settembre la serata dedicata alla Luna, il Moon watch party, infine l’opposizione di Marte a ottobre”.