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"Ecco perché potrebbero esistere ben 36 civiltà extraterrestri"

Dai calcoli di due ricercatori dell'Università di Nottingham, basati sulla formula di Drake, nella Via Lattea potrebbero esistere alieni in grado di inviare segnali per comunicare. La ricerca parte da modelli classici e propone un nuovo approccio teorico di calcolo

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"Perché la Terra dovrebbe essere l'unico pianeta in grado di supportare la vita umana?", chiedeva Einstein nel 1920, cento anni fa esatti. Questa è la stessa domanda che ci poniamo oggi, senza aver trovato ancora una risposta. Gli scienziati, però, nel frattempo si sono attrezzati per provare a trovarla: nel 1961 l'astronomo Fran Drake formulò un'equazione per stimare il numero di civiltà extraterrestri, nella nostra galassia, in grado di comunicare. Oggi, uno studio dell'università di Nottingham riprende in mano questa equazione e altre ipotesi, proponendo un approccio alternativo per calcolare il numero di possibili forme di vita extraterrestri intelligenti e attive. Il risultato? Sono ben 36, secondo i calcoli teorici dei ricercatori di Nottingham. Lo studio è pubblicato su The Astrophisical Journal.   

Alieni, non solo al cinema

Dal piccolo E.T. l'extraterrestre al verde Yoda di Guerre Stellari, fino al vulcaniano Spock dalle orecchie a punta di Star Trek: il cinema è pieno di alieni intelligenti che riescono a entrare in contatto con noi. Ma anche la scienza si è data da fare per capire se gli alieni esistono. Un esempio è proprio la formula di Drake, che si fonda su vari parametri, come il tasso medio annuo con cui si formano nuove stelle e stelle che possiedono pianeti, nonché la presenza di pianeti in grado di supportare la vita.

I segnali nello spazio

L'equazione è ancora usata nell'esobiologia – la biologia che studia l'eventuale esistenza di vita extraterrestre – e nel programma di ricerca Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence - Ricerca di intelligenza extraterrestre), che coinvolge principalmente gli Stati Uniti, e il Seti Institute, fondato da Drake. Il programma è basato sull'idea che civiltà extraterrestri avanzate sarebbero in grado di inviare nello spazio segnali radio - di fatto messaggi interstellari - della loro presenza e che altre civiltà, compresa la nostra, potrebbero riuscire a rilevarli tramite radiotelescopi molto potenti. Ci fu anche un precedente, il segnale radio noto come Wow! nel 1977, la cui origine non è nota – e non esiste un'interpretazione condivisa - che però non fu seguito da ripetizioni dell'evento.

La teoria delle 36 civiltà extraterrestri

Gli autori, Tom Westby e Christopher J. Conselice, sono partiti proprio dall'equazione di Drake, modificando però alcune assunzioni per aggirare gli ostacoli dell'equazione stessa, ad esempio gli elementi risultati impossibili da calcolare per le conoscenze attuali. Partendo dall'approccio di Drake, che pure rimane nella sua struttura molto valido, sono arrivati quindi alla stima concreta di 36 forme di vita aliene, che resta pur sempre però una valutazione teorica e ipotetica.
 

L'idea alla base è che in un pianeta con condizioni molto simili a quelle presenti sulla Terra, all'interno della zona abitabile e che orbita intorno a una stella che vivrà abbastanza a lungo, è possibile che forme di vita si siano formate e sviluppate con tempi e modi somiglianti rispetto a quanto avvenuto sul nostro pianeta. Il risultato del calcolo è che 36 pianeti, all'interno della nostra galassia, potrebbero presentare queste condizioni e dunque potenzialmente ospitare civiltà intelligenti.

L'interpretazione del risultato

Si tratta della prima stima di civiltà extraterrestri intelligenti e comunicanti, da cui potremmo ricevere segnali, come spiegano gli autori, che rimarcano l'unicità del risultato. Tuttavia, con le tecnologie di oggi è impossibile testare il risultato per provarne la validità. Dai calcoli, infatti, i pianeti con queste ipotetiche comunità aliene sarebbero molto lontani da noi, in media ben 17 mila anni luce e questo renderebbe impossibile la comunicazione diretta e la possibilità di rintracciarli con le tecnologie di cui disponiamo oggi.
 
Ma continuare a studiare il problema e cercare questi segnali potrebbe essere molto importante, non solo per soddisfare la nostra curiosità sugli alieni. Questo approccio, infatti, come spiegano gli autori, fornisce un modello scientifico, seppure teorico, basato su calcoli probabilistici, per studiare l'eventuale presenza di forme di vita extraterrestre e per avere maggiori informazioni su tempi e modalità con cui nasce - o non nasce - una civiltà intelligente in grado di comunicare. E chissà che in futuro, con tecnologie più avanzate di quelle attuali, non possiamo rispondere a qualcuno di questi interrogativi che ci poniamo da sempre.