

Elon Musk è pronto a un nuovo appuntamento con la storia. Il suo Falcon 9 svetta da giovedì sul "launch pad" 39A, lo stesso dal quale decollarono Armstrong, Aldrin e Collins nel 1969 verso la Luna. Pronto al lancio alle 22:33 ora italiana (meteo permettendo). Nello stesso punto svettava, mezzo secolo fa, il Saturn V, il più potente razzo che abbia mai volato. E in anni più recenti lo Space Shuttle. Questa volta non si va così lontano, non ancora. La targa della Tesla recita ISSBND (ISS Bound, "diretti verso la Iss"). Non ci era mai arrivato più nessuno, decollando dal suolo americano, dal 2011, quando per l'ultima volta uno Shuttle atterrò planando sulla pista di Cape Canaveral.
Sarà un momento epocale, al quale assisterà anche il presidente Donald Trump, che è atteso insieme al suo vice Mike Pence al Kennedy Space Center. L'America ritroverà così l'autonomia per lanciare i suoi uomini nello spazio e senza più dipendere dai russi e dalla loro Soyuz. E riprende slancio per una nuova corsa che farà tappa sul nostro satellite entro pochi anni.

Prima la Luna
Il primo step sarà portare la prima donna sulla Luna nel 2024. Quando assieme ai colleghi lascerà la sua impronta sulla soffice regolite, lo farà scendendo da un modulo privato, commissionato dalla Nasa a una tra SpaceX, Blue Origin e Dynetics. La Nasa ha destinato quasi un miliardo di dollari solo per la fase di sviluppo dei tre veicoli. Il programma che prende il nome di Artemis, sorella di Apollo, culminerà con l'allunaggio degli astronauti tra quattro anni (se il Congresso assicurerà i fondi necessari), per arrivare a costruire un insediamento. Sono le prove generali per capire come, (se) e quando si potrà dare corpo al sogno di mettere un piede su Marte.
A spingere la capsula diretta verso la Luna sarà un modulo di servizio europeo. Altre tecnologie all'avanguardia del nostro continente, molte italiane, sono servite e serviranno all'Agenzia spaziale americana per fare rotta sempre più lontano. Assieme a europei, canadesi e giapponesi stanno sviluppando il Lunar Gateway, una nuova stazione spaziale da costruire questa volta attorno alla Luna. Ma sarà sempre la Nasa a fare da battistrada. Nessun altro ha la tecnologia e la velleità per arrivare così lontano. E l'America possiede il sistema imprenditoriale per renderlo possibile.

Nel frattempo si continuerà a esplorare con sonde e robot. Come stanno facendo i cinesi da qualche anno, sbarcati (i primi e i soli) con un rover sul lato nascosto della Luna. Anche loro più che mai in corsa, ma senza gregari.
Spazio ai privati
A differenza di come è andata per tutta l'epoca spaziale, le aziende private saranno il mezzo e anche uno dei fini, di questa ripartenza. Servizi chiavi in mano, un nuovo modello di business che Musk ha aggredito e fatto suo. Dopo aver vinto commesse Nasa per i rifornimenti alla Stazione spaziale internazionale, e ora per portarci gli astronauti, SpaceX si è assicurata infatti anche il servizio cargo per trasportare gli elementi del Lunar Gateway.
Prima Obama con un atto nel 2015, poi Trump ad aprile 2020 con un "executive order", hanno tratteggiato la visione futura degli Usa fuori dall'atmosfera: il via libera ai privati per andare e fare business. L'executive order di Trump nega esplicitamente che lo spazio extra atmosferico sia un bene comune. Senza contraddire l'Outer space treaty del 1967, è un invito, a chi ne sarà in grado, di trarre profitto da tutto quello che c'è da scoprire, scavare, e, in definitiva, vendere.
L'intenzione è di lasciare che l'industria trovi la sua strada e stare a vedere cosa succede. Solo dieci anni fa pensare a razzi riutilizzabili che decollano e poi tornano al suolo per essere riutilizzati sembrava una follia. Musk, a meno di dieci anni dalla primo cargo inviato in orbita, è arrivato a lanciare astronauti nello spazio. Richard Branson sta testando tecnologie aeronautiche per lanciare satelliti e fare "turismo spaziale". Sulle spalle di grandi visionari si stanno compiendo passi da gigante e il cielo non è un confine all'ingegno. Un giorno qualcuno di loro potrebbe decidere di investire le sue immense ricchezze per andarsi a prendere quello che c'è là fuori. Miniere spaziali come nei racconti di Asimov, crociere stellari o servizi di qualsiasi tipo. E aprire un nuovo mercato, come nella corsa all'oro in California che diede vita a un indotto esponenziale.
Dopo aver messo i propri astronauti nelle "mani" di una azienda di trasporti spaziale, l'America quindi svela un disegno preciso, votato alla libertà d'impresa. Di recente, la Nasa ha pubblicato i principi per un nuovo trattato internazionale sullo sfruttamento della Luna. Gli "Artemis accords" contengono, oltre al richiamo a una cooperazione internazionale, anche un primo accenno alla spartizione di un altro mondo, con la creazione di "safety zones" per "prevenire interferenze" tra nazioni (e aziende nazionali) che operano lassù.
Il primo passo verso Marte
A luglio 2020 decolleranno verso il Pianeta rosso tre missioni robotiche (dovevano essere quattro, ma Exomars 2020 dell'Agenzia spaziale europea è stata posticipata di due anni, anche ma non solo a causa del Coronavirus). Mars 2020 della Nasa, Hope degli Emirati Arabi e la cinese Tianwen 1. Questo per sfruttare la posizione favorevole di Terra e Marte, più vicini. Nessuno è ancora in grado di sapere quando un uomo potrà arrivarci.Una colonia lunare servirà, certo, per mettere a punto le tecnologie necessarie a sopravvivere per mesi a milioni di chilometri di distanza. Ma facendolo a due passi, diciamo a due o tre giorni di viaggio da casa. L'obiettivo dichiarato durante l'amministrazione Obama, dallo stesso presidente, è la decade del 2030. Nel frattempo, Elon Musk sta già costruendo il razzo per andarci, si chiama Starship e attende a breve il suo volo inaugurale.