
"Nelle regioni centrali, la distribuzione degli indicatori nei quintili risulta maggiormente concentrata nel terzo quintile, con situazioni più favorevoli in Toscana e Umbria mentre la distribuzione del Lazio presenta quote più pronunciate di indicatori nel secondo quintile evidenziando situazioni più sfavorevoli. Nelle regioni meridionali i valori assunti dagli indicatori sono tra i più bassi, con quote significative di presenze nel primo quintile soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania (rispettivamente 58,3%, 52,2% e 48,5%) mentre in Abruzzo, Molise e Sardegna la distribuzione appare meno sfavorevole", spiega il rapporto.
Il report dell'Istat mostra un "quadro complessivamente positivo", con l'Italia che fa progressi nell'alimentazione e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma passi indietro su consumo e produzione responsabili. Rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu, la percentuale di indicatori con variazione positiva è "alta" per i Goal 2 (Fame zero, 71,4%), e 13 (Agire per il clima, 66,7%) mentre nei Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) e 15 (La vita sulla terra) si molti indicatori peggiorano.
"Il costante miglioramento della dimensione ambientale - continua il testo - è stato trainato dai progressi nel settore dell'energia pulita e nel consumo responsabile mentre il miglioramento degli indicatori su salute e istruzione ha guidato il percorso positivo della dimensione sociale: tuttavia, per tutte e due le dimensioni si assiste a un rallentamento nell'ultimo anno".