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Nei fluidi più antichi del Sistema solare i "mattoni della vita"

I ricercatori hanno utilizzato tecniche all'avanguardia per mappare i singoli atomi rinvenuti su ROM Tagish Lake, un asteroide risalente a più di 4,5 miliardi di anni fa

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Un frammento del meteorite Tagish Lake (Credits: Mike Zolensky, NASA’s Johnson Space Center)
Un frammento del meteorite Tagish Lake (Credits: Mike Zolensky, NASA’s Johnson Space Center) 
Alcuni dei fluidi più antichi del Sistema solare potrebbero essere stati le basi dei "mattoni della vita". Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, condotto da un team internazionale di ricercatori provenienti dal Royal Ontario Museum (ROM), dalla McMaster University e dalla York University. I ricercatori hanno utilizzato tecniche all'avanguardia per mappare i singoli atomi rinvenuti su ROM Tagish Lake, un asteroide risalente a più di 4,5 miliardi di anni fa.

"Utilizzando la tomografia a sonda atomica del Canadian Centre for Electron Microscopy (CCEM), abbiamo analizzato le molecole tra i granuli di magnetite che probabilmente si sono formati sulla superficie dell'asteroide", spiega Lee White del Royal Ontario Museum.  

"Sappiamo che l'acqua era abbondante nelle prime fasi del Sistema solare, ma abbiamo pochissime prove dirette della chimica o dell'acidità di questi liquidi, che sono stati comunque fondamentali per la formazione e l'evoluzione degli amminoacidi e successivamente della vita microbica", prosegue il ricercatore, aggiungendo che lo studio potrebbe aprire la strada ad una conoscenza più approfondita dei meccanismi che portarono alla formazione della vita. "Siamo stati in grado di studiare caratteristiche con un ordine di grandezza di poco meno di 10 miliardesimi di metri, misurando la composizione delle particelle e visualizzando la distribuzione degli elementi all'interno del materiale", precisa Brian Langelier, ricercatore presso il CCEM.

"Grazie alla tomografia possiamo studiare oggetti mille volte più sottili di un capello. Dato che le missioni spaziali riportano minuscole quantità di materiale dallo spazio, queste tecniche saranno fondamentali per studiare più a fondo il nostro Sistema solare e allo stesso tempo preservare i campioni per le generazioni future", concludono i ricercatori.