“La vendetta di Giobbe”: indagine ai tempi del Covid fra Trieste e Monfalcone
Esce nella collana Noir del Gruppo Gedi il giallo di Roberta De Falco con l’ispettrice Elettra Morin in edicola dal 1° aprile con Il Piccolo

TRIESTE Un'indagine tra Trieste e Monfalcone, che tocca Contovello e lambisce Grado. Un'indagine ai tempi del Covid, tra fine novembre e inizio dicembre del primo anno di pandemia. E in più, una lettura in tinta gialla dei fenomeni sociologici che attraversano questo estremo angolo a Nord Est, più Monfalcone che Trieste in verità, con la diffusa presenza degli immigrati bengalesi e il loro sfruttamento, in tutti i sensi.
In “La vendetta di Giobbe” , dal primo aprile nelle edicole con “Il Piccolo” al prezzo di 8,90 euro più il costo del giornale, nuovo titolo della collana Noir (pagg. 268) del Gruppo Gedi (e già segnalato in queste pagine alla sua prima edizione nel maggio dello scorso anno), Roberta De Falco racconta come all’alba di una Trieste invernale un pensionato si imbatta nel cadavere di un agente immobiliare. Dell’omicidio viene accusato un operaio originario del Bangladesh che dalla vittima aveva comprato una casa a Contovello: la vicenda di un uomo ignaro che persone senza scrupoli avevano preso di mira, ordendo una truffa ai suoi danni così ben congegnata da risultare impossibile da svelare e, soprattutto, da smascherare. E che ora si ritrova sospettato di essere un assassino. Il commissario Elettra Morin, appena rientrata in città da Monfalcone nell’ufficio in cui ha lavorato come giovane poliziotta, non crede però alle superficiali evidenze.
Roberta De Falco (pseudonimo dietro al quale si cela l'autrice e sceneggiatrice per il cinema e la tv Roberta Mazzoni) conferma con questo suo ultimo lavoro di essersi costruita una solida professionalità come giallista, avviata con il personaggio di Ettore Benussi, capo della Mobile di Trieste, dopo cinque indagini “spedito” in pensione per fare spazio a Elettra Morin, che sin dall'inizio comunque di Benussi era la principale collaboratrice assieme al collega (collega... solo collega?) Valerio Gargiulo, il quale ora riappare in scena nei panni di pm.
Ebbene, dalle indagini di Elettra Morin emerge così una storia di raggiri veri e propri commessi ai danni di lavoratori bengalesi ma anche di riscatto per i figli di quegli stessi immigrati asiatici, di amicizie equivoche ma anche di amicizie solide e fedeli, di segreti taciuti e di svelamenti felici, di figli tragicamente “persi” e di figli magicamente “trovati”. Ed Elettra Morin (“ispettrice forte e indipendente”, disse in un'intervista Roberta Mazzoni-De Falco, “ispirata a Susanna”, Susanna Tamaro, di cui è compagna di vita da oltre trent'anni), chiusa la saga dedicata al commissario Benussi (figura che in quest'ultimo lavoro ha comunque un cammeo), è solida protagonista in tutta la sua intensa complessità, all'interno di un giallo che sa mantenere alta la tensione fino alle ultimissime drammatiche pagine. «Ho voluto raccontare – spiega Roberta De Falco - la vicenda di un uomo per bene che, per una serie di cause per lui incomprensibili, resta stritolato in un meccanismo più grande di lui, che rende il suo futuro una landa desolata, senza apparente via d'uscita. Una storia di disperazione e impotenza». E poi sullo sfondo c'è ancora una volta Trieste. La Trieste che l'autrice conferma di conoscere e amare, la Trieste “città di mare e di roccia, di vento e di ombre”, di “brusche scortesie e di eleganza atavica”, “con le sue aristocratiche ambizioni e la sua fatale inerzia”. Ma pure la Trieste nella quale, ad esempio, un ispettore romano fa davvero fatica ad ambientarsi arrivando a definirla città “ di morti viventi”.
Il tutto, appunto, ai tempi del Covid. Ecco allora il commissario che Elettra Morin è chiamata a sostituire, quel Renato Fonda (che aveva a sua volta sostituito proprio Benussi) portato via dal virus. Ecco la pm Rosanna Guarnieri che vive terrorizzata difendendosi armata di Ffp2, guanti in lattice e visiera ma finirà comunque con l'essere contagiata. Ed ecco anche chi, insofferente a tutto, la mascherina la porta sempre e rigorosamente sotto il naso, e comunque finisce con ritrovarsi il carattere “sempre più abrasivo”.
In una storia carica di suspense e ricca di spunti di riflessione sull'attualità in ogni sua sfaccettatura. —
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