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La grande Festa del Libro parte dal mare di Trieste in bilico tra corpo e mente

Il 14 settembre la triplice inaugurazione del festival in contemporanea da Pordenone, Lignano e dal Ridotto del teatro Verdi dove si confrontano gli scrittori Mauro Covacich e Josef Pánek

Mary B. Tolusso
2 minuti di lettura

TRIESTE. La Storia è la grande protagonista di Pordenonelegge. Una storia che negli ultimi due anni ha messo a dura prova il mondo, con la crisi pandemica prima e ora con la crisi energetica.

Nel frattempo i confini dell’Est si sono destabilizzati, con le conseguenze che sappiamo, insomma un’attualità geopolitica che scandisce le nostre esistenze.

“Rigenerazione” è la parola chiave del festival, quasi un atto scaramantico per segnare una possibile riconquista di pace. E di salute.

Lo dice bene la spiga di grano che campeggia come logo della rassegna.

L’inaugurazione del festival prevede sei grandi voci della letteratura italiana e internazionale.

Dopo l’anteprima che ha collegato Pordenone a Praga la scorsa settimana (l’incontro con l’ex presidente Václav Havel), ecco nuovi ponti-città del Friuli Venezia Giulia, deputati ad aprire il sipario della manifestazione. Stasera Pordenone, Trieste e Lignano Sabbiadoro apriranno la XXIII edizione del festival, quasi in simultanea, ospitando tre eventi e sei scrittori. Si parte alle 18.30 al Teatro Verdi di Pordenone con la scrittrice ceca Radka Denemarková e l’autrice italiana Silvia Avallone, intervistate de Alessandro Catalano e impegnate nel “Dialogo sul presente, sull’orlo dell’Europa”. Dalla Terrazza a Mare di Lignano Sabbiadoro, alle 21, riflettori puntati sul dialogo “Alla ricerca di storie vere”, con la scrittrice ceca Markéta Pilatova e Matteo Bussola, intervistati dal curatore del festival Alberto Garlini.

L’altro mare protagonista dell’iniziativa è quello di Trieste. Sempre alle 21, alla Sala Ridotto del Teatro Verdi, saranno presenti Mauro Covacich e Josef Pánek sul tema “Con il corpo qui, con la mente ovunque”, intervistati dalla curatrice di Pordenonelegge Valentina Gasparet: «Covacich e Pánek sono profondamente calati nel presente – osserva Gasparet – nelle sue pieghe e contraddizioni, vicini nel raccontare i luoghi da cui provengono, attraverso il filtro dell’altrove, della distanza. Quella distanza che proprio il filtro della scrittura impone». Si svolgerà quindi al Ridotto del Verdi il dibattito su “corpo” e “mente” esaminati nelle loro molteplici relazioni. Pánek è autore di un sorprendente romanzo, “L’amore al tempo dei cambiamenti climatici” (Keller), vincitore inoltre del Premio Magnesa Litera (il Campiello della letteratura ceca). Affronta temi universali come l’amore, la diffidenza tra culture diverse, l’emarginazione, Oriente e Occidente. Ma appunto l’obiettivo è anche l’inconsapevolezza di corpo e mente, perché tutti temiamo i cambiamenti senza renderci conto che attorno a noi si stanno verificando le più grandi trasformazioni di sempre.

Dall’altra parte Mauro Covacich è l’autore italiano che più ha esaminato l’identità del corpo e le sue potenziali tensioni e cadute. Ce lo raccontano i suoi protagonisti fin dall’inizio, dall’ “Amore contro” dove il corpo diviene simbolo e metafora di un amore impossibile, per fluire poi nel Ciclo delle stelle, ovvero nei protagonisti della pentalogia. Ecco allora che corpo e mente assumono una complessità che ha a che fare con l’identità, l’imperativo sarà quello di avvicinarsi a un “reale” che assottiglia sempre più scrittura ed esperienza. Insomma due autori che hanno indubbiamente un codice comune nelle questioni della realtà e delle sue trasformazioni, dei diversi modi di recepire l’identità, fino a una feroce autoanalisi, fino al raggiungimento di una qualche consapevolezza. Farlo con il corpo è qualcosa di estremamente autentico, in fondo il corpo non ha sogni, ci restituisce la verità di uno stato (emotivo, fisico) e, come ha scritto Covacich: «la mente è il sistema del corpo che pensa».

Dai tre dibattiti parte il Festival che quest’anno – dal 14 al 18 settembre – prevede 596 incontri, impossibile elencarli. Diversi i focus storici sulla Somalia, sulla Cecoslovacchia e sull’Ucraina con lo scrittore Aleksej Nikitin, in collegamento da Kiev e l’anteprima dell’antologia “Poeti d’Ucraina” (Mondadori). Tre i premi Pulitzer presenti: Joshua Cohen, Jericho Brown e Jumpa Lahiri che a Pordenone riceverà il Premio Crédit Agricole Friuladria. E ancora Jonathan Gottschall, Sasha Marianna Salzmann, Jason Mott, Olivier Sibony e molti altri ospiti stranieri oltre i più celebri autori italiani.

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