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Da Gigetta Tamaro lezioni d’architettura con rigore e fantasia

Apre sabato al Magazzino delle idee “Tu mi sposerai” la rassegna di progetti, oggetti, immagini, collage

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TRIESTE Ironica ma rigorosa, semplicemente elegante, fantasiosa con idee chiare: così appare l'architetto Gigetta Tamaro nella mostra a lei dedicata, che s'inaugura al Magazzino delle idee sabato 22 aprile alle 18, rievocandone in un ritratto a tutto tondo il talento, la personalità, la vita. La rassegna è organizzata dall'ERPaC (Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Fvg - Servizio promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio), che recentemente ha preso in gestione lo spazio e i contenuti allestitivi del Magazzino. Con una novità: ora si accede da corso Cavour 2, mentre la precedente entrata fronte mare è per i disabili.

«Una professionista che dalle terre d'Istria ai templi d'arte newyorkesi sapeva raccontare passione per l'architettura, per l'arte e per la vita», commenta l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti. «Insieme al marito Luciano Semerani e ai quattro figli ha regalato alla città di Trieste e al mondo uno sguardo personalissimo, non solo dal punto di vista architettonico e visivo, ma principalmente attraverso la cultura della multidisciplinarietà che l'architettura racchiude».

«Abbiamo intrapreso insieme l'avventura di collaborazione tra il Teatro Miela, di cui ero presidente, e la Stazione Rogers», ricorda ancora Torrenti, che sarà alla vernice con il direttore del Servizio promozione ERPaC, Antonio Giusa -. Lei ha regalato alla città un piccolo gioiello, un luogo in cui le relazioni di una vita intera hanno trovato spazio di espressione e confronto. Lavorando senza sosta, Gigetta è riuscita a creare quel 'dialogo tra le discipline' che tanto amava».

 

 

Visitabile fino al 2 luglio, la rassegna s'intitola emblematicamente “Tu mi sposerai”, prendendo spunto da una frase scherzosa appuntata da Gigetta a margine di un disegno per un concorso per un parco a Merano. Motto che, assieme al relativo bozzetto, realizzato prendendo spunto dalla forma di una foglia, rappresenta il logo di tutta la mostra, perché lei accompagnava spesso le forme e i colori dei progetti con parole ambigue, quasi fosse un interrogarsi sul senso delle azioni di cui predisponeva la scena. Così accade appunto nel caso del "giardino dell'amore" di Merano, dove due percorsi diversi conducono comunque allo stesso fine, che non sembra più essere l'amore bensì il matrimonio. Una sorta di teatralizzazione dell'atto creativo, come annota acutamente il curatore della mostra, Luciano Semerani, il compagno di una vita dedicata all'architettura, nell'introduzione all'esaustivo e vivace catalogo (Marsilio), di cui è autore assieme alla figlia Giovanna.

In quest'ultimo, e in mostra, il progetto per il parco di Merano rappresenta, assieme agli altri, un'autentica lezione di architettura, perché testimonia la genesi del progettare, l'appassionato ricercare da parte dell'autrice - attraverso l'”insistenza” del disegno - la soluzione compositiva perfetta. In mostra infatti ci saranno solo lavori che documentano la fase della ricerca: quasi 100 originali in gran parte inediti, accompagnati da oggetti come l'orologio d'aeroporto, modelli, interessanti sculture, collage, strappi, cartocci, fotografie.

E in quest'occasione viene svelata anche la Gigetta artista che, molto spesso assieme alla figlia Matilde, crea tra il 2002 e il 2015 originali décollage e bricolage, un gesto di libertà assoluta dopo tanto esercizio del comporre architettonico e urbanistico, che comunque deve tener conto di alcune regole. Un atto d'indipendenza che lei esprime, seguendo il concetto contemporaneo del riciclo dei materiali, a Venezia.

Nata a Trieste nel 1931 da famiglia piranese, vi si era trasferita dopo la seconda guerra mondiale, laureandosi in architettura e coltivando intense amicizie come quelle con il pittore Ludovico De Luigi e il regista Tinto Brass. Per questa città che adorava, condividendola con Trieste, aveva firmato anche interventi di rilievo per l'Ospedale dei SS. Giovanni e Paolo (1978-2006), testimoniati in mostra assieme a quelli "triestini", tra i quali l'Ospedale e le Cliniche universitarie di Cattinara, il Silos trasformato in Terminal automobilistico, le piazze S. Antonio e Ponte Rosso e l'Archivio municipale. Chiarezza ed energia le sue doti principali, che rincontriamo anche nel progetto di concorso per la ricostruzione dei Souks di Beirut, nelle piazze centrali di Muggia e Latisana, nei progetti per Trieste esposti alle Triennale di Milano e nei diversi allestimenti espositivi. L'ultimo, per "Parodia", firmato nel 2016 poco prima di morire.

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