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Il mondo negli scatti di Horst P. Horst

Al Victoria & Albert una retrospettiva dedicata al grande fotografo

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LONDRA Alcuni lo ricordano per la maestria nell'utilizzo del “chiaroscuro”, altri per le famose copertine di Vogue degli anni '40 e '50, altri ancora per l'omaggio fattogli da Madonna negli anni '90, quando all'interno del suo famoso video 'Vogue', ricreò la celebre posa del “Corsetto di Mainbocher”. In più di sessanta anni di carriera, Horst P. Horst è riuscito a creare un vasto archivio fotografico che racconta la sua versatilità dietro l’obbiettivo, le sue muse e i divi dell'epoca nel corso di sei decadi.

Il Victoria & Albert Museum di Londra, in occasione della nuova programmazione 2014-2015, ha deciso di celebrarne la carriera allestendo una delle più complete retrospettive dedicate al grande fotografo. Visitabile fino al 4 gennaio 2015, “Horst: Photographer of Style” traccia l'intensa avventura di un artista che, sebbene celebre per essere stato uno dei collaboratori di punta di Vogue (specialmente per le edizioni Francia, Uk e Usa) e House & Garden, nella sua attività ha spaziato in molti campi, dalla natura all’architettura all’archeologia. In mostra più di duecentocinquanta fotografie, alcuni abiti di alta moda firmati da Jean Patou, Lanvin, Vionnet, Schiaparelli e Chanel, corrispondenze con artisti e colleghi, cimeli appartenuti a couturier come Chanel.

Il filo conduttore nella vita di Horst - così come nella mostra - sono le tonalità del bianco e del nero, che il V&A ha voluto ricreare nell'allestimento. Non solo richiamano la maggior parte della produzione “Horstiana” - dato che il fotografo iniziò la sua carriera agli inizi del '900 - ma celebrano una delle sue grandi peculiarità tecniche: il chiaroscuro. L'alternarsi delle due tonalità non restringe però la mostra a un mero susseguirsi di scatti dal sapore retrò. Piuttosto il bicolore serve da linea guida all'interno della variegata personalità dell’artista.

Quello che rimane impresso a prima vista, anche ai neofiti, è la tridimensionalità delle composizioni. Ogni scatto, quelli in bianco e nero così come quelli a colori, a partire dalla fine degli anni '30, ha una plasticità che raramente si rintraccia nelle immagini dei suoi contemporanei. Horst, infatti, è stato un precursore dei tempi, un avido osservatore, nonché maniacale perfezionista. E questi suoi tratti, nelle foto, traspaiono candidamente. Non stupisce dunque scoprire che impiegasse fino a due giorni solo per il posizionamento delle luci, alla ricerca del chiaroscuro perfetto.

Talentuoso e di affabile, coinvolgente personalità. Le modelle lo veneravano. È Horst a far decollare la carriera di alcune di loro negli anni '40 e '50, come Carmen Dell'Orefice, allora solo 14enne (la splendida ottantatreenne oggi tuttora attiva, con la chioma bianca), Muriel Maxuell, Dorian Leigh, e, in anni più vicini a noi, una giovanissima Jasmine Le Bon nell'86. Esaltava il corpo delle modelle non relegandole ad oggetti statici. «Horst - dice Carmen Dell’Orefice - amava le donne. Ci permetteva di esprimere la nostra personalità attraverso l'obbiettivo. Inoltre, la sua formazione da architetto, gli faceva cogliere forme, dimensioni e la plasticità come nessun altro all'epoca».

Nato Paul Albert Bohrmann, in una cittadina della Germania nel 1906, cresce in una famiglia della media borghesia tedesca. Una volta adolescente, si trasferisce ad Amburgo per studiare architettura sotto la direzione di Walter Gropious. Il mondo della moda è ancora molto lontano, però grazie all'amicizia con Eva Weidemann, una giovane ballerina che studia alla Bauhaus, si trova immerso nel vibrante clima artistico, culturale e intellettuale del periodo. A Parigi, dove si trasferisce per lavorare nello studio di Le Corbusier, una serie di eventi e incontri fortuiti cambiano il suo destino e lo indirizzano alla carriera fotografica. Il primo a iniziarlo è il barone George Hoyningen-Huene, rinomato fotografo nell'edizione francese di Vogue, che lo introduce nel suo circolo di amici intellettuali e aristocratici. In poco tempo Huene ne diviene mentore e compagno d'avventure e con lui visita mostre, viaggia e frequenta un nutrito circolo di artisti del tempo. Sempre grazie a Huene inizia a trascorrere i weekend a Londra come ospite di Cecil Beaton.

Presto le foto di Horst cominciano ad apparire su Vogue Francia e in poco tempo hanno così tanto successo che gli valgono la chiamata da Condè Nast in persona per un contratto di sei mesi a Vogue America. Qui, a New York, immortala su pellicola le grandi dive dell'epoca, Joan Crawford, Ginger Rogers, Vivien Leigh e Marlene Dietrich, che all'inizio mal recepisce la tecnica fotografica di Horst, troppo incentrata su intense tonalità di chiaroscuro.

Passato il periodo newyorkese, nel '34 torna a Parigi dove incontra e fotografa Coco Chanel che da allora diventerà fedele e devota amica. Un anno dopo, nel '35 in occasione di un viaggio in Italia, conosce Luchino Visconti che fotografa due anni dopo, nel 1937. I due diventano subito amici e lo resteranno per tutta la vita.

L'avvicinarsi della guerra lo porta a lasciare l'Europa alla fine dell'estate del 1939 alla volta degli Stati Uniti. Poco prima, però, decide di scattare una serie di fotografie e alcuni studi di luci e composizione. Il più famoso è il “Mainbocher Corset”: una modella di schiena che indossa un corsetto sapientemente slacciato. Un gioco di luci e ombre rende l'immagine ancora più sensuale. Così tanto che Vogue, la pubblicherà, ma leggermente ritoccata. Nella mostra del V&A è possibile ammirare sia l'originale che la versione censurata.

A conflitto concluso, Horst torna a Parigi e nel '46 pubblica “Patterns of Nature”, una raccolta di primi piani in bianco e nero che rintraccia forme geometriche in piante, conchiglie e minerali. Nel contempo, grazie alle sue conoscenze facoltose, tra cui il diplomatico Valentine Lawford, che diventerà il suo compagno, ha modo di viaggiare in tutto il medio Oriente. Qui immortala le rovine del palazzo di Persepolis in Iran, che suscitano l'ammirazione e l'entusiasmo dell'allora direttore di Harper's Bazaar, Diana Vreeland. Sarà lei a offrirgli il ritorno in grande stile a Vogue, per cui lavorerà fino all’avvento della nuova direttrice, Grace Mirabella, e all’emergere di nuovi fotografi con uno stile più fresco e pop.

Horst continuerà comunque a fotografare fino ai primi anni 90. Muore nel 1999 a 93 anni, sessanta dei quali passati a scrivere un pezzo della cultura visiva moderna.

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