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In Fvg le scuole cattoliche battono cassa «Pericolo chiusura»

Consiglio regionale, l’Associazione genitori lancia l’allarme in commissione «I fondi regionali, azzerati in Finanziaria, sono indispensabili»

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TRIESTE. Pericolo chiusura per le scuole paritarie. Senza contributi regionali per gli assegni di studio e davanti al costante incremento delle rette, cresciute di oltre mille euro nel giro di qualche anno, gli istituti privati faticano ad andare avanti: prive di aiuti le famiglie tendono a non iscrivere più i bambini.

A suonare il campanello d’allarme, dopo le polemiche suscitate dall’azzeramento dei fondi operato in Finanziaria, è l’Agesc. L’Associazione genitori scuole cattoliche è stata ascoltata ieri in audizione in Consiglio regionale. Ma dalla maggioranza, al momento, soltanto un generico impegno ad assegnare in assestamento di bilancio estivo un totale di 800 mila euro. Si tratterebbe di una diminuzione: i fondi sono passati dai 1,4 milioni di euro del 2012 agli 800mila euro dell’anno scorso. Cifra che l’associazione vorrebbe almeno mantenere.

Non ci sono dati precisi sul numero di alunni che frequentano questo tipo di istituti, ma l’ordine di grandezza è chiaro: se in Italia l’88% è rappresentato dalle “statali”, con circa 8 milioni di iscritti, e il 12% dalle “paritarie” (intorno al milione tra bambini e giovani), in Fvg ci si ferma al 4%. I beneficiari delle borse di studio ammontano, stando al 2012, a un totale di 2.917 famiglie: il 70%. Il sostegno della Regione, come ha spiegato ieri in audizione l’Agesc, realtà riconosciuta dal governo e dalla Cei, «è fondamentale».

Il presidente Matteo Cornacchia e Silvano Brusadin, rappresentante del consiglio di amministrazione di una scuola di Pordenone, si sono innanzitutto richiamati al sistema delle normative su cui si regge l’intero settore. A cominciare dall’articolo 33 delle Costituzione dove si evidenzia che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole» e che la legge «deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello delle statali». Una norma nazionale (la n°62 del 2000), inoltre, certifica la legittimità del sostegno pubblico: «… lo Stato adotta un piano di finanziamento alla Regioni da utilizzare per la spesa delle famiglie mediante l’assegnazione di borse di studio».

La giunta regionale, inoltre, è intervenuta con una delibera che ha istituito l’Isee quale indicatore economico da esibire per ricevere l’assegno, suddividendo in fasce reddituali i richiedenti. Ad esempio, su una retta media di 2.900 euro annui per le elementari, il contributo è di 730 euro nella prima fascia (da zero a 15 mila euro), del 75% di quei 730 euro per chi sta entro i 25 mila e del 50% di 730 per redditi dai 25 ai 35 mila euro.

«Stiamo rischiando una forte riduzione nelle iscrizioni – ha lamentato Cornacchia – perché i genitori non si possono più permettere le rette. Nel tempo corriamo il pericolo di chiusure. Ma ricordiamoci che stiamo svolgendo un servizio per conto dello Stato e grazie a noi c’è un risparmio. Ma se noi ci fermiamo, le scuole tradizionali riuscirebbero ad accogliere e gestire tutti i nostri alunni? Il sistema non reggerebbe».

«E poi – ha detto il presidente ai consiglieri – non è vero che nelle nostre scuole accedono solamente le famiglie ricche e benestanti. Ci sono genitori non abbienti che fanno sacrifici enormi e che scelgono le paritarie perché nella nostra offerta formativa vedono un progetto educativo adatto. Per loro i contributi sono essenziali».

Il consigliere di Sel, Stefano Pustetto, è intenzionato a ostacolare il riconoscimento dei fondi regionali. «Potete fare le scuole cattoliche che desiderate – ha detto – ma queste non devono pesare sulla spesa pubblica». Una posizione, tuttavia, isolata. Se Paride Cargnelutti (Ncd) ha liquidato con una battuta il commento dell’esponente di Sel – «il patrimonio culturale della Chiesa ha portato nella società tolleranza, perfino alle affermazioni di Pustetto», Roberto Novelli ha fatto notare che «una visione ideologica limita la libertà dei genitori di poter scegliere come orientare l’istruzione dei figli». Franco Codega (Pd) spingerà per l’assegnazione dei contributi: «Cercheremo di rispondere alle esigenze, l’impegno non mancherà».

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