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Malabotta entra nella storia della fotografia con due immagini ignote

Mostra all'Irci di via Torino. Gli scatti furono pubblicati nel 1937 su “Omnibus” di Leo Longanesi, ma l’autore rimase misterioso per 35 anni. Il “giallo” risolto grazie alla moglie

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Il notaio Manlio Malabotta a cui ora sono dedicate ricerche e mostre, era entrato ufficialmente nella Storia della fotografia del nostro paese fin dal 1979 grazie a due immagini scattate a Visinada negli anni Trenta. Il suo ingresso – tanto clamoroso, quanto inaspettato - è rimasto però ignoto per 35 anni ai ricercatori e agli storici dell’arte da tempo impegnati a sviscerare tutti gli aspetti della intensa attività culturale di Manlio Malabotta, notaio, collezionista, poeta, critico d’arte ed ora fotografo di primissimo piano. Un Autore con la A maiuscola. Qualche giorno fa il quadro di questa vicenda si è ricomposto in tutta la sua interezza e i suoi dettagli. I risultati saranno esposti nella mostra dedicata alle foto realizzate dal notaio in Istria, mostra che si inaugura l’11 gennaio nella sale dell’Irci ,in via Torino. Ecco un’anticipazione di questa scoperta.

Le due fotografie scattate da Manlio Malabotta erano state pubblicate nel settembre del 1937 sul settimanale “Omnibus” diretto da Leo Longanesi. Avevano per titolo “Festa dell’Opera nazionale dopolavoro, sezione di Visinada”. Il nome dell’autore delle immagini non era indicato, come del resto accadeva quasi sempre sulle pagine di quel settimanale “di attualità politica e letteraria” che uscì in edicola dal 3 aprile 1937 al 29 gennaio del 1939 quando le pubblicazioni furono sospese definitivamente per ordine dell’allora capo del governo Benito Mussolini. Delle due immagini di Visinada scattate dal notaio Manlio Malabotta nessuno si occupò più fino agli anni ’70 quando Giulio Bollati e Carlo Bertelli iniziarono a lavorare per l’editore Giulio Einaudi agli “Annali della Storia d’Italia, l’immagine fotografica”. I due volumi sarebbero usciti nell’ottobre 1979.

Nelle peregrinazioni fra collezioni private, fototeche pubbliche, archivi e biblioteche, Giulio Bollati sfogliò la collezione di “Omnibus”. La sua attenzione si fermò su quelle due foto che anticipavano, per contenuto e “taglio”, il futuro Neorealismo e nonostante fossero “anonime” – senza alcuna indicazione dell’autore - le pubblicò sulle pagine 563 e 564 degli Annali. Nel 1979 il notaio Manlio Malabotta era morto da quattro anni, Leo Longanesi da 22, l’archivio di Omnibus era probabilmente disperso o profondamente eroso. Ecco perché contrariamente a quasi tutte le altre immagini pubblicate sugli Annali, quelle scattate a Visinada non informano il lettore di chi le ha realizzate. Semplicemente nessuno lo sapeva.

Questa situazione si è sbloccata qualche mese fa quando sono emersi dall’oblio una quarantina di rulli formato Leica. Li conservava in un cassetto della sua abitazione Franca Fenga Malabotta, vedova del notaio, e li ha messi a disposizione dei ricercatori. I “negativi” sono stati scannerizzati e resi leggibili sugli schermi del computer. Tra le centinaia di fotografie realizzate sulle banchine del porto di Fiume, tra i palazzi di Trieste, nella Roma segreta e per nulla imperiale, a Montona e in altre località istriane, si sono materializzate le due immagini scattate a Visinada, pubblicate da “Omnibus” nel settembre 1937 e poi riprese nell’ottobre 1979 sugli “Annali della Storia d’Italia, l’immagine fotografica”.

Perché l’intero quadro fosse ricomposto doveva essere compiuto ancora un passo che collegasse i negativi emersi di recente a Trieste a quelle prestigiose pubblicazioni. Un tavolo, i volumi di Giulio Bollati e Carlo Bertelli spalancati alle pagine 563 e 564, le immagini delle scansioni che si formano sullo schermo del computer. Poi un salto dalla sedia con il cuore in gola.

La scoperta in effetti oltre che proiettare il notaio nel Ghota della fotografia italiana, mette a fuoco altri dettagli dell’attività di Mario Malabotta: oltre che con “L’Italiano e con “Il Selvaggio”, due altre riviste che gravitavano nell’orbita di Leo Longanesi, la sua collaborazione si è sviluppata anche con la più importante e prestigiosa “Omnibus”. Nessuno finora lo sapeva. Gli storici della comunicazione attribuiscono a questo settimanale il ruolo di primo esempio di giornalismo moderno italiano, una sorta di apripista dei rotocalchi del dopoguerra e del loro successo. “Omnibus” prima di essere soppresso per decisione del duce vendeva 100mila copie e tra i suoi collaboratori annoverava nomi prestigiosi: da Curzio Malaparte, a Mario Soldati, da Elio Vittorini a Cesare Zavattini, Alberto Savinio, Indro Montanelli, Mario Pannunzio, Alberto Moravia, Eugenio Montale, Giorgio De Chirico, Dino Buzzati, Riccardo Bacchelli, Mino Maccari. Dei fotografi invece si sa poco. Leo Longanesi “dettava” il taglio delle immagini da pubblicare a un professionista romano, Cesare Barzacchi. Ora gli si può affiancare il nome di un fotografo “amateur”: Manlio Malabotta, notaio, collezionista, poeta, critico d’arte ma soprattutto fotografo di vaglia.

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