Crac Fenice: a Trieste 80mila libri invenduti condannati al macero
Luci riaccese nei locali della libreria: in atto il trasloco dei volumi nel magazzino di via Caboto. Ormai non ci sono quasi più speranze per salvare il cospicuo patrimonio che è destinato a essere trasformato in carta riciclata

Le luci si sono riaccese in galleria Fenice, negli spazi della ormai chiusa grandissima libreria fallita. Ma non è un buon segnale. Migliaia di volumi vengono tolti dagli scaffali, inscatolati, montati sui carrelli, poi issati sul camioncino di ben due cooperative ingaggiate dal curatore fallimentare affinché trasportino tutto il patrimonio giacente (che tale di fatto è rimasto quasi completamente) nel magazzino di via Caboto, anticamera del macero.
Solo qualche residuo autore che aveva pubblicato per le edizioni Italo Svevo degli Zorzon ne ha approfittato per ricomprarsi le proprie copie, per non destinarle alla distruzione.
Ma anche la Biblioteca civica, all’ultimo minuto, ha deciso di fare una ricognizione, dopo essersi assicurata quelle copie che per legge l’editore dovrebbe depositare nella biblioteca della città, cosa che non tutti e non sempre hanno fatto. Due incaricate della “Civica” hanno passato al setaccio gli scaffali prima che fossero svuotati, per scoprire qualche opera eventualmente di interesse e non ancora in catalogo. Ma sempre si tratta di singole copie, non certo dell’acquisto di “stock”.
Per gli altri 80 mila volumi del fallimento non c’è stata alcuna richiesta, salvo l’acquisto di 1400 copie da parte della Fondazione CrTrieste. Né la storica famiglia di librai triestini è riuscita infine (almeno finora) a recuperare l’interesse di qualcuno affinché rilevasse il magazzino, magari aprendo un nuovo luogo di vendita.
«È vero, stiamo vuotando, aspettare ancora qualche acquirente è cosa vana - dice il curatore Giancarlo Crevatin -, mentre come è noto i debiti per l’affitto della sede lievitano. Le due cooperative impiegheranno circa 20 giorni per liberare i locali». Si tratta di conteggiare i metri lineari di libri esposti, poi di riporli negli scatoloni, e 80 mila pezzi (per 10.500 titoli) non sono pochi.
«Non so ancora quanto costerà il lavoro delle cooperative - afferma Crevatin -, ma anche questi saranno soldi sottratti ai creditori». Che peraltro, per come sono andate le cose, ben pochi ne riavranno indietro .
E mentre la desolazione di galleria Fenice (rianimata in parte solo sull’angolo con via Battisti) sta lentamente diventando degrado, essendo chiusa da tempo anche la prima libreria Zorzon, e dismessi gli espositori esterni, e chiuso e da tempo pure l’attiguo bar, il prossimo problema sarà proprio il magazzino di via Caboto dove sono stoccate altre migliaia di libri spesso alla rinfusa. Il curatore fallimentare sarà costretto a vendere quella struttura, ovviamente vuotandola, ma i tempi non sono più così certi. L’ipotesi di partenza era la fine d’anno «ma il mercato è tale che mettere oggi in vendita un capannone non dà sufficienti garanzie di venderlo effettivamente». (g.z.)
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