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Casa del delitto, via i sigilli indagini verso la chiusura

I parenti di Rosina Lavrencic, massacrata da Claudio Varotto alla vigilia delle nozze, sono entrati nell’abitazione. Il figlio dell’assassino ha chiesto scusa

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I familiari di Rosina Lavrencic, la sessantenne originaria di Doberdò del Lago uccisa a coltellate dal suo compagno, Claudio Varotto, ex portuale di 57 anni, il 6 giugno scorso a Staranzano, sono entrati ieri pomeriggio nella villetta dove si era consumato il delitto, in via Marconi. All’abitazione è giunto anche il figlio di Varotto, Angelo, nonchè gli avvocati difensori dell’omicida, Fabio Russiani ed Elisa Berlasso. È stato di fatto il primo incontro tra i parenti della donna e il giovane figlio unico del compagno. Claudio Varotto è tuttora ricoverato al Centro diagnostico clinico annesso al penitenziario di Secondigliano, a Napoli, come a suo tempo stabilito dal Tribunale del riesame, in ordine alla richiesta di scarcerazione presentata dai legali. Il 57enne versa in uno stato di salute piuttosto precario. Andrea s’è presentato ai famigliari di Rosina Lavrencic, chiedendo loro scusa. Insieme hanno quindi raggiunto l’abitazione, anche per recuperare effetti personali, per lo più oggetti affettivi appartenenti alla donna. È stato un momento di forte impatto emotivo, a quasi sei mesi dal delitto.

La visita alla villetta di via Marconi è avvenuta dopo il sequestro, già autorizzato dalla magistratura, sancendo così la chiusura delle indagini. Quanto allo stato del procedimento, si è in attesa di comunicazioni da parte della Procura. «Non abbiamo ancora ricevuto informazioni - ha spiegato l’avvocato Russiani -, aspettiamo riscontri. Il nostro assistito rimane ricoverato nel centro campano, il suo stato di salute è tuttora molto precario. Questa visita, dopo il provvedimento di dissequestro - ha aggiunto il legale - è stata voluta in modo congiunto dai famigliari della coppia».

Il delitto si consumò il 6 giugno scorso, proprio a ridosso del matrimonio di Claudio Varotto e di Rosina Lavrencic, entrambi divoriziati, lui con un figlio, lei con due, compagni nella vita da dieci anni. Tutto era pronto per celebrare le nozze, in municipio a Staranzano.

Invece quel giorno qualcosa andò storto. Tra i due scaturì una lite, forse la donna avrebbe fatto capire al suo uomo di voler rinunciare al matrimonio. Sta di fatto che Varotto, a un certo punto, ha preso un coltello da cucina, una lama di una ventina di centimetri, e ha infierito sulla sua compagna con undici fendenti. Per Rosina non ci fu nulla da fare, gli operatori sanitari del 118 non riuscirono a salvarla. Ai carabinieri, giunti successivamente all’abitazione, contattattati dallo stesso Varotto, autodenunciandosi dell’omicidio, l’uomo aveva spiegato che Rosina voleva lasciarlo. Il delitto era avvenuto verso le 17.30 di mercoledì, poco dopo era scattato l’arresto del 57enne. Fu un delitto che sconvolse la comunità. La coppia era considerata da tutti molto unita. Nulla sembrava incrinare il loro rapporto. Varotto, da tempo alle prese con innumerevoli problemi di salute, tanto da pregiudicargli l’autonomia, era seguito con amore dalla sua compagna. La donna faceva le pulizie nelle abitazioni, nei negozi, rientrava dal lavoro anche la sera tardi. Forse lui voleva più attenzioni. Lunedì 11 giugno, anzichè il matrimonio, furono celebrati i funerali di Rosina.

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