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Cala la scure sulle partecipate: gestione diretta dei posteggi

Prevista da una delibera la liquidazione di Amt spa e Amt srl, la holding che controlla Trieste Trasporti Risparmio di 200mila euro sui cda. Subito un milione in cassa con la prospettiva di ulteriori introiti

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Non tutti gli euroguai vengono per nuocere, lascia intuire una delibera del Municipio dagli obiettivi clamorosi. Uno: la chiusura della holding di controllo di Trieste Trasporti, le cui quote tornano proprietà dell’amministrazione cittadina. Due: la soppressione di Amt Spa, col ritorno, dal primo ottobre, a una gestione diretta e non più delegata dei parcheggi da parte del Comune. Comune che si avvarrà di Esatto - destinata a supercontenitore - per il cosiddetto mero “servizio strumentale” di riscossione tariffe, vigilanza stalli e manutenzione attrezzature.

La delibera

Opera della Ragioneria coordinata dal dirigente Vincenzo Di Maggio su input dell’assessore al Bilancio, Maurizio Consoli, affiancato dal collega delegato alle partecipate, Fabio Omero, la delibera è stata approvata dalla giunta Cosolini ed è attesa ora alla prova decisiva del Consiglio comunale: martedì il prologo costituito da una seduta congiunta delle commissioni Seconda (finanze) e Terza (politiche economiche).

Il taglio dei manager

La manovra urgente per i conti dello Stato, varata a settembre da Berlusconi, e il decreto “Cresci Italia”, firmato da Monti a gennaio, diventano infatti - avendo fissato al 31 dicembre la scadenza degli affidamenti diretti alle società in house, e nella casistica rientra la gestione parcheggi di Amt - l’assist a porta vuota che consente all’amministrazione Cosolini di segnare il gol che voleva: il taglio, e che taglio, della lista delle partecipate. Con lo zuccherino, quello sì meno annunciato e preventivato, di un probabile recupero di soldi che va al di là del solo risparmio - stimato attorno ai trecentomila euro l’anno - sui due Cda destinati a decadere.

I soldi recuperabili

Si evocano cifre sostanziose. La prima: circa 200mila euro l’anno in più dalla reinternalizzazione del servizio rispetto agli utili derivanti dalla gestione esterna. La seconda: un milione e mezzo, o giù di lì, dall’attivo netto ripartibile della holding chiamata Amt Srl, e creata a suo tempo perché la Spa in house non poteva detenere quote di un’altra Spa, cioè Trieste Trasporti, impegnata eventualmente in una gara d’appalto per un altro servizio pubblico. L’attivo, compresa la vendita delle azioni non triestine Apt e Fap, ammonta a un milione e 800mila euro. Il resto spetta agli altri comuni come soci di minoranza.

Il tesoretto e la variabile Stream

La terza cifra è il piatto forte, buono magari per far respirare i prossimi piani delle opere: 17 milioni e 830mila euro (più due e mezzo spartibili sempre fra i comuni “minori”) dalle quote di riparto dell’attivo netto patrimoniale di Amt Spa. Uno scenario subordinato al fatto che la causa Stream con Ansaldo (in vista della quale Amt tiene un fondo rischi da 12 milioni e mezzo) finisca bene ora che è in Cassazione. In caso contrario, torta più che dimezzata.

Gli effetti immediati

A tali numeri vanno aggiunti quelli che, nella delibera, sono indicati come realizzabili nel 2012. Un milioncino abbondante deriva dalla ripartizione tra i soci di un milione e 300mila euro, così suddivisi: un milione e 50mila euro «di riserve Amt Spa» e 250mila euro di «utili 2011 Amt Srl».

L’operazione Amt-Esatto

In un colpo solo, dunque, ecco che maturano le condizioni per la messa in liquidazione (dal primo gennaio) di entrambe le Amt, di cui il Comune di Trieste detiene l’87,4%, con i residui in carico agli altri comuni della provincia. La delibera - che prevede anche la cessione del ramo d’azienda relativo ai parcheggi da Amt Spa ad Esatto, e il comodato gratuito in favore della stessa Esatto delle attrezzature - giunge alla conclusione che la reinternalizzazione è la strada “giusta”. Ed è la già ribattezzata, in sede politica, “terza via”.

La “terza via”

Vengono in effetti scartate, dopo capillare analisi, le altre due opzioni: la vendita del 40% di Amt Spa a privati per aggirare la legge, o l’affidamento in esterno, previa gara d’appalto, del servizio. Nessuna delle due “vie”, però, sostiene la delibera, assicura alla fine - e al di là dei soldi - gli stessi “segni più”. Uno: «sotto il profilo amministrativo» la reinternalizzazione «non pone alcun vincolo, di natura contrattuale, in relazione alle scelte che l’ente intenderà effettuare in materia di Piano del traffico». Due: «sotto il profilo dell’efficacia gestionale l’affidamento a Esatto dei servizi strumentali garantisce un presidio diretto da parte del Comune».

La garanzia occupazionale

Il terzo segno più fa la differenza: «sotto il profilo sociale e politico l’acquisizione del ramo d’azienda tutela gli interessi delle amministrazioni comunali socie di Amt Spa, dei lavoratori della società nonché i diritti di tutti i soggetti che hanno rapporti con Amt Spa». Tradotto: le poltrone di nomina politica (15 tra i due Cda, più sindaci e revisori) spariscono, i posti di lavoro (14 a tempo indeterminato, tutti di Amt Spa) restano. E di questi tempi, specie davanti all’opinione pubblica, non è poco.

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