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Trieste, a picco il mercato dell’auto Solo 300 vendite al mese

Da gennaio a maggio smerciati 1600 pezzi, quasi 600 in meno rispetto al 2011 Concessionari in affanno, e oltreconfine concorrenza sempre più agguerrita

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È una catastrofe. La sopravvivenza delle concessionarie d’auto a Trieste è sempre più legata a un filo. La crisi economica ormai ha aggredito profondamente il comparto che fino a pochi anni fa dava lavoro a centinaia di persone con un indotto che ne riguardava un numero ancor più consistente.

I numeri parlano chiaro: da gennaio a maggio del 2012 sono state vendute a Trieste appena 1600 auto, pari a poco più di 300 pezzi al mese. L’anno scorso, nello stesso periodo, quando si pensava che la crisi fosse quasi passata, il numero delle immatricolazioni aveva raggiunto quota 2143 nei primi cinque mesi. E pensare che 15 anni prima si raggiungeva quota 1500 auto in un meno di un mese... Con le cifre registrate invece in questo periodo, non è difficile prevedere nel prossimo futuro anche chiusure di aziende, altri accorpamenti e soprattutto consistenti tagli all’occupazione con licenziamenti e cassa integrazione.

I numeri dimostrano in concreto la sempre più scarsa disponibilità economica della gente. Non si compra più neanche a rate. Perché a Trieste la situazione è peggiore di quella che si verifica nelle altre parti d’Italia. L’Unrae (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) in aprile aveva diffuso la previsione di una contrazione del 15% rispetto ai numeri già esigui dello scorso dicembre.

Ma a leggere le cifre delle vetture vendute a Trieste ci si accorge che quella previsione è stata troppo ottimistica perché basata su ipotesi riferite a realtà più floride: nei primi cinque mesi del 2012 sono state immesse sul mercato cittadino quasi 600 vetture in meno rispetto al 2011. In altri termini, ipotizzando il valore di appena 15mila euro per ogni vettura, ciò significa che i triestini hanno speso circa 9 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente e che di conseguenza l’erario ha perso la corrispondente Iva. Ma un altro aspetto di questo scenario si concretizza in meno tasse automobilistiche e meno polizze di assicurazione.

Quello che appare è insomma un piccolo spaccato della recessione che sta soffocando l’economia e che qui, proprio come un terremoto, sta spazzando le ultime disponibilità economiche della gente.

Così i concessionari navigano a vista in una situazione difficilissima e con un futuro che, almeno per il medio termine, non promette nulla di buono. Sanno che il fatturato previsto non consentirà di fare utili e molti hanno già perso tanti soldi negli ultimi tre anni. È questo infatti l’orizzonte temporale cui si può fare riferimento per capire la portata della crisi. Nell’ottobre del 2009 erano state immatricolate a Trieste 679 auto, di cui 22 “chilometri 0”. Nello stesso mese del 2008 erano state immesse sul mercato 605 vetture, di cui 107 “aziendali”. Il settembre del 2009 era è stato un mese magnifico per i venditori di auto, con 745 vetture immatricolate di cui 117 “chilometri 0”. L’agonia è iniziata un paio d’anni fa. In totale nel novembre del 2011 sono state vendute 482 automobili di tutte le marche presenti mentre a dicembre si è arrivati a 663.

Poi il crollo, con numeri da requiem. Per esempio le vetture Fiat immatricolate nel periodo da gennaio a maggio 2011 a Trieste sono state 208. Quest’anno si è scesi a 182 pezzi. Anche la Ford ha subìto una consistente contrazione passando dai 307 pezzi nello scorso anno ai 187 nel 2012. Tutti scendono, anzi crollano di vari punti. Toyota da 219 è passata a 163. Volkswagen da 198 a 163. E ancora, Opel da da 138 a 96.

«La situazione è terribilmente pesante. I volumi di vendita sono molto, troppo bassi», ammette Pierpaolo Crali, titolare della concessionaria Toyota di Trieste oltre che di Gorizia e Cervignano. Da qualche mese alcuni dipendenti della sua azienda sono in cassa integrazione. Portano a casa il 70 per cento dello stipendio e aspettano tempi migliori.

«Ci troviamo in una crisi molto forte, dove è sempre più evidente che l’acquisto dei beni non di stretta necessità viene prorogato se non accantonato. È l’economia che soprattutto a Trieste si è bloccata, molto di più che nel resto d’Italia. Siamo tenendo duro, ma è una lotta praticamente impossibile», dice rassegnato lo storico imprenditore Dino Conti. Qualche mese fa ha ceduto la concessionaria Opel Panauto. Era stata acquisita, con un investimento complessivo di oltre tre milioni di euro, dalla società Unicar di Pordenone di proprietà dell'imprenditore Fabrizio Zambon.

Ma la situazione è ulteriormente penalizzata dal fatto che alcune strutture commerciali d'oltreconfine concludono un numero sempre maggiore di affari con diversi acquirenti triestini che si accontentano di vetture meno accessoriate di quelle proposte in Italia. Non solo: nei giorni scorsi sono comparsi in città enormi manifesti che pubblicizzano i tagliandi "low cost" a Capodistria.

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