Cosolini: Porto Vecchio chiuso tra sei mesi se non si agisce subito
Il monito del sindaco: «L’Authority deve chiedere lo spostamento del Punto franco al ministero»
di Gabriella Ziani
O porto, o recupero urbano. Basta decidere, farlo subito, e dirlo chiaro. Altrimenti «dal 1.o gennaio 2013 Porto Vecchio chiude di nuovo». Il sindaco Roberto Cosolini, di fronte al rilancio del Punto franco, con nuove soluzioni finanziarie e commerciali, entra in campo e dice: «È già tardi, il tempo delle invenzioni è scaduto».
Porto Vecchio, proposte sempre diverse. Il Comune che posizione ha?
Io dico che c’è l’esigenza assoluta di punti fermi. Non condivido l’idea di fare esclusivamente attività portuale col Punto franco, ma la rispetto. È posizione diversa dalla mia, ma almeno è chiara. Perché qui va messa la parola “fine”. O ben si fa porto, o ben si decide per la rigenerazione urbana, la cui realizzazione per fasi successive è di fatto il perno del ritorno di quell’area “in città”. Chiarezza è necessaria. Io sposo la seconda opzione, e il testo della concessione è il punto fermo da cui partire, facendo di tutto perché i lavori partano il prima possibile.
Punto franco dunque è ostacolo, e non “opportunità” come dicono altri?
Buona parte delle attività da insediare in Porto Vecchio (diporto, formazione, centro di ricerca, foresterie o case) richiedono una situazione diversa dal Punto franco. Ho chiesto il Magazzino 26 per la Biblioteca civica, trovando disponibilità nei concessionari: vogliamo vedere studenti e ricercatori esibire documenti non per chiedere un libro, ma per raggiungerlo? Se tutte queste attività si attuano, il Punto franco è un limite perfino insuperabile. Forse non dappertutto, ma almeno per quelle aree va spostato. La “sospensione” cessa a dicembre 2012, e non possiamo andare avanti a sospensioni. Le ha ottenute il Comune organizzando mostre, ma sono possibili solo da maggio a ottobre.
Chi deve agire, e che cosa deve concretamente fare ?
La richiesta di spostamento va appoggiata da tutte le istituzioni locali (il Comune c’è, la Provincia anche, credo anche la Regione). La richiesta deve farla l’Autorità portuale, al ministero degli Esteri e al ministero delle Infrastrutture, indicando le zone alternative, che non mancano: retroporto, Fernetti, Prosecco, piattaforma logistica, terminal all’ex Aquila, ampliamento del molo VII.
Il suo è un tono di sollecito.
Certo, non si può aspettare né giorni, né settimane. L’Autorità portuale ha il diritto, ma anche il dovere, di dire dove il Punto franco serve. Prima lo fa, meglio è. Se vogliamo creare afflusso di persone in Porto Vecchio, il Punto franco è un ostacolo pesantissimo. Le barriere si erano aperte, con grande valore simbolico. Altrettanto valore simbolico (molto pesante) avrebbe dal gennaio 2013 la loro riattivazione. E mancano 6 mesi, cioé niente.
World trade center, “off shore”, Borsa merci: sì o no?
Per i traffici cui serve, il Punto franco va mantenuto, ma c’è oggi una disponibilità della Ue e del governo italiano a concedere zone di agevolazione fiscale aggiuntive rispetto a movimentazione e semilavorazione di merci? Io sono pessimista. Non metto in discussione il diritto di provarci, e se si avrà successo lo riconoscerò. A condizione che l’attesa dell’esito di queste “invenzioni” non porti a ulteriori rinvii. La Camera di commercio ha appena presentato tre “fronte mare” di grande fascino (Le Havre, San Francisco e Oporto), e nessuno ha zone franche, Wtc, “off shore”, cose che ricordano troppo obiettivi su cui la città si è cimentata per anni, e in situazioni economiche migliori, senza mai far niente. Io sarei contento se intanto si prendesse una decisione su cosa succede dopo il 31 dicembre 2012».
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