«Porto senza strategie È ora che Monassi dica cosa vuol fare»
Il segretario Pd Francesco Russo denuncia l’immobilismo dell’Authority: dia risposte o i triestini scenderanno in piazza

Inutile girarci tanto attorno: la strategia del dialogo istituzionale con l’Autorità portuale, portata avanti con convinzione da Roberto Cosolini in questi primi 10 mesi di governo della città, non ha dato i risultati sperati. E non li ha dati, spiega Francesco Russo, perchè davanti a sè il sindaco non ha trovato «un interlocutore aperto al confronto, bensì un autentico muro di gomma». Di qui la necessità di cambiare passo e pretendere, non più semplicemente chiedere, un segnale di discontinuità. «Il limite è stato superato - denuncia il segretario provinciale del Pd -. Quindi o l’Authority dimostrerà di agire davvero nell’interesse del porto o, come centrosinistra, daremo vita a forme di mobilitazione eclatanti».
Russo, questo aut aut arriva dopo mesi di tregua apparente. Perchè adesso? Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
Due gravissimi episodi di cui Marina Monassi è stata protagonista nelle ultime settimane.
Quali?
Innanzitutto la mancata partecipazione all’incontro con la Commissione trasporti del Parlamento europeo. Un’assenza che grida vendetta al cielo dal momento che, come tutti sanno, le scelte di Bruxelles pesano moltissimo sulle prospettive di crescita di un territorio.
E il secondo episodio grave?
L’atteggiamento tenuto durante l’ultima audizione in Consiglio comunale. La maggioranza ha posto domande precise e incalzanti su questioni cruciali per lo sviluppo dello scalo. Monassi, però, si è sottratta al dibattito, limitandosi a fare qualche battuta, senza entrare mai nel merito.
Alle domande rivolte alla presidente, ha finito per rispondere il sindaco. Cosa che gli ha attirato qualche critica: si è parlato di eccessiva accondiscendenza...
Noi crediamo alla collaborazione tra istituzioni e siamo convinti che, sulle partite più importanti per il futuro di Trieste, non ci debba essere guerra tra bande. L’atteggiamento di cordialità del sindaco si inquadra in questa logica. È una questione di stile e di senso delle istituzioni.
Non c’entra il “patto di non belligeranza” Cosolini-Monassi evocato da Claudio Boniciolli?
Ho grande stima di Claudio Boniciolli ma, in questo caso, credo che la sua lettura sia assolutamente sbagliata. Chi ha seguito la campagna elettorale, sa che abbiamo sempre avuto un’idea di città radicalmente diversa rispetto a quella della “cricca” che ha imbrigliato e bloccato Trieste per decenni. Ci siamo candidati per sconfiggere quell’immobilismo e, oggi, per intraprendere azioni di governo in netta discontinuità con il passato.
Ma in questi 10 mesi, concretamente, che segnali di discontinuità ha prodotto il dialogo con l’Authority?
Intendiamoci, il Comune non ha leve decisionali dirette sul porto. Da solo, cioè, il sindaco non può decidere nulla. Può spendersi, come posso assicurare che ha fatto in moltissime occasioni Cosolini, per stimolare cambiamenti di concerto con gli altri attori istituzionali. Ma se questi non collaborano, il primo cittadino nulla può fare.
Quindi?
Quindi è venuto il momento di denunciare come stanno davvero le cose e chiedere apertamente alla presidente Monassi di parlare alla città. Dica se intende o meno sbloccare le situazioni di stallo che stanno paralizzando il porto.
Quali sono i nodi da sciogliere con più urgenza?
Prima di tutto si convochi un incontro con Corrado Clini, che ha dimostrato grande disponibilità nei confronti del nostro territorio, per parlare del Piano regolatore portuale e vedere se il ministero può sbloccare le procedure di Via e Vas. E poi si elimino le zone d’ombra sul Porto Vecchio. Noi, a tal proposito, abbiamo un progetto chiarissimo: vorremmo che alla fine della consigliatura l’antico scalo tornasse ad essere un luogo dei triestini.
La paralisi di Ttp non è nella lista delle priorità?
Assolutamente sì. Alla presidente chiediamo di evitare di farci sbeffeggiare a livello nazionale. Non è possibile che a Trieste, città da cui si leva l’ambizione di diventare il primo porto crocieristico italiano, il prossimo anno arrivino solo 28 navi. Ci vuole il senso della misura. Monassi deve sbloccare una privatizzazione che dura ormai da 16 mesi. Anche perchè pare evidente che a creare ostacoli non sono i soci privati, bensì la parte pubblica.
Cos’altro c’è nella lista?
La piattaforma logistica. Siamo stati presi in giro per mesi sui finanziamenti del Cipe che, nonostante la vicinanza politica di Monassi e Dipiazza, il governo Berlusconi non hai mai fatto arrivare. Sappiamo che ci sono almeno 20 milioni di euro nelle casse dell’Authority immediatamente spendibili. Si sblocchi intanto questo finanziamento, poi lavoreremo tutti con il ministro Passera perchè l’esecutivo prenda atto dell’iniziativa locale e metta il resto dei fondi.
E sul caso terminal ro-ro?
Anche qui serve chiarezza. Al di là delle partite sotterranee, crediamo che togliere dalle Rive lo spettacolo indecente dei tir e creare possibilità di recupero per un sito inquinato (l’area ex Aquila ndr), sia una prospettiva su cui l’Autorità portuale debba spendersi di più. Finora invece l’impressione è che gli interessi privati abbiano finito per prevalere sulle logiche di creare traffici e sviluppo.
Se questo appello pubblico non dovesse sortire effetti, la linea del Pd cambierebbe ?
Diciamo che questo è l’avviso di ultima chiamata. Se ho scelto di lanciarlo, è perchè ritengo che sia stato davvero superato il segno. Monassi, che io non conosco ma che mi viene descritta come persona preparata, intelligente e perfino simpatica, finora non ha fatto nulla per il porto. Una situazione che non siamo più disposti ad accettare. Se i segnali di cambiamento non arriveranno, quindi, chiederemo ai triestini di scendere in piazza, dando vita a forme di mobilitazione eclatanti.
Potrebbe finire quindi anche la stagione del dialogo avviata da Cosolini?
Come ho detto, ci sono relazioni istituzionali che non bisogna deteriorare. Fino a un certo punto, almeno. Perchè in gioco c’è il futuro di un pezzo importante della città.
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