Lieto evento a Gorizia con i tre cuccioloni di Novecento e Chery
Aumenta la famiglia di cani San Bernardo in via Alviano. Raggiante di felicità il proprietario Renato Coronica

di Roberto Covaz
Novecento l’ha fatta grossa e Chery tre grossi ne ha sfornati: sette etti a testa. Novecento è il capo branco della colonia dei quattro cani San Bernardo ben noti a chi passeggia lungo via Alviano e via del Colle. Lui che doveva essere il saggio del gruppo (due maschi e due femmine) saggio lo è stato davvero e quatto quatto, con la scusa magari di proteggere dal freddo la delicata Chery, ha fatto il suo dovere di maschio adulto di quattro anni d’età, ragguardevole se si pensa che questi docili bestioni raramente superano i dieci anni. Chery invece è giovinetta per mettersi a sfornare cuccioli, ma si vede che ha avuto un’attrazione fatale per Novecento. Gli altri due sono stati a guardare e ora che hanno imparato, chissà non arrivi un’altra cucciolata.
Non subito però, perché altrimenti Renato Coronica - il padrone di casa e dei cani - dovrebbe trasferirsi direttamente a vivere nel recinto degli animali. Anche se lo farebbe volentieri visto che i quattro San Bernardo - gli ultimi di una lunga serie - sono quasi la sua ragione di vita. Vicepresidente dell’Associazione italiana San Bernardo onlus di questa razza conosce vita, morte e miracoli. E di miracoli quesi animaloni ne hanno fatto a migliaia.
Un po’ di storia. Nella parte alta del passo del Gran San Bernardo a 2469 metri sul mare nell’XI secolo, dei monaci fondarono un ospizio come asilo per viaggiatori e pellegrini. In quel luogo già dalla metà del 17° secolo venivano tenuti dei grandi cani da montagna per sorveglianza e protezione. Le cronache pubblicate in molte lingue sulle vite umane strappate alla morte bianca da questi cani e i racconti verbali dei soldati che con Napoleone attraversarono nel XIX secolo diffusero la fama del San Bernardo (allora chiamato Barry-hund) in tutta Europa. Il leggendario Barry divenne il prototipo dei cani da salvataggio. I diretti antenati del cane di San Bernardo sono stati i grandi cani dei contadini che erano molto diffusi nei paraggi. In occasione di un congresso cinologico internazionale il 2 giugno 1887 il San Bernardo venne riconosciuto come razza svizzera e lo standard di razza venne dichiarato obbligatorio. Da allora fu approvato come cane nazionale svizzero.
Torniamo a Novecento e a Chery. I loro tre cuccioli sono quasi una rarità in Italia se è vero come testimoniano le statistiche che nel nostro Paese ne nascono appena 500 all’anno contro, per fare un esempio, i 20mila pastori tedeschi. Sono animali buoni e generosi i San Bernardo, ammonisce Coronica, ma molto impegnativi. Da adulto un maschio arriva a pesare anche 80 chilogrammi. Ogni tanto Coronica va a spasso per Gorizia con uno dei suoi cagnoni e quando passa la folla si apre. Non è timore, è rispetto per una razza molto amica dell’uomo avendone trovati moltissimi sperduti tra le nevi. Fin quando, forse, anche loro pensando agli uomini impareranno che certi amici è meglio perderli che trovarli.
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