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Trieste in bicicletta Al via un progetto da 900mila euro

L’amministrazione a caccia di fonti ministeriali ed europei per realizzare in città “bike sharing” in forma di pi-greco

2 minuti di lettura

di Fabio Dorigo

“Ma dove vai Trieste in bicicletta...”. Sarà dura con tutte le salite. Ma la nuova amministrazione comunale ha deciso di scommettere sulle due ruote. La recente bocciatura di Legambiente (ultimo posto in Italia per i servizi di “bici-stazione”, “bike sharing” e “ciclo-parcheggi”) brucia ancora. Il confronto con le altre città è impietoso. Udine va a pedali dal 2009. E Genova, che a salite sta messa peggio, precede Trieste di 5 posizioni. La verità è che qui siamo all’anno zero della bicicletta.

Ma ora si è deciso di fare le cose in grande. O perlomeno di pensare in grande. In programma c’è la realizzazione di un progetto di “bike sharing” entro il 2014 dell’importo complessivo pari a 900mila euro, suddiviso in due cofinanziamenti legati al fondo di mobilità sostenibile del ministero dell’Ambiente (500mila euro di cui il Comune di Trieste finanzia il 30 per cento) e al programma europeo Pisus (400mila euro di cui il Comune di Trieste finanzia il 23 per cento). Oltre duecento le biciclette coinvolte. La delibera con le richiesta dei finanziamenti sarà pronta entro la prossima settimana, assicura Elena Marchigiani, assessore all'Edilizia, Lavori pubblici e Politiche della casa. La soluzione è stata trovata grazie al pi-greco, la costante di Archimede. “Eureka”, insomma. L’intervento, infatti, si sviluppa nella forma di una pi-greco che coinvolge i due principali assi in piano che attraversano le valli di Trieste (asse via Battisti, via Giulia e asse viale D’Annunzio e via Cumano) e la fascia costiera. Tutte zone che non hanno salite ostiche: al massimo dei falsipiani per i quali non servono delle mountain bike. «I criteri di scelta - spiega l’assessore Marchigiani - sono stati quelli di individuare aree fortemente abitate e collegate a zone di forte interesse turistico culturale e commerciale». Il motivo è chiaro. «La finalità del “bike sharing” - spiega la Marchigiani - è non solo la promozione del ricorso alla bicicletta da parte dei turisti ma anche da parte dei triestini, come alternativa all’utilizzo del veicolo privato e in sinergia con il trasporto pubblico locale. Il servizio verrà supportato da una idonea rete di percorsi ciclopedonali che farà parte del piano del traffico attualmente in fase di predisposizione». I precedenti non fanno ben sperare sul successo dell’iniziativa. Il progetto pilota di Amt, “auto+bici”, messo in cantiere davanti ai parcheggi coperti di via Locchi e via Sanzio, è durato tre mesi. È stato archiviato in tutta fretta. Un flop totale. In 90 giorni le 24 biciclette a disposizione degli automobilisti hanno raccolto solo 12 adesioni. Amt ne aspettava almeno 60. Ma all’epoca non c’era ancora il pi-greco della bicicletta. Quello del Comune è primo vero esperimento a Trieste di “bike sharing”. «È un esperimento molto avanzata anche rispetto ad altre città italiane. Certo dipenderà dagli investimenti che riusciremo ad ottenere» spiega l’assessore. E, se tutto andrà bene, nel 2014, avrà finalmente un servizio di biciclette pubbliche condivise. Meglio tardi, che mai.

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