Chiusure domenicali, primi licenziamentiVia quattro commesse, rischiano in 120
Le lettere di licenziamento ora rischiano di arrivare anche ai dipendenti dei piccoli esercizi inseriti nei centri commerciali
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Le prime vittime della ”guerra” innescata dalla norma regionale sulle chiusure domenicali dei grandi negozi sono loro: quattro commesse del supermercato Coop delle Torri d’Europa. Quattro donne che non si sono viste rinnovare il contratto a tempo determinato a causa - questa almeno la spiegazione fornita dai vertici delle Cooperative operaie - della perdita di fatturato provocata dal tetto delle 29 aperture festive fissato dalla legge Ciriani.
E il numero degli addetti della grande distribuzione che ingrosseranno le file dei disoccupati triestini, purtroppo, si prepara a lievitare. Secondo le ultime stime sarebbero complessivamente 22 i posti di lavoro che le Coop si preparebbero a tagliare, mentre i fratelli Bosco starebbero per lasciare a casa una decina di dipendenti dei loro supermercati. Il tutto, denunciano i diretti interessati, tra l’indifferenza di chi in Regione la legge sul commercio l’ha voluta, e il silenzio assordante degli stessi sindacati.
«Tra le quattro commesse che hanno perso il lavoro c’è anche mia moglie - si sfoga in una lettera inviata in Comune Giuseppe Famoso -. Lei e le sue colleghe sono persone che hanno sacrificato le domeniche e i festivi non per meri motivi veniali, ma per aiutare la famiglia a superare questi momenti difficili. Tra l’altro davanti avrebbero avuto ancora uno o due anni al massimo di contratti a tempo e poi, finalmente, sarebbero state assunte in via definitiva. Ora invece è tutto da rifare. Sempre che venga fatto loro un altro contratto, sempre che trovino un nuovo lavoro... I sindacati? Quelli ai quali mia moglie e le sue colleghe si sono rivolte - continua Famoso - le hanno liquidate con le parole ”la domenica si sta a casa, noi non vi appoggeremo”. Interessante, vero? Chi vorrebbe lavorare trova ostruzionismo da parte di chi dovrebbe fare del lavoro la propria bandiera. Insomma, queste donne sono rimaste sole e senza lavoro a causa della legga fatta da una giunta che sembra sempre più ”anti-giuliana” e chiaramente pro-Friuli».
Fin qui le riduzioni di organico all’interno dei grandi supermercati. Ma le lettere di licenziamento rischiano di arrivare anche ai dipendenti dei piccoli esercizi inseriti nei centri commerciali. «Alle Torri - spiega il direttore Angelo La Rocca - sono in pericolo 100-120 posti di lavoro. Ed è in forse la sopravvivenza stessa di molte attività. Per chi ha un negozio piccolo dove lavorano magari due persone full-time e una part-time, ridurre l’organico significa non avere più neanche il presidio minimo richiesto per tenere aperta l’attività.
Solo chi ha le spalle larghe, come le Coop, può sperare di riuscire a lavorare a regime anche tagliando personale. Altri saranno invece costretti a chiudere. Del resto gli imprenditori devono far quadrare i bilanci, e se viene impedito loro di lavorare di domenica - cioè nel giorno in cui si registra il 20% del fatturato dell’intera settimana - le alternative sono poche. Perché, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, non si riesce a spalmare gli incassi del festivo sugli altri giorni feriali: quel 20% è definitivamente perso. E di questa situazione critica - continua La Rocca - i primi a fare le spese sono proprio i commessi. Nei loro confronti mi sarei aspettato un po’ più di attenzione. Invece la mobilitazione che è stata riservata per esempio alle maestranze della Stock, in questo caso non si è vista assolutamente»
E il numero degli addetti della grande distribuzione che ingrosseranno le file dei disoccupati triestini, purtroppo, si prepara a lievitare. Secondo le ultime stime sarebbero complessivamente 22 i posti di lavoro che le Coop si preparebbero a tagliare, mentre i fratelli Bosco starebbero per lasciare a casa una decina di dipendenti dei loro supermercati. Il tutto, denunciano i diretti interessati, tra l’indifferenza di chi in Regione la legge sul commercio l’ha voluta, e il silenzio assordante degli stessi sindacati.
«Tra le quattro commesse che hanno perso il lavoro c’è anche mia moglie - si sfoga in una lettera inviata in Comune Giuseppe Famoso -. Lei e le sue colleghe sono persone che hanno sacrificato le domeniche e i festivi non per meri motivi veniali, ma per aiutare la famiglia a superare questi momenti difficili. Tra l’altro davanti avrebbero avuto ancora uno o due anni al massimo di contratti a tempo e poi, finalmente, sarebbero state assunte in via definitiva. Ora invece è tutto da rifare. Sempre che venga fatto loro un altro contratto, sempre che trovino un nuovo lavoro... I sindacati? Quelli ai quali mia moglie e le sue colleghe si sono rivolte - continua Famoso - le hanno liquidate con le parole ”la domenica si sta a casa, noi non vi appoggeremo”. Interessante, vero? Chi vorrebbe lavorare trova ostruzionismo da parte di chi dovrebbe fare del lavoro la propria bandiera. Insomma, queste donne sono rimaste sole e senza lavoro a causa della legga fatta da una giunta che sembra sempre più ”anti-giuliana” e chiaramente pro-Friuli».
Fin qui le riduzioni di organico all’interno dei grandi supermercati. Ma le lettere di licenziamento rischiano di arrivare anche ai dipendenti dei piccoli esercizi inseriti nei centri commerciali. «Alle Torri - spiega il direttore Angelo La Rocca - sono in pericolo 100-120 posti di lavoro. Ed è in forse la sopravvivenza stessa di molte attività. Per chi ha un negozio piccolo dove lavorano magari due persone full-time e una part-time, ridurre l’organico significa non avere più neanche il presidio minimo richiesto per tenere aperta l’attività.
Solo chi ha le spalle larghe, come le Coop, può sperare di riuscire a lavorare a regime anche tagliando personale. Altri saranno invece costretti a chiudere. Del resto gli imprenditori devono far quadrare i bilanci, e se viene impedito loro di lavorare di domenica - cioè nel giorno in cui si registra il 20% del fatturato dell’intera settimana - le alternative sono poche. Perché, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, non si riesce a spalmare gli incassi del festivo sugli altri giorni feriali: quel 20% è definitivamente perso. E di questa situazione critica - continua La Rocca - i primi a fare le spese sono proprio i commessi. Nei loro confronti mi sarei aspettato un po’ più di attenzione. Invece la mobilitazione che è stata riservata per esempio alle maestranze della Stock, in questo caso non si è vista assolutamente»
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