
ROMA. Il primo viso riconosciuto tra i cadaveri carbonizzati nell’inferno di Pedrogao Grande è quello del piccolo Rodrigo. Qui il «fuoco che volava trasportato dal vento», come ha raccontato un sopravvissuto, ha fatto strage di almeno 61 persone. Rodrigo era in macchina con uno zio, quando un albero in fiamme ha schiacciato e incendiato il veicolo. «Aveva solo quattro anni, non faceva male a nessuno», è il lamento di sua nonna, sconvolta. Aveva quattro anni anche Bianca, che ha ceduto alle fiamme mentre cercava di fuggire a piedi. Ci sono almeno altri due bambini di meno di 8 anni tra le vittime del terribile incendio boschivo.
La statale della morte. Sono 47 le persone che hanno perso la vita in macchina, come Rodrigo. Trenta carbonizzate sulla statale 236 ribattezzata “la strada della morte”, dove le auto di chi cercava di fuggire dalle fiamme sono rimaste incolonnate in una trappola di fuoco. «Io non sono riuscita a scappare- spiega una signora a una Tv portoghese - e forse proprio questo mi ha salvato la vita». Interi paesi sono stati evacuati, i sopravvissuti si sono rifugiati in quelli limitrofi. Nel rogo sono rimaste ferite 50 persone, ma cinque di loro sono gravi: il bilancio delle vittime potrebbe aumentare.
Le cause dell'incendio. Le autorità hanno escluso il dolo tra le cause dell’incendio. Sembra che a scatenare le fiamme siano stati alcuni fulmini - che avrebbero colpito su quattro fronti diversi -, favoriti dall’ondata di siccità che affligge il Paese lusitano e rende il terreno arido. In questo periodo le temperature in Portogallo hanno raggiunto anche i 40 gradi. Il resto lo hanno fatto i forti venti oceanici che hanno trasportato le fiamme di albero in albero con una rapidità impressionante. Spiega la direttrice scientifica del Centro euromediterraneo dei cambiamenti climatici Donatella Spano, che l’ipotesi è del tutto plausibile: basta «un temporale secco, asciutto, senza precipitazioni ma con fulminazioni capaci di far scatenare i roghi». Quella dove sorge la cittadina di Pedrogao Grande è una zona boschiva a circa 150 chilometri da Lisbona e si trova nel distretto di Leira, poco distante da Fatima. Spiega ancora Spano, che è anche assessora alla Difesa dell’ambiente in Regione Sardegna, che simili eventi si potrebbero prevenire parlando di «sostenibilità, gestione selvicolturale, delle foreste, dei boschi. Con l’abbandono dell’agricoltura e lo spopolamento delle campagne - aggiunge -, è aumentata la copertura forestale che però ha bisogno di essere gestita, ma per fare questo occorrono le risorse».
La più grande tragedia della stoia portoghese. Secondo il presidente portoghese Marcelo Robelo De Sousa «è stato fatto il massimo che si poteva fare per fermare l’incendio. Ci sono situazioni imprevedibili - ha aggiunto - quando si presentano non ci sono capacità di prevenzione che possano intervenire». Il premier Antonio Costa ha parlato di una catastrofe senza pari nella storia del Paese lusitano. «Non abbiamo memoria di una tragedia umana di questa portata», ha dichiarato.
L'Italia invia due Canadair. Il Portogallo ha ricevuto la solidarietà dei principali leader mondiali, compreso Papa Francesco che ha espressola sua «vicinanza al caro popolo portoghese». Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha sottolineato «la piena e immediata disponibilità dell’Italia ad offrire ogni forma d’aiuto e sostegno ritenuti necessari». E infatti nella serata di ieri sono decollati dall’aeroporto di Ciampino due Canadair Cl41 dei vigili del fuoco, per domare le fiamme che si stanno diffondendo anche nelle regioni di Bragança, Lisbona, Setúbal, e Santarém. Il volo è finanziato per l’85% dalla Commissione europea. Alle spese sul territorio penserà invece il Portogallo. Anche la Spagna e la Francia hanno inviato sei Canadair.
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